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111<br />

Introduzione<br />

D’altronde, con tali suoi provvedimenti, re Alfonso legava saldamente a sé<br />

quei gruppi sociali che scorgevano grandi possibilità di ascesa nel regis<br />

servitium svolto nelle magistrature del Regno 323 ; al tempo stesso, egli introduceva<br />

nel sistema degli uffici un principio di ordine, volto a disciplinare il complesso<br />

mondo delle pratiche amministrative, soprattutto dove si erano maggiormente<br />

stratificate le incertezze e dove il disordine e la sovrapposizione<br />

delle competenze sembravano divenute prassi corrente. Il lavoro da lui iniziato<br />

fu continuato da suo figlio Ferrante, che l’8 aprile 1459 confermò ai Presidenti<br />

della Sommaria tutti i privilegi di cui godevano i Maestri Razionali della Magna<br />

Curia, compreso quello del foro 324 .<br />

La prammatica di Alfonso del 23 novembre 1450, nel momento in cui<br />

estendeva alla Sommaria privilegi e prerogative della Magna Curia dei Maestri<br />

Razionali, trasferiva ai suoi ufficiali anche le prerogative di inoppugnabilità del<br />

giudicato («appellatione reiecta»), che erano state sancite per le decisioni dei<br />

Maestri Razionali da Luigi e Giovanna I con lettera del 15 settembre 1350. Lo<br />

notò, nel Seicento, Fabio Capece Galeota, in polemica con Marino Freccia, che<br />

riconduceva l’inappellabilità della Sommaria all’iniziativa cinquecentesca degli<br />

Asburgo:<br />

Magnus Camerarius hodie in sententiis Praefecto Praetorio comparatur. Cum ab eius<br />

sententia, quae in Regia Camera per dominos ibi existentes profertur, non detur<br />

appellatio, per quam aut tollitur aut suspenditur exequutio. [...] Sed tantum datur<br />

reclamatio, seu supplicatio, quae exequutionem sententiae non retardat ut in Libro I de<br />

officio Praefecti Praetorio hoc iure utitur ex moderna Regis tolerantia 325 .<br />

Il Capece Galeota osservava invece:<br />

Etenim certum est Praesidentes Regiae Camerae in antiquorum Magistrorum<br />

Rationalium locum successisse ab usque Regis Ladislai temporibus [...] eorumque<br />

omnimodam iurisdictionem ac privilegia in Praesidentes ex dicto Regis Alphonsi<br />

disertissimo Privilegio translata fuisse. At Magistrorum Rationalium officium maximum<br />

et ingens nuncupatur a Regibus Ludovico ac Ioanna in privilegio anni 1350, ubi inter alias<br />

praerogativas, ea quoque recensetur ut ipsi questiones terminent appellatione reiecta,<br />

scilicet ne ab eorum sententiis appellatio admittatur 326 .<br />

Nondimeno, poiché nella prammatica di Alfonso non viene esplicitamente<br />

menzionata l’inappellabilità delle decisioni della Sommaria potrebbe esser<br />

fatto valere nei confronti dell’argomentazione di Capece Galeota il brocardo<br />

«Ubi lex voluit dixit, ubi noluit tacuit».<br />

323 Cfr. Delle Donne, Regis servitium; Vitale G., Élite burocratica.<br />

324 Il documento è riportato in Capece Galeota, Responsa, p. 17.<br />

325 Freccia, De subfeudis, p. 41 De Officio Magni Camerarii, rubriche 15 e 16.<br />

326 Capece Galeota, Responsa, p. 18.

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