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Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo<br />

narchia. La sua unità era infatti soltanto apparente, giacché in materia tributaria<br />

ciascun regno procedeva autonomamente, in assenza di un’amministrazione<br />

finanziaria comune 362 . Tuttavia, proprio la consapevolezza di tali limiti<br />

favorì l’insorgere e lo sviluppo dell’esigenza di realizzare una sostanziale<br />

centralizzazione dell’intero complesso dei domini imperiali, nonché di esercitare<br />

un controllo esterno e superiore ai vari livelli nazionali, attraverso tentativi<br />

di riunificazione funzionale di competenze 363 . Questi orientamenti trovarono<br />

espressione nel disegno imperiale di ispirarsi a modelli borgognoni, nel<br />

vivificare, rinnovare o plasmare istituzioni spagnole e italiane. In Borgogna<br />

l’organo centrale dell’amministrazione finanziaria era il Conseil des Finances e<br />

l’addetto all’esazione il Réceveur général. Agli anni ’20 del XVI secolo risale la<br />

sostituzione in Castiglia della Contaduria Mayor de Hacienda e della<br />

Contaduria Mayor de Cuentas con un organo consiliare: il Consejo de<br />

Hacienda e i Contadores Mayores 364 . All’11 aprile 1520 è da datarsi l’istituzione<br />

dell’ufficio di Notador y Contrarelator general de las financias y patrimonios<br />

de nuestros reynos de la Corona de Aragon, assi de Naples y Sicilia como<br />

de los otros Reynos y señorios a la dicha Corona pertenecientes, che si sarebbe<br />

poi sviluppato fino alla creazione del Consejo de Italia nel 1555-1557 365 . È di<br />

anni immediatamente successivi l’anonima proposta di istituire nei domini<br />

della Corona d’Aragona un Consejo de Hacienda, a imitazione di quello castigliano,<br />

competente per le province di Napoli e di Sicilia, entrambe giurisdizionalmente<br />

già dipendenti dal Consejo de Aragon: di sua competenza avrebbero<br />

dovuto essere tutti i negocios de hacienda, «di modo che la trattazione e la<br />

risoluzione dei rapporti tra le magistrature finanziarie delle suddette province<br />

ed il centro del sistema sarebbe stata delegata in via esclusiva al detto consiglio»<br />

366 .<br />

L’esigenza di coordinamento e di centralizzazione che si irradiava dalla<br />

corte doveva tener conto anche dei mutevoli rapporti di forza nei quali si sostanziava<br />

l’equilibrio costituzionale dei paesi ad essa sottoposti 367 . Ciò valeva<br />

362 Cfr. Sureda Carrion, La Hacienda, p. 109 sg.<br />

363 Le recenti ricerche di Giovanni Muto sottolineano significativamente la dinamica e le modalità<br />

di realizzazione di questo progetto. Cfr. Muto, Apparati; idem, Le finanze. Gli studi di Sella, Crisis,<br />

dimostrano come nella Lombardia spagnola vi fu, almeno fino agli anni Trenta del Seicento,<br />

un’analoga spinta alla razionalizzazione della gestione dello stato.<br />

364 Su queste riforme delle strutture finanziarie cfr. Carande, Carlos V, II, pp. 47-89; Ladero<br />

Quesada, La hacienda, pp. 11 sgg.; Hernandez Esteve, Creación.<br />

365 La prammatica istitutiva fu emanata da Santiago de Compostella; fu titolare dell’ufficio Juan<br />

Laleman. Cfr. Muto, Le finanze, p. 33 sg.<br />

366 Da esso avrebbero dovuto essere esclusi i ministri finanziari originari delle regioni da<br />

controllare. Cfr. Muto, Le finanze, p. 34, che prosegue: «tra i cinque membri di cui esso avrebbe<br />

dovuto esser composto figuravano il notador ed il conservador del real patrimonio. Occorre rilevare<br />

che l’accorto riequilibrio che veniva a realizzarsi attraverso la compresenza di queste due figure<br />

tendeva a ricomporre nell’ambito del consiglio ogni possibile conflitto tra competenza territoriale e<br />

competenza funzionale, anzi la prima trovava nella seconda quell’elemento di direzione specifica<br />

altrimenti ricondotto a mera ricognizione e registrazione del dato quantitativo».<br />

367 Sul concetto di “costituzione materiale”, da cui l’aggettivo costituzionale nell’accezione qui usata,<br />

cfr. Brunner, Il concetto.<br />

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