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Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo<br />

vigilia della partenza da Napoli e dal Regno, non sapendo se e quando<br />

avrebbero potuto farvi ritorno, volessero assicurarsi il favore dei Seggi della<br />

città ricorrendo ad ampi riconoscimenti.<br />

La lacunosità della tradizione documentaria napoletana non consente di<br />

seguire anno dopo anno le trasformazioni intervenute nelle attribuzioni della<br />

Sommaria e in quelle dei Maestri Razionali. Sappiamo però che il 16 settembre<br />

1382 re Carlo III d’Angiò Durazzo per quanto riguarda la conferma della<br />

concessione di 6 once all’anno ai frati minori del convento di Nola, da prelevarsi<br />

dai diritti di fondaco e della dogana di Salerno, scrive<br />

magnifico viro, magno regni Sicilie camerario, vel eius locum tenentibus dilectis<br />

consiliariis et stratigotis civitatis nostre Salerni, secretis quoque Principatus et Terre<br />

Laboris nec non dohaneriis et fundicariis ac quibusdam perceptoribus iurium, reddituum<br />

et proventuum fundaci et dohane dicte civitatis nostre Salerni, cabellotis sei credenceriis<br />

presentibus et futuris 147 ,<br />

ma non ai Maestri Razionali. Inoltre le indagini istruttorie per verificare la<br />

fondatezza dei diritti avanzati dai frati erano state svolte «de mandato nostro<br />

in camera nostra Summarie per locumtenentes dicti camerarii» 148 .<br />

Due mesi dopo è ancora una volta la Sommaria ad assumere decisioni in<br />

merito all’imposizione di diritti sulle merci:<br />

anno domini 1382 die 22 decembris [...] determinatum est per dominos Praesidentes<br />

Camerae Summariae quod si mercator extraneus vendit merces [...] 149 .<br />

Tre settimane dopo, il 14 gennaio 1383, re Carlo III, in una lettera<br />

indirizzata al giustiziere del Principato Citra, allo stratigoto di Salerno e a<br />

quanti erano preposti all’esazione delle imposte, chiede che sia saldato il debito<br />

di 40 once di carlini d’argento, da lui contratto, prelevando la somma dalla<br />

generale sovvenzione e da altre esazioni. Ingiunge però di esigere dai creditori<br />

la ricevuta del saldo avvenuto e di trasmetterla alla Sommaria:<br />

postquam [...] fuerit per vos de dicta pecunia integraliter satisfactum in testimonio<br />

puplico pro parte dicte nostre curie tam quietacionem oportunam et debitam de ulterius<br />

non petendo a nobis et dicta nostra curia pecuniam iamdictam, quam scripturam seu<br />

cautelam aliam, si quam haberent de mutuo supradicto, quas ad cameram nostram<br />

Summarie, debito tempore, destinare curetis inibi pro cautela dicte nostre curie<br />

conservandas 150 .<br />

Nella Sommaria, divenuta ormai ufficio di controllo amministrativo della<br />

contabilità del Regno, si stava quindi costituendo un ingente archivio di<br />

147 Carucci, Codice, I, pp. 207-209, nr. LXX, in particolare p. 207.<br />

148 Ivi, p. 208.<br />

149 Ritus, p. 403.<br />

150 Carucci, Codice, I, pp. 225-227, nr. LXXVII, in particolare p. 226.<br />

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