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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

f<strong>il</strong>osofi della religione hanno messo in luce l’esistenza di un sensus divinitatis, cioè di una<br />

capacità umana originaria di accesso al divino 53 . L’esperienza religiosa, così come<br />

configurata da Alston, è la capacità umana di percepire <strong>il</strong> divino che si esplicita in maniera<br />

straordinaria ed eclatante nelle esperienze mistiche, ma che si può attivare<br />

ordinariamente anche in circostanze più comuni che sollecitano credenze religiose, siano<br />

esse circostanze legate alla vita religiosa, quali i riti, la liturgia, i sacramenti, la lettura di<br />

testi sacri, siano esse circostanze della vita quotidiana, quali la relazione tra le persone, <strong>il</strong><br />

perdono, l’amore, <strong>il</strong> desiderio di giustizia, la contemplazione di un’opera d’arte o della<br />

straordinaria complessità della natura, eccetera. Le pratiche doxastiche dell’esperienza<br />

religiosa hanno un valore epistemologico e alcune implicazioni antropologiche a partire<br />

dall’unità psicocorporea dell’uomo. Alston parla di realismo psicologico: «ritengo che ci sia<br />

sempre (quasi sempre?) una sola risposta alla domanda: precisamente quale meccanismo<br />

incarnato in quale funzione, opera nella generazione di quella credenza? Ritengo che<br />

proprio questo modo di generalizzare da questa particolare relazione sensi/inputcredenza/output<br />

rifletta l’attuale dinamica psicologica della cognizione 54 ». Detto altrimenti,<br />

la formazione di una particolare credenza consiste nell’attivazione di un meccanismo<br />

generale (habitus) che opera secondo una certa funzione: quel meccanismo è la<br />

realizzazione psicologica di quella funzione. Lo studio di tali meccanismi e la probab<strong>il</strong>ità di<br />

successo del loro funzionamento è consegnato allo studio della psicologia e apre uno<br />

spiraglio a un approccio neurofisiologico non riduttivistico.<br />

Le pratiche doxastiche sono metafisicamente neutrali, anche se Alston non manca di<br />

ribadirne la fruib<strong>il</strong>ità in una metafisica di matrice realista: «la mia teoria della pratiche<br />

doxastiche è fermamente realista, in quanto riconosce una singola realtà che è quella che<br />

è, nei confronti della quale noi pensiamo o diciamo qualcosa. La pratica doxastica è una<br />

fonte di criteri di giustificazione e di razionalità; non determina la realtà o la verità 55 ».<br />

Alston lascia poi emergere una forte connessione tra la sua proposta e la teologia naturale<br />

propriamente detta, che si configura in questi termini: «non rifiuto l’impresa della teologia<br />

naturale, cioè <strong>il</strong> tentativo di stab<strong>il</strong>ire verità di base circa l’esistenza e la natura di Dio<br />

attraverso dei ragionamenti che non dipendono in alcun modo da dati o convinzioni<br />

mutuati dalla vita religiosa. Non ritengo che la teologia naturale sia all’altezza delle<br />

aspettative dei suoi più entusiasti sostenitori, ma neppure la considero priva di valore.<br />

Penso che anche questa fonte possa contribuire alla nostra comprensione di Dio, della<br />

Sua natura, del Suo scopo e della Sua relazione con noi 56 ». Tra i motivi di questa<br />

affermazione vi è <strong>il</strong> coinvolgimento che secondo Alston investe tutta la persona e tutte le<br />

sue facoltà nel momento in cui la credenza religiosa si forma e in quello in cui si assente<br />

Ph<strong>il</strong>osophy of Religion, a cura di W.J. Wainwright, Oxford University Press, Oxford 2005, e S. Payne,<br />

“Mysticism, nature of”, voce in Routledge Encyclopedia of Ph<strong>il</strong>osophy, a cura di E. Craig, Routledge, London<br />

1988, vol. VI, pp. 627-634.<br />

53<br />

Cfr. A. Plantinga, Warranted Christian Belief, Oxford University Press, Oxford 2000.<br />

54<br />

W.P. Alston, “How to Think about Reliab<strong>il</strong>ity”, Ph<strong>il</strong>osophical Topics, 23, 1995, p. 365 (trad. mia).<br />

55<br />

W.P. Alston, “Perceiving God cit.”, p. 165 (trad. mia).<br />

56<br />

W.P. Alston, Divine Nature and Human Language. Essays in Ph<strong>il</strong>osophical Theology, Cornell University<br />

Press, Ithaca 1989, p. 7 (trad. mia).<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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