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Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo<br />

230<br />

La datazione è errata dal momento che il registro era relativo agli anni 1451­1452. Cfr. supra,<br />

cc. 2v, 16v.<br />

231<br />

ASN, Partium 28, c. 187, lettera del 9 agosto 1487. Cfr. infra, c. 337v.<br />

232<br />

Era relativo al 1446, cfr. infra, c. 282v.<br />

233<br />

Su di lui cfr. De Frede, Studenti, p. 105; D’Agostino, La Capitale, p. 208 sg.; Marchetti,<br />

Bartolomeo Camerario, pp. 172­174.<br />

234<br />

Giovanni Angelo Pisanello nacque a Napoli nel 1491. Fu tra i più illustri giuristi e avvocati<br />

napole tani. Fu ambasciatore a Roma presso il pontefice Clemente VII. Fu fatto una prima volta<br />

pre sidente della Sommaria nel 1514, a 23 anni. Morì nel 1559. Cfr. Giustiniani, Memorie, III, pp.<br />

66­70. Nello scontro del 1547 tra la città di Napoli e il vicerè Pedro Álvarez de Toledo espresse<br />

parere favorevole alla città; cfr. Cernigliaro, Patriae, pp. 110 sgg., in part. p. 122.<br />

235<br />

Si tratta delle paludi di Napoli che, nel XIV secolo (Feniello, Les campagnes, pp. 45­55, 161­<br />

170), avevano invaso una parte del territorio cittadino e che, intorno alla metà del ’400, «dal territorio<br />

circostante la chiesa della Maddalena si erano estese a causa della guerra nell’area extraurbana<br />

dell’odierno Vasto». Alfonso ne intraprese la bonifica per ragioni igieniche e per restituire<br />

«alla coltivazione agricola estesi terreni al di fuori delle mura occidentali della città», additando<br />

«all’espansione urbanistica la bella contrada di Poggioreale, ove Alfonso si fece costruire una casa<br />

nel sito detto “Dilulo” (Dogliuolo) » (Pontieri, Alfonso, p. 197). Scrive Novi, Relazione, p. 90: «La<br />

valle del Sebeto, ora rigogliosa di fertilissimi orti, conosciuti col nome di Paludi di Napoli, era un<br />

tempo palude pestilenziale e incolta, dove il Sebeto, le acque che scendono da Capodichino e da<br />

Casoria, e parecchie sorgenti impaludavano. È fama, ma dubbia, che prima Pietro di Toledo e poscia<br />

il conte di Lemos ne avessero intrapreso la bonifica. Ivi 120,000 moggia legali, divise in più di<br />

15,000 orti sono stati posti a proficue colture». Una sintesi degli studi dedicati alle bonifiche nel<br />

Mezzogiorno si deve a D’Elia, Lineamenti.<br />

236<br />

Mercante napoletano. Cfr. Figliuolo, Il terremoto, p. 153.<br />

237<br />

Si tratta di Stefano Antonio Procaccio, arrendatore delle gabelle di Napoli per gli anni 1473­<br />

74, della gabella della paglia nel dicembre 1472 e del diritto sul vetro, cfr. Giornale del Banco,<br />

pp. 57­58, 141, 486, 504­505; Del Treppo, Il re, pp. 250, 273­274, 296. Dal 1 settembre 1471 al 31<br />

agosto 1472 fu arrendatore delle sbarre della città di Napoli, «cioè delle gabelle che de presente<br />

se recoglieno ad credenza per la regia Corte extra la banca del maior fundico e Do hana de Napoli,<br />

cioè li guartatichi e bondenari, platee maioris et puplicani», ASN, Diversi, I num., 132, cc. 7­8.<br />

238<br />

In ASN, Museo 99 A 27, fasc. 5 e 6, sono conservati due frammenti di registri relativi agli anni<br />

1482­1483 e 1483­1485 (editi in Fonti Aragonesi XIII). Nel secondo di essi, che si interrompe<br />

alla c. 322, non si ritrova alla c. 305 il “banno” riportato nel Repertorium. Poiché le annotazioni<br />

dal registro Curie XIII si susseguono in queste pagine del Repertorium in ordine progressivo si<br />

potrebbe tuttavia ipotizzare che il 305 sia un lapsus dello scriba per 325.<br />

239<br />

Dal 1484 Giambattista Caracciolo, cfr. infra, c. 289v e n.<br />

240<br />

Sta per 174, cfr. infra, c. 328.<br />

241<br />

Sulle fiere che si tenevano ad Aversa cfr. Grohman, Fiere, p. 219 sg. e passim.<br />

242<br />

Cfr. infra, c. 328 e nota.<br />

243<br />

Non è tra le carte di questo registro riportate in ASN, Diversi, I num., n. 5. Cfr. infra, c. 328.<br />

244<br />

Cfr. infra, c. 328v e nota.<br />

245<br />

Cfr. infra, c. 54v.<br />

246<br />

Sta per 188. Cfr. supra e infra, c. 10v e relativa nota, c. 36v.<br />

247<br />

ASN, Notamenti 22, c. 142, 1° marzo 1540.<br />

248<br />

Cfr. supra, cc. 10v, 36.<br />

249<br />

Angelo della Marra, credenziere di questa dogana dal 1446. Nel 1484 era ancora in carica, cfr.<br />

Fonti Aragonesi, XIII, p. 198 e n. Probabilmente è lo stesso Angelo che militava nella squadra<br />

dell’esercito di Ferrante che combatteva sotto il comando di Bernabò: Dispacci sforzeschi, IV, p.<br />

119 n. 8.<br />

250<br />

Il registro è andato distrutto. Non vi è riferimento a questo provvedimento nell’Inventario dei<br />

Partium 5II, del XVII secolo, custodito nella Sezione Pol.­Dipl. dell’ASN.<br />

251<br />

Giustiniani, Prammatiche, VI, pp. 287­292.<br />

252<br />

Si tratta di Bona Sforza, figlia d’Isabella d’Aragona, duchessa di Bari e principessa di Rossano,<br />

che sposò il re di Polonia il 6 dicembre 1517. La descrizione delle nozze è in Passero, Storie, pp.<br />

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