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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
Questa esperienza viene piuttosto considerata <strong>il</strong> vertice non sempre raggiungib<strong>il</strong>e, e non<br />
da tutti, in quanto dipende da una iniziativa di Dio stesso e, ovviamente, dall’adeguata<br />
disponib<strong>il</strong>ità del soggetto.<br />
L’accento che in passato si poneva sulla relazione di analogia, viene oggi posto sulla<br />
nozione di esperienza o di relazione interpersonale con Dio stesso. Dio pur essendo<br />
assolutamente trascendente, in quanto crea l’uomo, instaura a livello ontologico <strong>il</strong><br />
fondamento per una possib<strong>il</strong>e relazione con lui. È una chiamata rivolta dalla Trinità alla<br />
libertà umana: questa chiamata può essere percepita e accolta in quanto Dio è<br />
contemporaneamente trascendente e immanente. In ultima analisi dunque l’atto col quale<br />
l’uomo si dona a Dio è preceduto necessariamente da un atto di Dio nel quale l’uomo<br />
viene donato a se stesso da Dio. L’esperienza religiosa nasce precisamente nel momento<br />
in cui questi due atti convergono.<br />
Per questa serie di motivi e alla luce dei testi critici cui mi ispiro non posso condividere la<br />
nozione di “esperienza” proposta da chi intende l’esperienza come <strong>il</strong> momento della<br />
passività, della recettività, del tutto escluse tanto dalla f<strong>il</strong>osofia come razionalismo<br />
metafisico quanto dalla religione come pretesa di possesso esaustivo dell’Assoluto. Tale<br />
descrizione dell’esperienza religiosa ci sembra corrispondente solo a un’esigua minoranza<br />
di istituzioni religiose che sfogliano solo in minima parte <strong>il</strong> catalogo ontologico ricchissimo<br />
delle diverse esperienze che costituiscono la Chiesa. Sembra più fecondo muovere dalla<br />
categoria di “interazione”, anche alla luce della metafisica trascendentale della dottrina<br />
della scienza proposta da Fichte e integrata da Pareyson 179 , metafisica che la modernità<br />
ha solo in parte esplorato. La dinamica dell’interazione (Wechselwirkung), categoria che<br />
Fichte considera originaria rispetto alle altre due categorie kantiane di relazione, cioè<br />
sostanza/accidente e causa/effetto, rende possib<strong>il</strong>e oltrepassare la dialettica di passività e<br />
attività, inoltrandosi nella dinamica costitutiva di appello e di ascolto che contraddistingue<br />
la struttura dell’esistenza dell’uomo in tutte le sue manifestazioni e in quella sua finitezza<br />
che è anche, insieme, apertura all’altro da sé e alla trascendenza, quale è stata<br />
considerata da molte contemporanee f<strong>il</strong>osofie della religione.<br />
Pareyson r<strong>il</strong>eva nella f<strong>il</strong>osofia di Fichte una parte generale e due scienze speciali. La parte<br />
generale contiene i fondamenti della dottrina della scienza la quale ha lo scopo di dedurre<br />
la coscienza e di ricostruirla nella sua completezza, come determinazione reciproca di un<br />
regno di cose sensib<strong>il</strong>i e un regno di cose ragionevoli. La preoccupazione di Fichte,<br />
secondo Pareyson, rimane in primo luogo quella di descrivere la realtà esistenziale, non<br />
tralasciando la dialettica, pure presente, tra momento conoscitivo e mondo dell’agire,<br />
morale o pratico. La f<strong>il</strong>osofia teoretica viene pertanto descritta come scienza della<br />
conoscenza del mondo sensib<strong>il</strong>e, la dottrina morale, invece, si presenta come f<strong>il</strong>osofia<br />
pratica e riguarda <strong>il</strong> regno degli esseri ragionevoli, cioè l’ambito dell’agire umano. A<br />
questo punto, Fichte propone una f<strong>il</strong>osofia dei postulati o dottrina dei primi principi, come<br />
comprensione delle condizioni di possib<strong>il</strong>ità (cioè dei trascendentali) che renda concepib<strong>il</strong>e<br />
la realtà delle relazioni tra i diversi momenti dell’io, alla luce della loro unità costitutiva.<br />
179 L. Pareyson, Fichte, Mursia, Torino 1950.<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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