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Repertorium Alphabeticum Solutionum Fiscalium Regni Siciliae Cisfretanae<br />

Note di commento<br />

1<br />

Così nel manoscritto, con ogni probabilità per «in registro», secondo gli usi del Repertorium.<br />

2<br />

Ritus, p. 592, De excomputis, rubrica XXXIII e in particolare Ritus III: «Item de his, que emunt<br />

vel vendunt pro usu eorum et familiae suae ad Curiam venientes Magnates et Nuncii Principum<br />

Orbis terrae non fit excomputum».<br />

3<br />

Forse 1458? Cfr. annotazione successiva.<br />

4<br />

Non è tra i frammenti di registri Commune Summariae custoditi in ASN, Museo 99 A 31.<br />

5<br />

Il Petrucci già dopo il 1455 fu compreso «fra quei sei a cui il re concedette gli uffici di guardiano<br />

de’ porti e di misuratore delle vettovaglie che uscivan dal Regno, col diritto d’esazione di un tornese<br />

per rotolo, con la clausula che si succedessero l’uno dopo l’altro Basilio de Miro, Gregorio di<br />

Campitello, Nicola Barone, Nicola de Stasiis [Statis], il Petrucci e Marino Tomacelli». Volpicella,<br />

Note, p. 399. Su di lui cfr. anche Ryder, Kingdom, p. 224; sul suo palazzo a Napoli, di recente:<br />

Rotolo, Restauri.<br />

6<br />

Lo spagnolo Giovanni Torella fu uomo d’armi. Sposò Antonia de Alagno (Fonti Aragonesi, III, p.<br />

5, n. 20). Su sollecitazione di Lucrezia d’Alagno, di cui era cognato, Alfonso gli affidò il castello e la<br />

sovrintendenza dell’intera isola di Ischia (Pontano, De bello, lib. VI, p. 133; Buonocore, La storia,<br />

p. 49). Ma il 3 ottobre 1452 egli vi aveva già rinunciato, dal momento che Alfonso li concedeva a<br />

Pietro de Mila (Fonti Aragonesi, III, p. 12, nn. 153, 154); il de Mila, a sua volta, rinunciava alla<br />

castellania di Barletta, che veniva affidata al Torella (ivi, p. 18, n. 160). Era ancora castellano di<br />

Barletta il 9 maggio 1457 (Ryder, The Kingdom, p. 298). Il 13 luglio 1453 ebbe in feudo in perpetuum<br />

la città di Caiazzo (ASN, Privilegiorum I, c. 92). Il Volpicella (Note, p. 408) lo ricorda nel<br />

1464 a capo della ribellione di Ischia contro Ferrante.<br />

7<br />

Non è tra i frammenti di registri Commune Summariae custoditi in ASN, Museo 99 A 31.<br />

8<br />

Sulla storia dell’Annunziata in generale: D’Addosio, Origine; Valerio, I luoghi, pp. 58­65.<br />

9 L’«alio libretto D.» è il terzo repertorio; l’annotazione infatti è infra, al c. 91v.<br />

10<br />

Nel 1473 Roberto Sanseverino, cfr. Schiappoli, Napoli, p. 51, n. 3.<br />

11<br />

È l’attuale chiesa dell’Assunta, già abbazia benedettina e poi florense di Santa Maria la Grande<br />

di Laterza (TA), nella diocesi di Acerenza. Cfr. Rationes Decimarum, Apulia-Lucania-Calabria,<br />

pp. 161 e 164.<br />

12<br />

Cfr. infra, c. 26v.<br />

13<br />

Il riferimento è alla notazione riportata infra, alla c. 21v. Valle Porcina, situata nell’ansa formata<br />

dal Volturno e dalla Vandra, fu castello fondato dai monaci di S. Vincenzo al Volturno tra il<br />

luglio 972 e il 981, e restò per secoli tra i possedimenti dell’Abbazia (cfr. Del Treppo, La vita economica,<br />

p. 53; Wickham, Il problema, pp. 30 sgg.). Il Volpicella ricorda che fu con San Vincenzo<br />

(Castel San Vincenzo, IS), Scàpoli (IS), Castiglione (Castel San Vincenzo, IS; i due comuni di<br />

Castellone e San Vincenzo vennero accorpati nel 1928), Pizzone (IS), Castelnuovo (Castelnuovo al<br />

Volturno, IS), Rocchetta (Rocchetta al Volturno, IS), Colli (Colli al Volturno, IS), Cerro (Cerro al<br />

Volturno, IS), S. <strong>Paolo</strong> (Monte S. <strong>Paolo</strong> a Colli al Volturno, IS) e Jannino, tra quei castelli e terre<br />

feudali di proprietà della badia volturnense venduti a Camillo Pandone il 17 giugno 1477 (cfr.<br />

Volpicella, Note, p. 395). Si trattò tuttavia dell’acquisto di un castello che già in una lettera della<br />

Sommaria del 10 giugno 1477 appariva disabitato (cfr. ASN, Partium 12, c. 48r v). Oggi è del tutto<br />

scomparso.<br />

14<br />

Cfr. infra, cc. 25v-26.<br />

15<br />

San Vito Chietino (CH), porto di Lanciano.<br />

16<br />

Berlingieri o Berengario, patrizio napoletano e signore di Novi (Novi Velia, SA), nacque in torno<br />

al 1450 da Gurrello Carafa e da Lucrezia Pignatelli. Sposò Camilla Saraceno, figlia di Mi chele,<br />

signore di Torella (Torella dei Lombardi, AV): Ebner, Novi, pp. 144 sgg.<br />

17<br />

Chiaravalle (CZ), faceva parte del feudo di Soriano Calabro (VV), ceduto dai Carafa della Stadera<br />

a Fabrizio Capece Piscicelli all’inizio del ’600: Russo, Carafa, Francesco Maria.<br />

18<br />

Esponente di un’eminente famiglia della città di Penne (PE). Si veda il risalto con cui egli viene<br />

ricordato in Dispacci sforzeschi, IV, p. 395: «Tucta questa communità et in spetialitate Baltissar<br />

de Castigliuni con tucti li loro fratelli da parte loro humilimente se ricommanda alli pedi della<br />

vostra illustrissima signoria etc.». Sulla famiglia: Penne e l’area vestina; Rubini, Storia di Penne;<br />

Aldimari, Historia, III, p. 432; Filomusi Guelfi, Castiglione.<br />

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