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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

peut se produire au sein de cet ordre, se propose comme une invitation à la recherche<br />

d’un ordre nouveau où se résoudrait ce premier désaccord […]. Bergson nous à enseigné<br />

que le désordre, comme le néant, est une idée relative. Faut-<strong>il</strong>, pour un dérangement<br />

absolu, que dans le Même fasse irruption une altérité absolue, celle d’Autrui?» 340 . Si parla<br />

quindi di «dérangement irréductible» e, per tentare di sottrarsi alla difficoltà suddetta,<br />

ossia alla inevitab<strong>il</strong>e riconduzione all’ordine e dunque al Medesimo di ogni disturbo, di ogni<br />

trascendenza, di ogni alterità, lo descrive come segue: «Le dérangement n’est […] pas<br />

l’éclatement d’une catégorie trop étroite pour l’ordre que cet éclatement laissera luire<br />

dans le chaton d’une catégorie plus large. Il n’est pas davantage le choc d’une provisoire<br />

incompréhension qui bientôt deviendra intelligence. C’est ne pas en tant qu’irrationnel ou<br />

absurde que le dérangement dérange […]. Le dérangement qui n’est pas la surprise de<br />

l’absurde, n’est possible que comme l’entrée, dans un ordre donné d’un autre ordre qui ne<br />

s’accommode pas du premier 341 ». Il dérangement è l’irruzione di un ordine altro, che non<br />

si lascia ricondurre.<br />

Perché si può vedere in queste righe di Levinas un’esemplificazione paradigmatica del<br />

problema dell’analogia? Ad un livello teorico generale, cosa indica la questione che è<br />

veicolata da tale parola? Il termine “analogia” significa etimologicamente – e molto<br />

significativamente per quanto appena detto – “proporzione”, e nel linguaggio ordinario è<br />

ut<strong>il</strong>izzato quale sinonimo di “somiglianza”. Come termine tecnico f<strong>il</strong>osofico investe<br />

questioni diverse, che riguardano però tutte i confini tra identità e differenza: si tratta – a<br />

seconda degli autori e delle epoche, ma secondo una linea di continuità che è tracciab<strong>il</strong>e –<br />

della identità o differenza di significato con cui un termine viene predicato (dunque di una<br />

via mediana, nel linguaggio, tra univocità ed equivocità); della identità e differenza tra<br />

pensiero e realtà; di quella tra i molteplici fenomeni dell’esperienza e le loro regolarità<br />

traducib<strong>il</strong>i in leggi; ma anche della identità e differenza tra Dio e le creature.<br />

Storicamente, <strong>il</strong> termine comincia ad avere r<strong>il</strong>evanza f<strong>il</strong>osofica nella grecità, in Aristotele<br />

ed in particolare nei suoi commentatori tardo antichi e medievali. Soprattutto – ancora in<br />

modo significativo rispetto alle righe citate di Levinas – in riferimento al trattato sulle<br />

Categorie. Ed è in ambito scolastico, dal XII secolo, grazie anche alla mediazione araba,<br />

che l’analogia guadagna una r<strong>il</strong>evanza di tipo metafisico, investendo la questione del<br />

modo in cui si esprime <strong>il</strong> termine “ente” – e dunque del suo significato – ossia dei diversi<br />

modi in cui si predica quello che assurge al ruolo di «soggetto proprio della metafisica» 342 .<br />

Il termine “ente” deve avere un fondo di significato comune, perché sia possib<strong>il</strong>e avere<br />

una scienza metafisica che ne tratta e sia costituita da s<strong>il</strong>logismi validi. Deve potersi<br />

predicare univocamente. Eppure l’ente si predica in molti modi, a seconda delle realtà cui<br />

si riferisce, è dunque un termine equivoco. Dovendo tenere assieme identità e differenza,<br />

univocità ed equivocità, l’analogia si scontra con la difficoltà appartenente insormontab<strong>il</strong>e<br />

di dover trovare una reale omogeneità, capace anche di salvaguardare una altrettanto<br />

vera eterogeneità; senza che la mediazione scada in una generica vaghezza.<br />

340<br />

Ibid., pp. 286-287.<br />

341<br />

Ibid., pp. 292-293.<br />

342 e e<br />

Cfr., tra gli altri, E.J. Ashworth, Les théories de l’analogie du XII au XVI siècle, Vrin, Paris 2008; J.-F.<br />

Courtine, Inventio analogiae. Métaphysique et ontothéologie, Vrin, Paris 2005.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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