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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
si offusca sempre più, fino all’«estremo termine della linea, che non torna più nella prima<br />
luce» 363 . Non è questa la rivelazione di Dio nell’occidente cristiano, che assume fino in<br />
fondo la verità dell’individualità delle cose e degli uomini: «La rappresentazione<br />
occidentale può arrivare ad affermare che <strong>il</strong> finito, le singole cose sono autonome, cioè<br />
assolute» 364 . E queste sono, in effetti, le coordinate della f<strong>il</strong>osofia della rivelazione che<br />
accetta di cominciare con Kant e passare per Hegel perché non vuole sottrarsi alla sfida di<br />
poggiare l’esperienza religiosa sul presupposto di quella assoluta autonomia, magari per<br />
raddrizzarla, correggerne la pretesa di autosufficienza. Ciò vale, innanzitutto, per gli<br />
interlocutori (polemici) più vicini e più citati di Hegel. È <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo della religione, per Kant,<br />
<strong>il</strong> «giudice» della rivelazione perché solo nel caso della legge morale si può dire che la<br />
possib<strong>il</strong>ità, <strong>il</strong> concetto produce <strong>il</strong> fatto producendo se stessa nella realtà: la circolarità fra<br />
la libertà di Dio come fondamento della creazione al quale <strong>il</strong> sapere accede in termini<br />
sempre solo regolativi e la libertà dell’uomo sottoposto alle leggi morali come «scopo<br />
finale» di tale creazione è oggetto appunto di una f<strong>il</strong>osofia della religione (nel duplice<br />
significato del genitivo) e non di una teologia speculativa. Questo è esattamente <strong>il</strong> punto<br />
di attacco della critica hegeliana, che così denuncia implicitamente anche la continuità fra<br />
l’autonomia di Kant e la degenerazione della soggettività nell’ateismo del mondo etico al<br />
quale Hegel contrapporrà la sua f<strong>il</strong>osofia del diritto. La verità dell’argomento fondamentale<br />
sull’esistenza di Dio è la realizzazione del concetto come oggettività, all’interno della<br />
dinamica soggettiva che – nella Scienza della logica – rovescia nella libertà la necessità<br />
della sostanza e consente di tenere insieme l’assoluto onto-logico e l’assoluta autonomia<br />
del finito. L’impresa comune di Friedrich Schelling e Søren Kierkegaard sarà precisamente<br />
quella di ribadire che non si deduce l’esistenza in questo modo e che, tentando di farlo,<br />
Hegel si impantana inevitab<strong>il</strong>mente nelle astruserie di un passaggio alla Realph<strong>il</strong>osophie<br />
che sarebbe operato da un’Idea che decide e si licenzia da se stessa, come se i concetti<br />
potessero veramente decidere qualcosa.<br />
Schelling e Kierkegaard, come è noto, prendono poi due strade molto diverse. Il primo<br />
rivendica certamente <strong>il</strong> carattere essenzialmente storico della religione e in particolare del<br />
cristianesimo. E tuttavia, proprio perché in essa si superano i limiti della mitologia, la<br />
forma della rivelazione che si concentra sul fatto che <strong>il</strong> suo contenuto è stato annunciato<br />
da Dio ad alcuni uomini in un tempo determinato è una forma «subordinata», che deve<br />
essere rapportata all’universale autentico della rivelazione: «Il contenuto della rivelazione<br />
è anzitutto un contenuto storico, ma non comunemente o temporalmente storico; esso è<br />
un contenuto che si manifesta in un tempo determinato, che cioè si inserisce in ciò che si<br />
manifesta nel mondo, ma che per quanto riguarda la sostanza era presente e preparato,<br />
quand’anche non manifesto e nascosto, “prima della fondazione del mondo”». E così si<br />
deve dire che l’essenziale del cristianesimo non è <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong> suo fondatore, «nato sotto<br />
Augusto, sia morto sotto Tiberio», ma l’idea di un Figlio di Dio, «<strong>il</strong> quale, per rigenerare<br />
l’umanità, è divenuto uomo. Io lo chiamo un elemento storico più alto» 365 . In Kierkegaard,<br />
363 G.W.F. Hegel, Wissenschaft der Logik, in Werke cit., vol. VI, p. 198.<br />
364 Id., Die bestimmte Religion, in Vorlesungen über die Ph<strong>il</strong>osophie der Religion, vol. 2, a cura di W.<br />
Jaeschke, Meiner, Hamburg 1983-1985, p. 469.<br />
365 F.W.J. Schelling, Ph<strong>il</strong>osophie der Offenbarung cit., vol. I, pp. 141-142 e 195.<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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