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Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo<br />

base della moderna amministrazione, venisse rispettato. Esso era già osservato<br />

nell’antica Roma; e per esso ogni funzionario restava in carica conservandone<br />

la responsabilità fino all’insediamento del suo successore 303 . Scarso rilievo<br />

doveva invece avere il “principio di decentramento”: non mancavano certo uffici<br />

provinciali sotto il controllo di emissari (in effetti, i credenzieri) o di commissari<br />

(veri e propri ispettori inviati quando appariva necessario) nominati dalla<br />

Sommaria, ma essi non avevano autonomo potere decisionale, per cui dovevano<br />

sempre riferire all’ufficio centrale e attenderne il giudizio.<br />

2.4.3 Un ufficio tra gli uffici del Regno<br />

Alle dipendenze del luogotenente si andò quindi saldamente organizzando<br />

l’ufficio della Sommaria che nel corso del Trecento e del Quattrocento vide<br />

sempre più e meglio definiti i suoi compiti. Abbiamo appena visto che in età<br />

aragonese tale ufficio, con sede in Castel Nuovo 304 , esercitava la verifica della<br />

documentazione contabile prodotta dalle diverse magistrature del Regno e che<br />

era tribunale competente in materia di “contenzioso amministrativo contabile”<br />

− per riprendere un’espressione largamente usata dalla dottrina giuridica ottocentesca.<br />

Tale magistratura, che verificava l’osservanza di tutti i diritti regi in materia<br />

finanziaria e sindacava l’operato di tutti i funzionari, sia che fossero ad<br />

extalium (pubblici appaltatori) sia che fossero ad credentiam e quindi con<br />

poteri conferiti direttamente dalla regia autorità, finiva con l’essere uno dei tre<br />

organismi che maggiormente contribuivano a dare unità all’amministrazione<br />

regia 305 . Gli altri due furono la Magna Curia Vicaria, che aveva il controllo di<br />

tutte le cause civili e penali, e il Sacro Regio Consiglio, che fu l’organo supremo<br />

303 Kloft, Prorogation, pp. 18 sgg.<br />

304 Diversamente da quanto afferma il Toppi (De Origine, lib. IV, p. 144), la Camera della Sommaria<br />

non fu collocata in Castel Capuano nel 1444, rimanendovi fino al 1470, per trasferirsi poi in<br />

Castel Nuovo e prender sede in seguito, nel ’78, nella casa del Gran Camerario marchese di Pescara;<br />

quindi nel 1486 nella casa del principe di Bisignano; infine dal 1540 di nuovo a Castel Capuano dove<br />

risiedeva ancora quando egli scriveva. Le testimonianze contenute nel Repertorium sono concordi<br />

nell’affermare che essa, anche se poco prima era ubicata in Castel Capuano (c. 340r), dal 1444 ebbe<br />

sede stabile in Castel Nuovo: «In Comune 1444 et 1445 tempore Regis Alfonsi primi, apparet quod<br />

[...] regia Camera regebatur in Castro Novo Neapolis quia apparet mandatum expeditum pro fabrica<br />

et aptione loci, in quo regi debet Camera Summarie in Castro Novo» (c. 130r, ma anche 174r ecc.);<br />

«Summaria in tempo di re Alfonso I in anno 1444 si regeva dentro lo Castello Novo. In Comune<br />

1444 et 45» (c. 127v); «In lo anno 1446 la Summaria se regeva in lo Castello Novo. Vide lo regestro<br />

Gratiarum et Provisionum anno 1445-46» (c. 24r). Alla c. 340r si legge che ancora si reggeva in<br />

quella sede nel ’70 e nel ’78. Certo talvolta, secondo la tradizione, gli ufficiali dovettero temporaneamente<br />

raccogliersi nella casa del Gran Camerario e da essa emanare provvedimenti, come risulta dal<br />

Toppi e dallo stesso Repertorium, che riportano riferimenti a tali circostanze ritrovati nei documenti.<br />

Tuttavia la sede della Sommaria restava Castel Nuovo.<br />

305 Nel 1456 Alfonso, indotto dalla necessità di rimettere ordine negli uffici amministrativi, nominò<br />

un Maestro Razionale generale della Sommaria e, al tempo stesso, impose con una prammatica a<br />

tutti gli ufficiali preposti alla riscossione delle imposte di render conto del loro operato alla<br />

Sommaria entro sei mesi, e di versare immediatamente il denaro riscosso. Il Maestro Razionale<br />

generale fu Antonio Caruso, non si sa perché quasi immediatamente destituito.<br />

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