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Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo<br />

presentare alla Sommaria i titoli di possesso dei diritti di passo 248 . Il 28<br />

settembre 1466, in un editto, poiché le indebite esazioni continuavano, Ferrante<br />

intimava ai baroni di presentarsi entro tre mesi nella Regia Camera per<br />

mostrare i titoli legali sui quali basavano il loro possesso. Ma non dovettero<br />

essere in molti a esibirli, dal momento che nel 1467 in una «comissio diretta<br />

thesorerio Calabrie, et comissario Basilicate et Principatus citra» ordinava:<br />

quod capiant informationem de iuribus passuum, cabellarum, platearum et locorum ditti<br />

principis [di Bisignano], quas et que possidet et tenet in ditta Provintia Calabrie 249 .<br />

Il 1° ottobre 1468 Ferrante pubblicò un nuovo capitolo, prescrivendo che<br />

tutti coloro che non avevano giustificato le riscossioni da loro praticate dovessero<br />

sospenderne l’imposizione. Nel 1469, dopo che il presidente della Sommaria<br />

Gizzio aveva raccolto dettagliate informazioni, furono aboliti 182 passi. Solo<br />

coloro che dimostrarono che i loro diritti erano stati riconosciuti già da re<br />

Ladislao furono autorizzati alle esazioni 250 . Ma gli “abusi” ancora non cessarono,<br />

e Ferrante il 28 novembre 1471 ingiunse, con un altro rescritto, di costruire<br />

nei luoghi in cui avvenivano le imposizioni due muri: sul primo dovevano essere<br />

iscritte le imposte proibite, sul secondo l’entità del dazio che doveva essere<br />

legittimamente riscosso e i beni sui quali gravava. In tal modo, il sovrano aragonese<br />

intensificava la presenza delle istituzioni sul territorio esercitandone un<br />

più capillare controllo; imponeva altresì la sua sovranità, limitando o eliminando<br />

l’azione dei poteri concorrenti; rivendicava per sé la prerogativa di garantire<br />

l’ordine e di tutelare il diritto, nonché di drenare risorse economiche dalle<br />

popolazioni. Tali disposizioni, che furono osservate sotto il regno di Ferrante e<br />

di Alfonso II, sotto Ferdinando II e la successiva occupazione di Ferdinando il<br />

Cattolico e di Luigi XII non furono più rispettate.<br />

I Baiuli, un tempo nominati dai camerari con ampi poteri anche nelle<br />

cause civili, videro ridotte le loro mansioni nei limiti di esattori di dazi e gabelle,<br />

e circoscritte le loro capacità decisionali alle cause per danni arrecati dagli<br />

animali ai terreni coltivati, qualora non superassero il valore di un augustale.<br />

Comunque le loro competenze furono regolate dai capitoli del 1477. La carica,<br />

spesso, veniva offerta al migliore offerente; ma per l’esiguità dei compiti e per<br />

la gravità della responsabilità economica, spesso fu necessario costringere<br />

qualcuno ad accettarla 251 .<br />

Il controllo della Sommaria si estendeva dunque su tutti gli uffici<br />

provinciali del Regno; comprese le Universitates demaniali e i Castellani a cui<br />

spettava la custodiam castrorum ed erano secondo Alfonso «quasi basis et<br />

firmamentum totius Regni» 252 . Le Universitates già costituite, o al loro costi-<br />

248 Cfr. Gentile, Finanze, p. 217, n. 3.<br />

249 Repertorium, c. 117.<br />

250 Cfr. Repertorium, cc. 104, 183, 309 e v.<br />

251 Codice Aragonese, III, p. 26 sg.<br />

252 Diplomatico Aragonese, dipl. 184, p. 283.<br />

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