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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
L’ESPERIENZA RELIGIOSA COME GARANZIA EPISTEMICA E COME<br />
EVIDENZA DELLA REALTÀ DIVINA<br />
Mario Micheletti<br />
L’importanza dell’esperienza religiosa trascende di gran lunga quell’ambito di discussione<br />
epistemologica su cui prevalentemente si sofferma la f<strong>il</strong>osofia analitica della religione e<br />
sulla quale intendo io stesso concentrare qui la mia attenzione. L’incontro con Dio<br />
costituisce <strong>il</strong> cuore e <strong>il</strong> germe della religione 1 . La conoscenza più profonda di Dio,<br />
ancorché pur sempre parziale rispetto al mistero della sua realtà, è quella che è resa<br />
possib<strong>il</strong>e da quella trasformazione spirituale mediante la quale una persona entra in<br />
comunione con Dio 2 . Come ha osservato Alston, se è vero che fondamenti indiretti della<br />
credenza in Dio possono accrescere la giustificazione epistemica, è vero anche che la<br />
nostra relazione con la dottrina cristiana sarebbe completamente diversa se non ci fosse<br />
la possib<strong>il</strong>ità di una qualche esperienza di Dio: essa sarebbe di tipo puramente teoretico.<br />
Lo scopo primario dell’esperienza religiosa e mistica non è certo quello di assicurare a<br />
certe credenze una giustificazione epistemica. Quell’esperienza è importante soprattutto<br />
perché è parte integrante di quella relazione personale con Dio che costituisce lo scopo<br />
fondamentale e la piena realizzazione della vita umana 3 .<br />
Tuttavia, nel contesto della f<strong>il</strong>osofia della religione, la problematica epistemologica non<br />
può essere fac<strong>il</strong>mente elusa. È importante comprendere che la difesa della valenza<br />
cognitiva della percezione di Dio ha, in ultima analisi, lo scopo di dare un appropriato<br />
r<strong>il</strong>ievo all’esperienza religiosa e alla sua possib<strong>il</strong>e veridicità. Varrebbe la pena inoltre di<br />
esplorare l’idea che un’esperienza teistica dalla tonalità affettiva possa essere<br />
cognitivamente significante non nonostante la sua dimensione affettiva ma grazie ad essa,<br />
per l’intenzionalità intrinseca delle affezioni e dei sentimenti coinvolti 4 .<br />
In rapporto alle discussioni odierne di f<strong>il</strong>osofia della religione e di epistemologia religiosa <strong>il</strong><br />
primo problema che si deve affrontare è quello relativo alla legittimità o meno della<br />
distinzione fra due modi di introdurre <strong>il</strong> tema dell’esperienza religiosa. Nella prima<br />
1<br />
S.T. Davis, God, Reason and Theistic Proofs, Edinburgh University Press, Edinburgh 1997, p. 122.<br />
2<br />
W.P. Alston, “Two Cheers for Mystery!”, in God and the Ethics of Belief, a cura di A. Dole & A. Chignell,<br />
Cambridge University Press, Cambridge 2005, pp. 99-114 (in particolare pp. 100-106).<br />
3<br />
W.P. Alston, Perceiving God. The Epistemology of Religious Experience, Cornell University Press, Ithaca-<br />
London 1991, pp. 12, 303.<br />
4<br />
Cfr. M.R. Wynn, Emotional Experience and Religious Understanding. Integrating Perception, Conception and<br />
Feeling, Cambridge University Press, Cambridge 2005, pp. 22-23.<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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