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Libro intero - Nuova Specie

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tattica che viene spontanea in chi si trova a sostare più a lungo in questi problemi: il genitore vuole diventare<br />

un amico confidente, l'insegnante un fraterno e premuroso sostegno, la persona fino allora<br />

indifferente vuole tramutarsi in un'attenta telecamera e trasferire "in primo piano" ogni minimo<br />

particolare. Insomma, un'abbondanza improvvisa di attenzioni e benevolenze spesso in contrasto con<br />

la riluttanza e l'indifferenza di prima. In questo modo si rischia di affossare un rapporto vero e con<br />

ruoli dinamici; anzi, questi atteggiamenti possono diventare addirittura un motivo aggiuntivo per<br />

strappare permissività e continuare a farsi senza problemi. (…).<br />

«Ci sentivamo un po' in soggezione a fare i duri perché temevamo di sfasciare il buon rapporto che stavamo<br />

costruendo e perderli proprio quando sarebbe bastata un'altra "stretta di denti" e… olé il<br />

miracolo e dopo la miracolosa guarigione avremmo potuto goderci la nostra definitiva quiete. La<br />

stretta di denti, l'attesa del miracolo e la speranza di duratura quiete sono atteggiamenti che in genere<br />

caratterizzano il rapporto coi tossici nei primi tempi. E per questa attesa ognuno è disposto a<br />

mettere in ballo tutto… a sopportare più di Giobbe… a mungersi fino all'ultima goccia… ad accettare<br />

queste doglie per una nascita imminente e senza complicanze. (…).<br />

«Quasi a conferma che su questa pista si marciava bene, a dose concessa la solidarietà e l'amicizia<br />

traboccavano ed erano possibili intensi momenti di confidenza… di spontaneità… di "volemose bene".<br />

Colpiva molto vederli diventare, a siringa svuotata, dei cucciolotti scodinzolanti e giocherelloni,<br />

mentre poco prima del "buco" sembravano mastini feroci; …anche perché sia il cucciolo che il mastino<br />

sembravano ambedue parti genuine e caratteristiche di quella stessa persona… quale allora la verità?<br />

Sta di fatto che in quei momenti di cucciolaggine ci prendeva molto il desiderio di approfittarne per<br />

approfondire minuziosamente quali le "cose cattive" e quali gli eventuali "traumi" che li avevano<br />

portati a perdizione; …come se per tanto delitto ci dovessero essere obbligatoriamente moventi<br />

"trascendentali". E trascendentali ci sembravano i loro bisogni… i loro riti "prepara-buco"… il gergo<br />

in uso tra loro; trascendentale ciò che ci avrebbero detto e che in nessun libro poteva mai essere letto,<br />

come se la loro anima fosse extragalattica; trascendentali i trucchi che solo chi sta nella pasta come<br />

loro poteva conoscere e che venivano rivelati solo a chi, come noi, mostrasse comprensione… umile<br />

disponibilità e orecchie attente. E trascendentale era pure la nostra segreta speranza che tra queste<br />

loro rivelazioni si facessero scappare la ricetta giusta per farci trovare la strada del miracolo e della<br />

guarigione; …si sa, pietra su pietra si fece Roma! Questi atteggiamenti "trascendentali" e alla<br />

"Sherloch Holmes" di chi si avvicina per la prima volta al tossico sono come certi fantasmi che ci<br />

prendono quando diventano vicine cose fino allora lontane o ignote… specie se proibite o demonizzate.<br />

Ma spesso questo contesto trascendentale e fuori dello scibile, questo voler capire senza mettersi dentro<br />

le cose e senza farsi contagiare rende difficile una equilibrata visione del problema e vizia pesantemente<br />

le basi di un rapporto normale e costruttivo. (…).<br />

«L'ultimo colpo di grazia alla nostra incredulità ci venne quando Ido decise spontaneamente di farsi<br />

la "scimmia" in casa, dopo che aveva tentato in precedenza innumerevoli terapie scalari. A giudicare<br />

da questa decisione, l'eroina sembrava sconfitta con la sola forza del nostro rapporto… del nostro<br />

impeto e dei nostri ammalianti interessi. Dopo due giorni Ido ci telefonò da casa sua per un po' di<br />

Valium; ci mettemmo in macchina io, mia moglie, mia figlia e Silvana e… via alla volta di C. La<br />

battaglia ormai s'era vinta e non c'era difficoltà che potesse mantenerci lontano dal bottino; quando<br />

entrammo nella casa a due piani del padre di Ido avevamo sicuramente l'aria da "Radames". Il<br />

banchetto fu ricco; Ido col suo abbigliamento "freak" ci portò nella sua stanzetta meticolosamente<br />

arredata da "drogato-intellettuale": c'erano un mucchio di fotografie su una parete, soprammobili<br />

fatti con siringhe e flaconcini di Metadone, macchie di sangue su un poster di "Marilyn", un<br />

complicato apparecchio stereo. Ci trovammo quasi presi da quella stanzetta, dalle canzoni<br />

sessantottine che Ido cantava e suonava, dal racconto delle sue "campagne passate". Pure il padre di<br />

Ido era "partito": mi disse che per il libro avrebbe telefonato ad un amico a Roma, che era la prima<br />

volta che Ido si comportava così, che avrebbe chiesto al Comune di farci regalare una villa<br />

abbandonata per farci un Centro. Ci portò poi sulla enorme veranda che dava sulla piazza del paese e<br />

qui Ido ci mostrò tutte le piante della sua serra… gli uccelli sulla inferriata… i bicchieri di aranciata<br />

preparati per noi sul tavolino. Chi partecipò un po' meno fu la mamma… come se non avesse più<br />

emozioni!<br />

La riconoscenza comunque s'era vista, l'amicizia con la famiglia s'era fatta e così ce ne tornammo in<br />

Ospedale con la faccia di chi ha ormai le prove da sbattere sul tavolo di fronte ai sorrisini dei soliti<br />

increduli. Anzi, qualche giorno dopo, ci aggiudicammo un'altra mossa: proponemmo a Ido di partecipare<br />

al nostro gruppo di ricerca teorica col compito di tradurre in parole semplici i nostri concetti.<br />

Potevamo ormai vantarci di aver stracciato l'eroina e di avere tutto per noi un "drogato-pentitoscrittore";<br />

…ancora un poco e poi forse ci saremmo potuti vantare con gli "addetti ai lavori e non" di<br />

aver messo a punto la strada da battere per svuotare il tunnel… sì proprio qui da noi… signori,<br />

"alzate il sipario". (…).<br />

«Qualche notte dopo, Lorenzo mi fece compagnia fino all'alba e la mia guardia notturna me la passai<br />

a sentire i suoi sguardi, le sue rivelazioni segrete, il suo rapporto con le persone e con la roba. Quando

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