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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
drasticamente alterate se si trattano questi sistemi come se avessero a che fare con<br />
fenomeni anziché con realtà noumeniche 33 , e quelle di Plantinga, secondo cui <strong>il</strong> pluralismo<br />
di Hick, pur contrapponendosi all’esclusivismo, è in realtà una forma di esclusivismo, sotto<br />
l’aspetto fondamentale logico-epistemologico, perché se è vero, allora esclude la verità<br />
letterale delle principali convinzioni religiose, in quanto logicamente incompatib<strong>il</strong>i con la<br />
sua posizione, e implica in definitiva la loro falsità 34 ; certe verità sulla Realtà noumenica,<br />
non mitiche o non culturalmente plasmate, poi, secondo Quinn, sono la condizione perché<br />
l’ipotesi pluralistica abbia senso, ma non è chiaro <strong>il</strong> criterio della loro demarcazione<br />
rispetto alle altre; inoltre l’attribuzione alla realtà suprema ad esempio della massima<br />
grandezza ha delle implicazioni che sono incongruenti con le tesi di Hick sulla Realtà<br />
noumenica, sia che implichi, come sembra dover ragionevolmente implicare, l’attribuzione<br />
della personalità, sia che implichi l’impersonalità. La Realtà noumenica di Hick può alla<br />
fine apparire un costrutto non necessario e ingiustificab<strong>il</strong>e: <strong>il</strong> ricorso all’esperienza<br />
religiosa come base di una risposta realistica alla sfida della diversità religiosa è minata<br />
alla base dalle implicazioni della stessa proposta neokantiana di Hick 35 .<br />
Per quanto riguarda l’esperienza religiosa, si può osservare che c’è, dopo tutto, un<br />
nocciolo comune alle affermazioni esperienziali, non equivalente ad una “religione<br />
universale”, perché, a mio avviso, non incompatib<strong>il</strong>e con la convinzione di Alston (e<br />
Plantinga) circa la razionalità di affidarsi alla pratica doxastica cristiana (una<br />
manifestazione non-personale del divino, ad esempio, non necessariamente è antipersonale;<br />
alcune intuizioni del monismo sono preservate nel teismo cristiano), e molte<br />
esperienze religiose e mistiche, diverse sotto certi aspetti fra loro, si rivelano, in contrasto<br />
con <strong>il</strong> naturalismo ontologico, capaci di procurare una buona evidenza alla convinzione<br />
che <strong>il</strong> mondo ordinario non è la realtà ultima né l’io ordinario l’io più profondo e che una<br />
qualche forma di unione con la realtà ultima è <strong>il</strong> nostro bene sommo 36 .<br />
33 W.P. Alston, Perceiving God cit., p. 265.<br />
34 A. Plantinga, “Pluralism: A Defense of Religious Exclusivism”, in The Ph<strong>il</strong>osophical Challenge of Religious<br />
Diversity cit., pp. 172-192 (in particolare p.177): A. Plantinga, Warranted Christian Belief cit., pp. 43-63, 390-<br />
395, 404-421.<br />
35 Ph.L. Quinn, “Towards Thinner Theologies: Hick and Alston on Religious Diversity”, in The Ph<strong>il</strong>osophical<br />
Challenge of Religious Diversity cit., pp. 226-243 (in particolare pp. 233-234); P.R. Eddy, “Religious Pluralism<br />
and the Divine: Another Look at John Hick’s Neo-Kantian Proposal”, Ivi, pp. 126-138. B. Hebblethwaite, “John<br />
Hick and the Question of Truth in Religion”, in God, Truth and Reality. Essays in Honour of John Hick, a cura<br />
di A. Sharma, Macm<strong>il</strong>lan-St. Martin’s Press, Houndm<strong>il</strong>ls-London-New York 1993, pp. 124-134 (in particolare p.<br />
130: «But it may well be asked whether it is necessary to retain such a vague transcendent reference point»).<br />
36 C. Franks Davis, The Evidential Force cit., pp. 175, 190-191; G. Griffith-Dickson, Religious Experience, in<br />
The Routledge Companion to Ph<strong>il</strong>osophy of Religion, a cura di C. Meister & P. Copan, Routledge, London-New<br />
York 2007, pp. 682-691 (in particolare p. 685); K.-M. Kwan, “The Argument from Religious Experience cit.”,<br />
pp. 537 sgg. Cfr. anche J.I. Gellman, Experience of God and the Rationality of Theistic Belief, Cornell<br />
University Press, Ithaca-London 1997, pp. 90 sgg., e G. Gutting, Religious Belief and Religious Skepticism,<br />
University of Notre Dame Press, Notre Dame-London 1982, pp. 170-171: «Those who encounter God as<br />
“impersonal” do not claim that he is more like a rock than a human being, but that even the category of<br />
“person” is not adequate to his reality… So, despite the manifest diversity of religious experiences, there<br />
remains a content common to them all; and, apart from very uncommon instances of highly specific<br />
revelations via visions or mystical insights, it is possible to accept consistently the essential features of almost<br />
all religious experiences».<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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