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Libro intero - Nuova Specie

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cambiamento. Sempre più utilizzato è il ricovero presso i presidi psichiatrici, aggiungendo spesso al<br />

danno la beffa.<br />

In questa girandola di non risposte spesso i familiari, disperati e impreparati a queste nuove<br />

fenomenologie, ricorrono a interventi abbastanza grossolani quali ad esempio: obbligare l'interessato<br />

a girare vari servizi pubblici o sottoporsi a visite specialistiche di professionisti di fama, che spesso<br />

cambiano solo il nome commerciale della stessa molecola alla base del medesimo psicofarmaco;<br />

minacciare sputtanamento pubblico o sanzioni repressive e allontanamento dal domicilio, facendo<br />

terra bruciata attorno. L'interessato spesso risponde con comportamenti ricattatori, autolesionismo,<br />

aggressività attiva come in una sfida di pesi massimi; comportamenti che spesso scombinano i<br />

familiari più coinvolti e li riducono a persone frantumate, a loro volta necessitanti del trattamento<br />

dei servizi pubblici o dei professoroni prima consultati per il proprio parente, incrementando<br />

paradossalmente la schiera del "club consumatori psicofarmaci-presidi psichiatrici".<br />

Forse per questa crescente inefficacia dei servizi pubblici e per la ricerca disperata di soluzioni, in<br />

questi anni sempre più ha preso piede il "privato sociale" come area di gestione progettuale per<br />

interventi tesi a produrre cambiamenti, riabilitazione, reinserimenti lavorativi, interventi<br />

preventivi, alternative a strutture chiuse e ad ospedalizzazioni manicomiali. Molte comunità per<br />

tossicodipendenti sopravvissute alla decimazione di "ricoverati" tradizionali, sempre più introvabili<br />

per l'evidenziarsi di queste nuove fenomenologie di disagio, si sono buttati nel nuovo mercato<br />

dell'alcoldipendenza, dell'AIDS, dei disagiati psichici, dell'affido di minori comportamentali e di<br />

ragazze madri, del lavaggio per teste vuote o balordi sociali. Il metodo ovviamente è rimasto sempre<br />

quello adottato decenni fa per i tossicodipendenti, con una certa apertura alle famiglie che restano<br />

sempre un orpello marginale per i potenti e inappellabili "operatori dr. Jekyll".<br />

Sicuramente è stata positiva in questi anni la proliferazione tumorale di associazioni e<br />

organizzazioni "no profit" o "onlus", se non altro perché questo "terzo settore" ha portato nuove<br />

prospettive economiche e lavorative, anche se strutturalmente contingenti e di corto respiro. In un<br />

certo senso ha ridimensionato lo strapotere di un modello di intervento eccessivamente legato a certe<br />

figure professionalizzate tradizionali (medico, psicologo, assistente sociale, educatore) e alla<br />

burocrazia dei servizi pubblici. Restano però tutte le perplessità, dubbi e ambivalenze da me già<br />

precedentemente evidenziate quando ho teorizzato sui "giovani-genitori", a proposito della<br />

"genericità e contingenza". Purtroppo, in alcune situazioni ho verificato che queste opportunità<br />

"privato-sociale" manifestano una arroganza e spocchiosità che ricordano i vecchi baroni della<br />

medicina.<br />

C'è però un'altra perplessità.<br />

Oltre ad essere impostati su questi album di fotografie ormai quasi sgualcite, i servizi pubblici e<br />

quelli del privato sociale sono rappresentati da adulti che, come vedremo tra poco, manifestano il<br />

"disagio diffuso" con tutti i limiti di teoria-prassi derivanti, con tutte le loro contraddizioni che sono<br />

le stesse di quelle emerse nei giovani. Spesso si tratta di un cieco che deve aiutare un altro cieco. In<br />

questo modo si rischia di dare risposte limitate che aggravano e accelerano l'evoluzione del disagio<br />

giovanile diffuso e lo trasformano in aborto diffuso. Sono Servizi virtuali che in genere non<br />

producono una nuova rete vitale e spesso contribuiscono a sfilacciare ulteriormente la tela di<br />

Penelope già in brandelli. Ancora non si riesce a partire dal sintomo per fare una diagnosi un po' più<br />

in profondità e avviare risposte strutturali. Questo presupporrebbe scardinare tutta una serie di<br />

luoghi comuni e avvicinarsi al disagio non più con gli occhi medicalizzati o socializzati, non più<br />

guidati da stereotipi e variegate banalità.<br />

Anche le cosiddette "guarigioni", che attualmente si sbandierano da parte di certi Servizi e<br />

soprattutto da parte del privato sociale, hanno un diverso significato e tenuta sul campo. Restano<br />

piccole pezze per un vestito che si continua a sgualcire e a bucare ogni giorno di più. É come tagliare<br />

un tentacolo senza tagliare la testa del polipo che continua a produrre nuovi e più forti propaggini<br />

tentacolari. Inoltre, non viene fatta una seria verifica, metodologicamente corretta, sui risultati<br />

miracolosi di volta in volta sbandierati; miracoli che tengono in poco conto la tipologia del soggetto<br />

accolto, la qualità delle modifiche apportate e la tenuta in tempo ragionevole degli eventuali<br />

cambiamenti autonomizzanti. Inesistente è poi l'efficacia di questi presìdi nel caso del disagio diffuso<br />

giovanile. Queste cattedrali nel deserto non potranno mai contenere quel tipo di fedeli; e per<br />

sopravvivere, dovranno riciclare in altro modo il proprio capitale e la propria virtualità.<br />

So che è difficile che queste affermazioni, pur essendo palesi e verificabili da chiunque, vengano<br />

accolte dalle istituzioni: scomodano troppo gli equilibri in atto su cui si basano. Scomodano: un<br />

diffuso affievolimento delle sensibilità verso la sofferenza giovanile; posti di lavoro per utenti virtuali

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