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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

differenziazione del tutto “moderna” tra religio e fides, e beninteso autorizza la dicotomia,<br />

così largamente attestata in letteratura, tra <strong>il</strong> das Religiöse e la religione oggettivata in<br />

culto e dogma, informando la possib<strong>il</strong>ità stessa di un’interrogazione critica intorno<br />

all’apriorità o trascendentalità del religioso, intorno cioè alla fides come «res concettuale a<br />

sé stante» distinta dalla sua specifica sedimentazione storica, codificata e<br />

istituzionalmente “amministrata”. Celada Ballanti ha senz’altro ragione di precisare che,<br />

primaché da alchimie concettuali, i nessi profondi che strutturano la categorizzazione della<br />

religione, e con essa la stessa secolarizzazione intesa come affrancamento e per così dire<br />

differenziazione di sfere di competenza, muovono dal vissuto religioso. La divaricazione tra<br />

religio e fides è cioè «sintomo di un’inquietudine e di un disagio che, prima che essere<br />

teologici, concernono la coscienza religiosa überhaupt»; si categorizza la religione, in altri<br />

termini, quando essa inizia a caricarsi di interrogativi e problemi inevasi, inerenti al suo<br />

Wesen siccome al ruolo delle istituzioni positive e alla funzione della mediazione salvifica.<br />

Quando cioè si d<strong>il</strong>ata per così dire la forbice della domanda di senso e dell’offerta soterica.<br />

Gli stessi fenomeni di “spiritualizzazione” da un lato e dall’altro di “storicizzazione”, che<br />

corrispondono per esempio a altrettanti, fondamentali vettori della proteiforme, complessa<br />

e feconda intelligenza del religioso articolata nel quadro dell’<strong>il</strong>luminismo tedesco, hanno<br />

del resto questa specifica matrice e sono <strong>il</strong> prodotto dell’esodo e della pulsione che<br />

informano l’ex-per-ire religioso e ne caratterizzano, secondo questa prospettiva critica, la<br />

forma specificamente moderna. La stessa proposta schleiermacheriana, che questo<br />

quadro culturale riflette e contribuisce a proiettare su un orizzonte più ampio, si rivela di<br />

tipo sostanzialmente genealogico; anch’essa infatti è tesa – per ut<strong>il</strong>izzare le parole di<br />

Celada Ballanti – a «rinvenire i centri nevralgici, costitutivi del religioso nella coscienza del<br />

singolo». Si premura cioè di rintracciare l’origine e la costituzione dell’esperienza religiosa<br />

– per dirla nei termini fam<strong>il</strong>iari a una tradizione teoretica che con <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo e teologo di<br />

Breslavia ha senz’altro contratto un cospicuo debito intellettuale – nell’apriori religioso che<br />

sottende la fenomenologia storica del fatto religioso. Beninteso, si preoccupa di<br />

rintracciare tale origine e costituzione non già “in continuità” con le altre modalità<br />

dell’esperire umano (quella conoscitiva, quella “prassistica” ma anche la modalità estetica)<br />

quanto piuttosto, secondo uno schema trascendentale, entro una «originaria connessione<br />

esistentiva», entro una «relazione esistentiva originaria» del tutto peculiare e dotata di<br />

una propria irriducib<strong>il</strong>e intenzionalità. L’esperire religioso interessa la radice e la totalità<br />

dell’essere umano e si istituisce in un “vissuto intenzionale” nel quale si impianta una<br />

relazione. Sono queste due dimensioni dalle quali non si può prescindere tanto nell’attuare<br />

per così dire un’autentica esperienza religiosa quanto nell’articolare una congrua<br />

comprensione f<strong>il</strong>osofica del religioso che su questa esperienza necessariamente si<br />

incarichi di fare perno.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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