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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

estremamente frastagliato), e segnatamente su quella nozione di “esperienza religiosa” a<br />

partire dalla quale, come sostiene Giuseppe Di Salvatore, possono assieme darsi per la<br />

f<strong>il</strong>osofia della religione la chance di scardinare <strong>il</strong> «gioco autoreferenziale del limite» e la<br />

possib<strong>il</strong>ità di una costante e positiva “ridefinizione” del proprio statuto.<br />

Vale allora certamente la pena di ricordare anzitutto che – ha insistito per esempio Marco<br />

Ravera nella sua Introduzione 79 – la f<strong>il</strong>osofia della religione, proprio come la f<strong>il</strong>osofia del<br />

diritto o della scienza, è una “f<strong>il</strong>osofia seconda”. Come è noto, per f<strong>il</strong>osofia seconda<br />

tradizionalmente si intende ogni estensione della indagine f<strong>il</strong>osofica a settori specifici<br />

dell’esperire umano che, per quanto autonomi nella propria origine rispetto alla f<strong>il</strong>osofia<br />

medesima, rimangono comunque aperti alla sua interrogazione e anzi la richiedono<br />

laddove essa si incentri sui loro fondamenti. Ora, è certamente vero che la nozione di<br />

“f<strong>il</strong>osofia seconda” intanto ha un senso in quanto si differenzia da una f<strong>il</strong>osofia “prima”,<br />

«schiettamente teoretica e capace di un’autonoma autofondazione», quale è per esempio<br />

la metafisica aristotelicamente intesa (la scienza dei princìpi primi dell’essere) o la logica<br />

in senso hegeliano (la struttura profonda di tutto <strong>il</strong> reale); la “f<strong>il</strong>osofia seconda” articola<br />

quindi, per intenderci meglio, l’estendersi delle categorie fondanti della f<strong>il</strong>osofia prima alle<br />

svariate e multiformi manifestazioni della realtà. È altresì certamente vero che la scienza<br />

moderna ha in larga misura destab<strong>il</strong>izzato la pretesa onnifondativa del sapere f<strong>il</strong>osofico,<br />

settorializzandolo e frammentandolo e mettendo perciò in crisi la nozione stessa di<br />

“f<strong>il</strong>osofia prima”. Questa crisi ha conseguentemente interessato anche le cosiddette<br />

“f<strong>il</strong>osofie seconde” facendo sì che, nella nostra congiuntura storico-intellettuale e nella<br />

specifica situazione culturale che è andata consolidandosi nella contemporaneità, non si<br />

attribuisca più loro la funzione di un sapere fondante capace di garantire l’apparato<br />

categoriale in cui devono strutturarsi i saperi cosiddetti “regionali” ma quella – più<br />

“debole” – di un’indagine razionale tesa alla ricerca del senso.<br />

Ecco, se ciò è certamente e comunemente vero per tutte le “f<strong>il</strong>osofie seconde” – e quindi<br />

per la f<strong>il</strong>osofia della scienza come per la f<strong>il</strong>osofia del diritto o della storia – è altresì vero<br />

che nel caso della f<strong>il</strong>osofia della religione, accanto a questo dato comune e pacifico,<br />

emerge altresì una specificità non di poco conto. Che è la seguente: la tensione tra<br />

f<strong>il</strong>osofia e religione, la quale si esprime appunto nella “f<strong>il</strong>osofia della religione” intesa<br />

come dialogo tra queste due polarità e segnatamente come chiarificazione dell’esperienza<br />

religiosa, lungi dall’essere un punto di contatto tra due realtà di fatto estranee, si<br />

configura piuttosto come lo sv<strong>il</strong>uppo naturale (anche se talora assai tormentato) di una<br />

affinità profonda e originaria. «C’è stato un tempo in cui la religione, separata dalla fede<br />

popolare, veniva custodita come un fuoco sacro, nei misteri, e la f<strong>il</strong>osofia aveva un<br />

santuario in comune con essa», affermava Friedrich Schelling – si ricorderà – nelle battute<br />

iniziali del suo Ph<strong>il</strong>osophie und Religion (1804) 80 . Più recentemente, in occasione di una<br />

relazione su La f<strong>il</strong>osofia della religione in Germania negli ultimi decenni tenuta nell’ottobre<br />

del 1964, Alberto Caracciolo ha precisato che la «f<strong>il</strong>osofia della religione è, dunque, non<br />

una parte della f<strong>il</strong>osofia, ma l’unico f<strong>il</strong>osofare […] in quanto, nel suo processo, a un certo<br />

79 M. Ravera, Introduzione alla f<strong>il</strong>osofia della religione, UTET, Torino 1995.<br />

80 F.W.J. Schelling, Werke, a cura di M. Schröter, t. IV: Schriften zur Ph<strong>il</strong>osophie der Freiheit: 1804-1815, p. 6;<br />

trad. di V. Verra, Scritti sulla f<strong>il</strong>osofia, la religione, la libertà, a cura di L. Pareyson, Mursia, M<strong>il</strong>ano 1974, p. 37.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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