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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
problema specifico di un’esperienza peculiare; in tal caso si tratta di capire come si<br />
costituisce nello specifico l’esperienza religiosa. Ora in generale vi sono due definizioni, o<br />
se si preferisce due visuali, due modelli, in proposito. Il primo è quello elaborato da<br />
Aristotele, per <strong>il</strong> quale l’esperienza è la conoscenza dell’individuale, nella quale si<br />
coniugano insieme descrizione idiografica e prassi memorizzata. Il secondo è quello che<br />
risale a Bacone, per <strong>il</strong> quale l’esperienza è ab<strong>il</strong>ità tecnica sorretta da un sapere; tale<br />
modello unisce insieme sapere e ab<strong>il</strong>ità tecnica.<br />
Senonché nella f<strong>il</strong>osofia moderna <strong>il</strong> problema cruciale è stato tutto sommato quello di<br />
capire come si costituiscono gli oggetti dell’esperienza conoscitiva. E qui è interessante<br />
seguire una traccia riflessiva che segna un percorso noetico in qualche modo decisivo ai<br />
fini dell’argomento svolto in questa sede. Secondo Locke l’oggetto di esperienza<br />
(percettiva e intellettiva) si costituisce a partire e in base a datità. L’esperienza in tale<br />
visuale è la costituzione degli oggetti del sapere. Pertanto l’esperienza conoscitiva ha una<br />
struttura ficzionica, diciamo così, e una valenza trascendentale; essa in nuce è già<br />
presente con Hume. Il passo ulteriore su questa linea è l’elaborazione del modello<br />
trascendentale dell’esperienza (Kant). Nella sua visuale gli atti di sapere sono atti di<br />
formazione, e invero di formazione di oggetti del sapere. Peraltro l’esperienza conoscitiva<br />
si impernia sull’autocoscienza (Io penso kantiano). Essa è l’istanza di anticipazione<br />
(prolessi) di tutti gli atti di formazione che istituiscono l’esperienza. Il problema che Kant<br />
lascia aperto è come si istituisce la stessa autocoscienza. Beninteso tale questione viene<br />
ripresa nella cultura successiva, che dà adito a risultati assai interessanti.<br />
Ora nel territorio dell’esperienza (in quanto costituita, cioè formata da oggetti costituiti)<br />
rientrano tutti gli enti mondani; e anche le grandi tematiche metafisiche hanno la loro<br />
collocazione pertinente (e debitamente sensata) in quel territorio. Si ha quindi per questa<br />
via una estensione della nozione di esperienza, che non è solo quella noetica-conoscitiva.<br />
Vi rientra per esempio l’esperienza pratica (della ragion pratica), quella estetica e<br />
teleologica (sedimentata dalla operatività del Giudizio e dal giudizio riflettente), la stessa<br />
esperienza religiosa. Quest’ultima viene compresa, ad esempio a partire da<br />
Schleiermacher, come costituita dalla struttura stessa dell’ex-sistere, ossia da quella<br />
struttura che egli nomina “dipendenza assoluta”. Pertanto occorre demarcare con<br />
chiarezza tre differenti significati della nozione di esperienza, anche se si tratta di<br />
significati che in parte interagiscono tra loro: l’esperienza come mediazione conoscitiva,<br />
l’esperienza come struttura conoscitiva, l’esperienza come istituzione del senso.<br />
a) L’esperienza, intesa come mediazione conoscitiva, mette in contatto narrativamente<br />
con una sfera che non è accessib<strong>il</strong>e per via conoscitiva diretta; e questo è precisamente <strong>il</strong><br />
caso della sfera del divino, che si configura come inaccessib<strong>il</strong>e per via conoscitiva diretta.<br />
Ora se si dà un referente (individuale, collettivo, un ente proveniente da un altro mondo)<br />
che ha avuto accesso a quella sfera, e che quindi è capace di una “prassi memorizzata” 159<br />
sul terreno di quella sfera, ne può comunicare narrativamente l’esperienza a chi non ha<br />
fatto la medesima esperienza. Questo schema è alla base di un certo concetto, anche<br />
neotestametario (si pensi ad esempio agli scritti giovannei), di rivelazione. Laddove però è<br />
159 È importante ricordare che questa è la definizione aristotelica di esperienza (empeiria).<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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