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l'<strong>intero</strong> vivo, eccetto brevi intervalli di carcere e comunità. L'accrescersi dei vari "dipendenti"<br />
porta ad aumentare gli organici di carcerieri-poliziotti-operatori e a delegare loro compiti sociali<br />
sempre più ampi e, per ciò stesso, sempre meno efficienti ed efficaci. Sono soprattutto uno<br />
specchietto per le allodole sempre più utile per rimandare la presa di coscienza di questi vizi<br />
capitali che ne sono alla base e che a loro volta rimandano a rivolgimenti profondi che nessuna<br />
istituzione può concepire o portare avanti, perché essa stessa costruita sull'altra faccia dello<br />
stesso vizio.<br />
D'altra parte questa crescente inefficienza e inefficacia sta dando sempre più pallino e bocce<br />
all'industria del virtuale legale (alcool, psicofarmaci), all'industria psicoterapeutica e "onlus" del<br />
disagio, al pool sempre più esteso dell'acqua forte, ovvero a terapeuti parziali a pagamento che<br />
cercano di sbiancare gli abiti delle persone senza eliminare a monte ciò che genera lo sporco e lo<br />
riforma dopo ogni lavatura. Lavando ogni volta le stesse macchie, il tessuto vivo si sta corrodendo<br />
e si sta sfibrando irrimediabilmente, mentre questa industria legale moltiplica sempre più i<br />
dividendi offrendo spesso una virtualità psico-chimica per guarire una virtualità di vita che dilaga<br />
senza argini.<br />
A costoro sempre più si aggiungono i soliti teorici bluff del disagio o individuatori di capri<br />
espiatori e di I.De.A. che scombinano sempre più la convivenza dell'<strong>intero</strong> vivo; crescono di giorno<br />
in giorno esperti e indovini della prognosi fausta e infausta che continuano a balbettare oroscopi<br />
da rotocalchi.<br />
Tutti saltimbanchi del grande circo virtuale che servono a intrattenere spettatori frastornati e<br />
a non far emergere i veri problemi a cui ci rimandano questi vizi. Grazie alle loro acrobazie,<br />
possono rimanere ancora nell'ombra: la virtualità del mondo-villaggio, l'organizzazione<br />
clandestina delle alcove, il problema della differenziazione funzionale cementata dal valore di<br />
scambio e dagli obblighi-doveri, il problema dell'Universale greco-occidentale che non è più<br />
adeguato a regolamentare e organizzare l'<strong>intero</strong> vivo.<br />
Questa generale diluizione delle dipendenze storiche ne sta paradossalmente permettendo una<br />
espansione a largo raggio. Infatti, lo sconfinamento del mondo-villaggio e la crescente<br />
globalizzazione stanno portando le dipendenze a diventare sempre più internazionali. Questo<br />
proprio a causa delle conseguenze derivanti dalla loro stessa logica e strutturazione: più<br />
diventano siametiche, più hanno necessità di dipendere da rapporti parassiti (dipendenze<br />
parassite); più queste crescono, più si alimentano nuove dipendenze simbiotiche-oppositive, più<br />
servono nuovo dipendenze parassite o simb-arassite, in una rete clandestina che si articola e<br />
complessizza sempre più, crescendo in ampiezza-forza e velocità, come un refolo sottile che si<br />
trasforma in uragano di isola in isola, di mare in mare, di costa in costa, di stato in stato.<br />
Infine, oggi regna sempre più l'ambivalenza.<br />
È emersa, infatti, la virtualità delle categorie cassificatorie e definitorie, l'ambivalenza tra<br />
obiettivi e strategie, tra sostanze legali e illegali, tra piacere e cura, tra pizzo e differenziazione<br />
funzionale, tra lecito e illecito sociale, tra società legale e illegale, tra malattia-devianza e stile di<br />
vita, tra virtualità e vita concreta, tra universale e specificità, tra monade e rete, tra alcova e<br />
convivenza, tra santuari e vita libera, tra frequentatori di templi e adoratori in spirito e verità,<br />
ecc..<br />
Sono ambivalenze drammatiche che stanno inglobando tutti e stanno perciò inoltrandoci in una<br />
confusione di lingue in cui nessuno più può ritenersi di pura razza ariana. In queste ambivalenze<br />
ci sentiamo tutti spinti a rimanere a lungo nella indecisione, incertezza, dubbiosità, aspettando<br />
forse un miracolo dell'ultima ora o una catastrofe redentoria. Sicuramente, in questa condizione,<br />
c'è il piacere di non dover scegliere e di rimandare ad altri tempi le decisioni, ma alla lunga<br />
rischiamo di soccombere al centro della stalla, come l'asino di Buridano, stecchiti per la fame a<br />
lungo rimandata nel tentativo di scegliere verso quale mucchietto di paglia per prima dirigersi.<br />
Ormai l'imperatore stesso si rende conto che è nudo perché comincia ad avere freddo; sente che,<br />
se non vuol morire di freddo, è obbligato a rinunciare alla propria vanitosa illusione e correre al<br />
riparo di vestiti veri, anche se meno universali o falsamente imbellettati. Mi pare che Babilonia<br />
sia sempre più alle porte del mondo-villaggio e stia distribuendo sempre più diffusamente nodi