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19<br />

Introduzione<br />

in altri casi, sul recto e sul verso (carte dalla 90 alla 100, poi 116, 117, 122, 123,<br />

127, 136, 142, 145, dalla 176 alla 354) di ciascun foglio una sottile pellicola<br />

cartacea. Purtroppo questa operazione ha provocato la lacerazione della parte<br />

centrale e lo sfrangiamento dei margini di numerosi fogli e, conseguentemente,<br />

la caduta e la perdita di alcune loro parti (cc. 186, 191, 192, dalla 196 alla 207,<br />

dalla 210 alla 213, dalla 215 alla 225, 237, dalla 240 alla 263, 305, dalla 337 alla<br />

345; le carte dalla 346 alla 354, che già prima del restauro presentavano<br />

lacerazioni, forature e lacune, le presentano ora in forma più estesa): ciò<br />

contribuisce a rendere di più difficile lettura talune carte e a renderne quasi del<br />

tutto illeggibili altre.<br />

1.2 Datazione e caratteri paleografici<br />

Proprio all’inizio, alla carta 5, al primo rigo, lo scrivano, dopo aver compendiato<br />

un documento del 1451-1452, osserva che al f. 132 del registro Comune<br />

della Sommaria, su cui ha lavorato, «a là in margine di detta carta ’nce sta una<br />

mosca morta che ha 93 anni». Tale annotazione ci consente di precisare più<br />

puntualmente il presumibile anno di inizio della compilazione, ovvero il 1545.<br />

Il lavoro dovette però protrarsi per alcuni anni, dal momento che alle carte<br />

24v, 307, 320 e 353 sono menzionate anche notazioni tratte da registri redatti<br />

tra il 1545 e il 1554. D’altronde, appaiono congruenti con tale datazione i<br />

caratteri delle scritture presenti nel manoscritto, conformi alle consuetudini<br />

scrittorie delle cancellerie e degli uffici coevi. Si alternano infatti due mani, il<br />

cui modello di riferimento è la cancelleresca italica. Entrambe le grafie presentano<br />

modulo medio e tratteggio morbido, numerosi legamenti convenzionali ct<br />

e st, uso della s di forma maiuscola; la mano B presenta inoltre un andamento<br />

leggermente inclinato a destra. L’aderenza al modello dell’italica risente tuttavia,<br />

a questi livelli di usualità, dell’influenza dell’altro grande «pôle d’attraction»<br />

grafico della prima metà del XVI secolo, la scrittura degli affari e dei mercati,<br />

la “mercantesca” 3 . Se proprio intorno alla metà del Cinquecento quest’ultima<br />

vedrà a poco a poco assottigliarsi la sua funzione di modello, essa lascerà,<br />

nei legamenti e nelle “varianti” alternative di forme e tratteggi della medesima<br />

lettera, tracce indelebili sul sempre più predominante tipo di cancelleresca<br />

italica, già trasposto nei caratteri a stampa sin dai primi del secolo 4 .<br />

Anche nel Repertorium la corsività, più pronunciata nella seconda mano<br />

che nella prima, crea frequenti legamenti multipli in senso antiorario (sinistro-<br />

3 Per l’uso del concetto di «pôles d’attraction» grafici cfr. la ricerca condotta da Marichal su un<br />

registro dei priori del Collegio della Sorbona di cui egli dà conto in Marichal, Livre, e idem, Prieurs.<br />

Per la differenziazione tra tipizzazione “pura”, “usuale” e “elementare di base” cfr. Petrucci,<br />

Scrittura, in particolare p. 168.<br />

4 Per le linee generali di quest’evoluzione cfr. A. Petrucci, Scrittura, p. 187 e passim; idem, Origini.<br />

Sul concetto di “varianti” equivalenti cfr. Casamassima-Staraz, Varianti, pp. 20-21.

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