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Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo<br />

rilascio delle quietanze e di tutti gli altri atti che precedentemente erano stati di<br />

competenza esclusiva dei Maestri Razionali. A partire da questo momento tale<br />

uso fu rispettato e ancora veniva osservato nel 1450 senza alcuna intromissione<br />

da parte dei Maestri Razionali. Per cui, dal momento che da parte dei funzionari<br />

della Camera si espletavano le mansioni non solo della Camera stessa ma<br />

anche dei Maestri Razionali, si riteneva conveniente e opportuno che i funzionari<br />

e l’ufficio della Camera godessero delle prerogative già proprie dell’uno e<br />

dell’altro ufficio.<br />

Con la ridondante solennità che caratterizza molte lettere regie, Alfonso<br />

conferisce quindi ai funzionari che operavano nella Camera della Sommaria<br />

(nel testo Camera nostra Summariae), ai Presidenti, che ne avevano responsabilità<br />

giuridica e amministrativa, e ai razionali, che ne avevano responsabilità<br />

innanzitutto contabile, tutte le giurisdizioni, le prerogative, le libertà, le esenzioni,<br />

i privilegi e tutti i diritti di cui avevano goduto i Maestri Razionali:<br />

cum iurisdictionibus, prerogativis, libertatibus, et exemptionibus, ac privilegiis, et aliis<br />

quibuscumque dicto officio, sive Curiæ Magistrorum Rationalium, ipsisque Magistris<br />

Rationalibus, ac personis, et familiis eorumdem, officialibusque, et ministris officio, sive<br />

Curiæ ipsorum quovis modo et quibusvis rationibus, sive causis attributis, concessis, sive<br />

acquisitis.<br />

Un riconoscimento inevitabile, dal momento che da Ladislao in poi erano stati<br />

assunti dalla Sommaria tutti i compiti e le mansioni che in passato erano state<br />

dei Maestri Razionali. Non c’era motivo per cui i privilegi di cui costoro godevano<br />

non venissero estesi anche a coloro che di fatto sostenevano tutte le responsabilità<br />

e le incombenze dell’ufficio:<br />

consonum, atque dignum est, ut officiales ipsi, et ipsius Cameræ Officium, utriusque<br />

Officii prærogativa laetetur, et gaudeat.<br />

Anche se la prammatica alfonsina sembra motivare tale decisione in base<br />

al principio di equa distribuzione di oneri e benefici, facendo propria un’idea di<br />

giustizia, intesa come equilibrio, da realizzarsi all’interno di un’organizzazione<br />

sociale in cui i singoli condividevano i criteri in base ai quali individuare quando<br />

l’equità potesse dirsi violata e quando ripristinata, è altresì evidente che<br />

essa venne emanata nel contesto di una tradizionale società di ordini, del tutto<br />

estranea a qualsivoglia sistema culturale imperniato sul riconoscimento degli<br />

individui come persone libere e uguali. Pertanto, anche se i Maestri Razionali<br />

non partecipavano più alle procedure di controllo tributario, non si negavano<br />

loro privilegi e diritti del passato. Anzi si consentiva loro di continuare a<br />

goderne, chiaramente honoris causa, limitandosi a riconoscere anche a coloro<br />

che ne avevano assunti gli oneri gli stessi diritti 322 .<br />

322 Non sono presenti nel diploma gli elementi che spingevano il Pecchia ad affermare che Alfonso<br />

sopprimeva i Maestri Razionali.<br />

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