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Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo<br />

nie, come de qualsivoglia altri deritti extraordinarij et ragione spectanti ad nostra Corte<br />

per qualsivoglia causa 236 .<br />

In un paese proteso sul mare con una lunghezza delle coste enorme rispetto<br />

ai confini di terraferma; in cui per la facilità degli approdi, e per il limitato<br />

sviluppo viario, i commerci, e quindi gli approvvigionamenti e le esportazioni<br />

avvenivano soprattutto per via mare, il compito dei Portulani non poteva che<br />

essere straordinariamente ampio. In un momento molto delicato, nel 1484,<br />

sappiamo che a controllare tutti i Portolanati restò il solo Francesco Coppola,<br />

ma per breve tempo 237 . In effetti i Portulani erano distribuiti su tutte le coste:<br />

almeno due sull’Adriatico, uno sullo Ionio, e in numero di almeno tre sul Tirreno.<br />

Controllavano che tutti pagassero le imposte dovute; che non avvenissero<br />

imbarchi e sbarchi clandestini di merci nei porti dei feudatari e degli<br />

ecclesiastici in frode del fisco, e quindi di contrabbando; controllavano una<br />

serie di officiales minori. Quando i monarchi decidevano di entrare direttamente<br />

in imprese commerciali, i portolani non esitavano a fare incetta a favore<br />

della corona di derrate alimentari e di prodotti di monopolio. Talvolta essi<br />

stessi, originariamente a capo di una società commerciale, acquistavano grado<br />

e funzione pagandoli ad altissimo prezzo. Così Barnaba della Marra di Barletta,<br />

in cambio di un prestito di 4000 ducati, si faceva nominare Portulano di Puglia<br />

e Capitanata 238 . Erano coadiuvati da collaboratori da loro stessi nominati, ma<br />

spesso erano affiancati da commissari inviati dalla Sommaria. Un credenziere<br />

nominato dalla Sommaria partecipava a tutte le operazioni di ufficio che<br />

andavano, come si è detto, dalla custodia di «portus litora et maritimas omnes<br />

partes tam demanii quam Ecclesie Comitum et baronum» al controllo di «victualie<br />

seu merces», per evitare abusi nell’esazione delle diverse imposte, come<br />

si evince da un documento edito dal Cassandro 239 .<br />

Alle dipendenze dei Portulani e dei Percettori vi erano anche, in gran numero,<br />

doganieri, fondachieri, esattori, guardiani, misuratori del sale.<br />

Sotto Alfonso le Secretie erano quasi certamente in numero di cinque:<br />

Terra di Lavoro, Calabria, Basilicata, Puglia, Abruzzo. Le loro incombenze, un<br />

tempo estese alla riscossione di tutti i diritti di dogana, fondaco, monopoli e<br />

gabelle nel territorio da esse controllato, si erano ridotte a vantaggio dei Maestri<br />

Portolani. L’attività dei Secreti obbediva a precise direttive inviate dal re<br />

236 Le istruzioni continuano a menzionare meticolosamente quanto in esso doveva essere annotato,<br />

compresi i conti di commissari, tesorieri, percettori, mastri portulani, secreti, doganieri, gabelloti<br />

«et altri qualsivole exactori de pecunie de nostre intrate et altri qualsivoglia ministri pecuniarij».<br />

Seguono prescrizioni per la redazione di altri registri da cui risulta l’amplissima funzione di<br />

controllo svolta da tale ufficiale sull’intero apparato di drenaggio delle risorse finanziarie. Cfr.<br />

Instructionum liber, p. 107 sg.<br />

237 Cfr. Volpicella, Note, p. 322.<br />

238 Diplomatico Aragonese, dipl. 3, p. 170.<br />

239 Cassandro, Lineamenti, Appendice documentaria, pp. 134-137.<br />

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