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123<br />

Introduzione<br />

mancavano istanze volte a realizzare una più accentuata statualizzazione del<br />

potere e della sovranità, che avrebbe potuto portare a un allargamento della<br />

base impositiva, tali tendenze erano fortemente attenuate da una concezione<br />

tardo medievale della sovranità che identificava organicisticamente il principe<br />

con la comunità 359 . La Corona spagnola, regnante su un complesso eterogeneo<br />

di domini, mancò quindi sempre di apparati di governo e di strutture politicoamministrative<br />

effettivamente unitarie. Fino all’annessione del Portogallo nel<br />

1580 essa fu l’insieme composito dei due regni di Castiglia e di Aragona, ciascuno<br />

dotato di vita propria e propria fisionomia istituzionale, ciascuno comprendente<br />

al suo interno ambiti istituzionali e realtà politico-amministrative<br />

diversificate, retaggio delle differenti vicende storiche che avevano caratterizzato<br />

i due diversi complessi dinastici. Le strutture istituzionali e amministrative<br />

non costituivano quindi l’immediata estrinsecazione di una volontà di<br />

governo autocratica, intrinsecamente omogenea e impermeabile agli interessi<br />

di parte; bensì rappresentavano il luogo in cui si concentravano le pressioni dei<br />

vari gruppi sociali egemoni, in cui era quindi possibile leggere sinteticamente<br />

l’intreccio di scontri e di alleanze che legavano o opponevano tra loro le diverse<br />

forze sociali concorrenti. La volontà imperiale si dispiegava inoltre sulle diverse<br />

costellazioni di potere regionale, tentando di instaurare con esse un rapporto<br />

dialettico volto a inglobarle e a “disciplinarle”; ma esse, in quanto espressione<br />

di strutture e istituzioni sociali dotate di propria coerenza, tendevano a<br />

sottrarsi all’istanza centralistica e a non lasciarsi “risolvere” nella sintesi. Le<br />

tendenze “assolutistiche” del sovrano, evidenti nei tentativi di unificazione e di<br />

statualizzazione del diritto favoriti dalla crescente recezione del diritto romano<br />

e canonico 360 , trovavano un argine, se non un limite invalicabile, nelle prerogative<br />

consuetudinarie, immunitarie e istituzionali proprie delle diverse regioni;<br />

in altri termini, l’agire politico-amministrativo, per acquisire efficacia, doveva<br />

inalvearsi nello ius loci 361 .<br />

Tali problemi erano particolarmente evidenti nella conduzione della Hacienda<br />

Real, in cui confluivano le entrate dei diversi paesi sottoposti alla mo-<br />

pubblica nei prestiti governativi e le autorità presero coscienza dell’enorme potenziale rappresentato<br />

dai risparmi del pubblico in generale a patto, sempre, che si riuscisse a mantenere un clima di fiducia».<br />

Sulla politica finanziaria di Carlo V cfr. Bauer, Die wirtschaftliche.<br />

359 «La sovranità significa dunque: liberazione dello Stato, in quanto individuo, dalla dipendenza da<br />

antiche relazioni comunitarie, passaggio all’autodeterminazione individuale». Cfr. Hintze, Essenza,<br />

p. 144. Sullo sviluppo del concetto di “sovranità” cfr. Brunner, Terra, pp. 199 sgg.; Quaritsch, Staat;<br />

Quaritsch, Souveränität; Weinacht, Staat; Skalweit, Der «moderne Staat»; Dohrn-van Rossum-<br />

Böckenförde, Organ. Secondo Hintze, Essenza, p. 143, è dubbio «riconoscere il carattere statuale<br />

moderno all’antica grande monarchia spagnola». Sulla concezione castigliana del potere e della<br />

sovranità cfr. Garcia Marin, La burocracia, pp. 23-30; Muto, Sull’evoluzione, pp. 155-179.<br />

360 Così in Castiglia dove del 1503 è la Colleccion de pragmaticas de Ramirez; del 1544 la sua<br />

successiva versione Quaderno de algunas leyes que non estan en el libro de las pragmaticas; del<br />

1567 infine la Nueva Recopilacion, cui nel 1581 si aggiunse un supplemento e poi un Repertorio<br />

tuttavia già elaborato dieci anni prima.<br />

361 Il diritto consuetudinario viene poi sviluppato dalla dottrina del tempo nel senso di una teoria<br />

della funzionalità organica del potere regio nella società. Cfr. Maravall, Teoria, p. 322.

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