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Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo<br />

un vasto e fluido campo di relazioni e interrelazioni, troppo spesso irrigidite in<br />

polari e costrittive contrapposizioni.<br />

Già il 27 ottobre 1521 Mercurino Gattinara individuava con precisione,<br />

nella relazione da lui inviata da Calais a Carlo V 371 , gli obiettivi da perseguire<br />

sul piano finanziario per dare concreta realizzazione alle spinte di ristrutturazione<br />

dell’apparato burocratico che informavano la politica imperiale nei riguardi<br />

del Regno di Napoli. Come è noto la spinta alla sua elaborazione fu data<br />

dalla misura assolutamene insufficiente con cui Napoli rispondeva, secondo il<br />

parere della Corte imperiale, alle richieste finanziarie provenienti da Madrid.<br />

Al veloce incremento della pressione fiscale non corrispondeva un proporzionale<br />

aumento della potenzialità contributiva del Regno e conseguentemente<br />

delle sue entrate 372 . Tuttavia soltanto dopo circa dieci anni dalla sua formulazione,<br />

in seguito alla pace di Cambrai, all’invio a Napoli di don Pedro de Toledo<br />

in qualità di viceré (1532), e alla non del tutto pacifica «convergenza di interessi»<br />

tra monarchia e feudalità 373 , cominciarono a delinearsi condizioni più favorevoli<br />

alla sua realizzazione; benché arduo apparisse il compito e di difficile<br />

attuazione in tempi brevi. Ancora nel 1540, il viceré Toledo, dopo aver attentamente<br />

esaminato la relazione da lui richiesta alla Sommaria sulla situazione<br />

finanziaria del paese, non poteva non informare l’imperatore che le entrate<br />

ordinarie erano già state tutte esaurite col venderne o arrendarne gli introiti, e<br />

che non vi era più modo di imporre nuovi tributi oltre quelli già esistenti 374 .<br />

Del resto, già fin dal 1530 lo sforzo di risolvere i problemi finanziari mediante<br />

la vendita di terre, entrate e uffici (sforzo che era comune alle finanze monarchiche<br />

degli inizi dell’età moderna 375 e che aveva caratterizzato, nel Regno di<br />

Napoli, l’intero periodo precedente) aveva rivelato la sua inanità. Nel decennio<br />

1540-50, per il sempre crescente fabbisogno di danaro, svelava la sua inadeguatezza<br />

anche il ricorso all’“imposizione” dei donativi. È in questo decennio<br />

che i “nuovi imposti” cominciarono infatti a divenire permanenti e a moltiplicarsi,<br />

preludendo in tal modo al massiccio attacco diretto del fisco ai contri-<br />

interessi materiali, ad acquisire una specifica coscienza di ceto. Cfr. Mastellone, Pensiero; idem,<br />

Francesco D’Andrea; Galasso, La feudalità; idem, Potere; idem, Napoli. Peculiare l’interpretazione<br />

di Ajello, secondo cui i togati avrebbero animato fin dal secolo XVI, nella vita civile del Regno,<br />

un’intensa “dialettica di status”; cfr. Ajello, Il problema; idem, Potere; idem, Napoli. Su questa linea<br />

Rovito, Respublica; idem, La rivoluzione; idem; Il viceregno: Cernigliaro, Sovranità; Del Bagno,<br />

Reintegrazione; Pilati, Togati. Su questo filone interpretativo cfr. le acute puntualizzazioni di Musi,<br />

Tra burocrati, pp. 159 sgg. Diametralmente opposta, tendente a ridurre considerevolmente la<br />

portata politica della funzione ministeriale, è l’interpretazione di Lepre, Storia.<br />

371 Cfr. Aktenstücke, pp. 401-418. Sulla relazione si veda supra, p. 121 e nota.<br />

372 Galasso, Momenti, p. 173.<br />

373 Cfr. Galasso, Intervista, pp. 45 sgg.; idem, Il Mezzogiorno, pp. 182 sgg.<br />

374 AGS, Estado, legajo 1031, c. 3, il Toledo da Napoli, 10 febbraio 1540, cit. in Coniglio, Il Regno,<br />

pp. 247-248. Sulle condizioni di indigenza e di miseria del Regno cfr. inoltre la relazione del<br />

cardinale Pompeo Colonna al sovrano del 24 novembre 1529: «Il Regno è tanto exhausto et venuto<br />

in extrema povertà [...] che la maggior parte [degli abitanti] vivono di herbe, di modo che simo<br />

forzati contra voluntà nostra differirla [una nuova imposta] fino alla prima recolta de frumenti»;<br />

AGS, Estado, Nàpoles, leg. 1005, c. 69, Pompeo Colonna a Carlo V.<br />

375 Mousnier, Il XVI e XVII secolo, pp. 86 sgg.<br />

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