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121<br />

Introduzione<br />

a effettuare investimenti nei settori finanziari da essi stessi gestiti era già stata<br />

ripresa da Federico d’Aragona in un’istruzione in cui proibiva loro, sotto pena<br />

di perdita della carica, l’esercizio del commercio e di ogni altra attività economica:<br />

[...] aut partecipare seu partem aliquam habere et percipere in arrendamentis,<br />

negotiationibus, seu partitis faciendis cum Regia Curia directe nec indirecte cum<br />

administratoribus pecuniarum Regiae Curiae, aut aliquibus ipsorum 351 .<br />

Tali disposizioni furono tuttavia disattese se nel 1518, nelle istruzioni che<br />

Carlo V diede ai commissari da lui incaricati di compiere controlli sull’amministrazione<br />

del regno, in primo luogo finanziaria, si rilevava nuovamente che<br />

gli ufficiali della Sommaria erano soliti perseguire interessi privati nel disbrigo<br />

dei procedimenti 352 . Ancora nel 1530 il reggente del Collaterale Sigismondo<br />

de Loffredo scriveva all’imperatore che la lentezza della Sommaria nella<br />

revisione dei conti dipendeva dalla propensione dei razionali a ritardare il<br />

versamento del denaro raccolto per investirlo in proprio, persino in prestiti<br />

alla stessa corte 353 .<br />

Fino alla fine degli anni Venti, il coinvolgimento di Napoli nelle vicende<br />

militari della penisola, il ritorno della guerra nei confini del Regno e l’infuriare<br />

della peste avrebbero impedito alla corte carolina ogni incisivo tentativo di<br />

riforma dell’amministrazione fiscale.<br />

Dagli anni Trenta del XVI secolo, quando divenne incalzante la volontà<br />

imperiale di accrescere la pressione fiscale, la Camera della Sommaria, quale<br />

organo centrale da cui dipendeva l’amministrazione generale delle finanze, fu<br />

aspramente investita dai conflitti che si accesero a Napoli intorno alle politiche<br />

e alle pratiche di governo dell’economia 354 . Anche se non pochi studiosi ritengono<br />

che il peso del prelievo fiscale spagnolo, in quei decenni, non fosse incompatibile<br />

con le reali possibilità di incremento contributivo del Regno, fortissime<br />

erano le resistenze dell’amministrazione napoletana alle crescenti ri-<br />

ogni probabilità la sua base analitica nel resoconto della missione a Napoli di Charles Leclerc,<br />

Presidente della «Chambre des Comptes de Lille» e «controlleur général de tous les officièrs de sa<br />

Mayesté en son Royame et Pays de Naples» (cfr. su di lui Pedio, Il Regno), presentato a corte<br />

nell’agosto 1521. Cfr. Muto, Le finanze, p. 35. Sul Gattinara si vedano anche: Hernando Sánchez,<br />

Castilla, pp. 183-186; Galasso, Carlo V. Sul ruolo che gli ebbe non soltanto a Napoli: Martínez<br />

Millán, El verdadero.<br />

351 Rovito S., Pragmaticae, p. 548: pramm. XVII de officio Procuratoris Ceasaris.<br />

352 I tre commissari, affiancati al viceré Raimondo de Cardona, sono il reggente di Cancelleria<br />

Ludovico di Montalto, il consigliere reale e futuro presidente della Sommaria Giovanni Battista<br />

Spinelli, nonché il Leclerc: Pilati, Carlo.<br />

353 Muto, Le finanze, p. 35 sg.; Sabatini, Collecteurs. La stessa tendenza è rilevata alcuni decenni<br />

dopo (1559-1564) dal visitatore Gaspar de Quiroga: Mantelli, Burocrazia, pp. 53-90. Alla fine del<br />

Seicento fu poi consentito ai membri della Sommaria l’acquisto di «reali rendite» e l’investimento<br />

in «affari e partite»: Rovito, Il viceregno, p. 64.<br />

354 Per una sintesi sulla Napoli di questi decenni Hernando Sánchez, Castilla; D’Agostino, Il<br />

governo.

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