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uterine residue sono ambiti sgangherati e asfittici, che dispongono di me.me. ormai scaduti, se<br />
non addirittura ambivalenti-dannosi-confusi-controproducenti. Gli stessi adulti infine, come<br />
documenta il disagio diffuso, sono anch'essi divenuti embrioni smemerati che desiderano e<br />
ricercano situazioni uterine e di ricomposizione: sono ciechi che dovrebbero condurre altri ciechi e<br />
che per non perdere i privilegi dell'età adulta fingono di camminare sicuri e spediti nel traffico<br />
infernale dell'arnia elettronica. Il dramma di oggi è anche o soprattutto questo. Stiamo su una<br />
barca che si sta riempiendo d'acqua e della quale nessuno conosce la struttura, le risorse di cui<br />
dispone, le coordinate di navigazione da valutare, gli strumenti di bordo con i quali lanciare<br />
almeno qualche S.O.S..<br />
La seconda manifestazione di questo vizio capitale, conseguenza diretta della prima, è la<br />
"parzialità": nel mondo-villaggio girano sempre più persone a metà, a un quarto, a tre quarti,<br />
come nel racconto "La mela Gimagiona" 1 . Senza utero adatto, sia giovani che adulti si stanno<br />
rivelando sempre di più "parziali" e sempre più stanno manifestando esigenze fetali ed embrionali<br />
che non sono compatibili con le esigenze della vita a cielo aperto. Senza humus naturale per<br />
crescere, siamo diventati come quelle viole che sono costrette a radicarsi nella roccia ostile che fa<br />
seccare ogni germoglio. In giro ci sono sempre più umanoidi pesci, umanoidi rettili, umanoidi<br />
mammiferi, umanoidi scimmie, cavernicoli i quali, catapultati fuori della loro storia filogenetica,<br />
cercano nell'arnia elettronica le condizioni per continuare il proprio viaggio di gravidanza umana.<br />
Siamo sempre più simili a minotauri, né completamente bestie né completamente umani;<br />
abbiamo sempre più bisogno di sacrifici di altri umani e di nasconderci nei corridoi impercorribili<br />
di un labirinto. In questo labirinto, le manifestazioni del disagio diffuso non finiranno mai di<br />
stupirci perché il caleidoscopio che le produce è ampio, pieno di combinazioni infinite e di<br />
composizioni imprevedibili. Ora che giovani e adulti stiamo tutti in questo fiume di parzialità ci<br />
saranno veramente delle belle da vedere. La vita di ogni giorno non finirà di inondarci con segnieventi-opposizioni-simbiosi-deliri-distruttività<br />
che non faranno rimpiangere nessuna celebre o<br />
sofisticata fiction. È il tempo in cui domina il gran Burattinaio col suo paese dei balocchi virtuali,<br />
dove la sorpresa e l'imprevedibilità sono l'anima portante. Le scene saranno coinvolgenti e<br />
strazianti perché l'albero della vita è sotto il regno di Flatlandia e del sua piatto e bidimensionale<br />
funzionamento.<br />
Tempo di paziente attesa ci vorrà anche perché ancora non abbiamo piena coscienza del<br />
labirinto in cui ci troviamo e delle parzialità che lo alimentano. Proprio in Occidente dominano<br />
Universali e sistemi di vita (valore aggiunto di scambio, finanza globale, mercato della virtualità)<br />
che richiedono espressamente proprio la nostra parzialità e fanno di tutto per trasformarci in<br />
semplici bocche di consumo, in soggetti portatori di "domanda drogatizzata" tirati in una univoca<br />
direzione, in "navigator" della virtualità che hanno perso completamente le tracce dell'originario<br />
albero della vita.<br />
Né all'orizzonte si intravedono possibilità immediate di rinsavimento. Infatti, nel mondovillaggio<br />
manca il tempo per fermarsi, separarsi dalla frantumazione in atto, prendere coscienza<br />
dello smemeramento incalzante, avvertire l'evanescenza e sfondamento definitivo delle vecchie<br />
cataratte memiche, sentire il bisogno di trascendere ogni imprinting radicale, pensare la<br />
possibilità che l'albero della conoscenza torni a stare insieme all'albero della vira e da lui proceda<br />
e a lui ritorni, avviare laboratori memici di nuova specie, mettere a punto gravidanze adatte a<br />
trasmettere le competenze oggi richieste dalle novità di vita.<br />
Il mondo-villaggio ci sta manifestando il triste spettacolo di una vita in decomposizione lenta<br />
ma progressiva. Man mano che la cancrena procede e il disagio diffuso si estende, anche la nostra<br />
sensibilità alla "non vita" si sta infiacchendo. L'arto è ormai maleodorante e la "claudicatio" ci<br />
impedisce di fare anche piccoli passi, ma alla cancrena ci stiamo sempre più abituando proprio col<br />
progredire del fenomeno degenerativo. Un po' di puzza la stiamo smaltendo anche grazie alla<br />
psicofarmacologizzazione sempre più diffusa, che sta trasformando il nostro habitat in un<br />
ospedale psichiatrico a cielo aperto dove tanti "zombie" passeggiano con la camicia di forza<br />
chimica alla ricerca di un utero perduto.<br />
L'Apocalisse dei giovani<br />
1 Ganinova Lotulev, La mela Gimagiona, <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> 1993.