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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

dimensione dell’essere. La ri-velazione è così relazione, che proprio per questo non toglie<br />

mai <strong>il</strong> velo della originaria differenza per la quale Dio si manifesta nella realtà finita del<br />

tempo e non è tuttavia questa realtà e questo tempo. L’idealista non può accettare questa<br />

derivazione assoluta di B da A, senza la quale non può dispiegarsi la dimensione autentica<br />

dello Zwischen di pensiero ed essere, Dio e uomo, io e tu 368 .<br />

Il secondo è <strong>il</strong> riconoscimento dell’importanza e insieme del limite della posizione<br />

kantiana. L’esito della prima critica rispetto alla questione dell’assoluto e di Dio e<br />

l’apertura di una nuova via “metafisica” a partire dalla ragione pratica inaugurano<br />

effettivamente una nuova fase per la f<strong>il</strong>osofia occidentale, che era sempre stata in primo<br />

luogo cosmologica e solo secondariamente teologica e antropologica. Kant è per <strong>il</strong><br />

pensiero <strong>il</strong> protagonista della svolta appunto antropologica realizzata da Rousseau sul<br />

piano politico. Egli resta tuttavia, insieme al ginevrino, <strong>il</strong> padre spirituale dell’idealismo: la<br />

legge morale è infatti espressione di una causalità assolutamente incondizionata della<br />

ragione, capace in questo caso di determinare da se stessa gli oggetti ai quali può essere<br />

applicata, senza presupporre alcunché di estrinseco. Non si supera in questo modo <strong>il</strong><br />

pregiudizio di un Io isolato e dunque presuntuosamente autonomo, l’equivoco dell’uomo<br />

moderno come uomo copernicano, sciolto dalla natura appunto «in una forma astratta,<br />

trascendentale: come coscienza in generale» 369 . Non si riconoscono, in altri termini, le<br />

premesse della rivelazione come relazione.<br />

Il terzo e ultimo punto è quello della definizione della «vita fra la nascita e la morte»<br />

come spazio concreto di una f<strong>il</strong>osofia biografica finalmente in grado di offrire<br />

un’alternativa all’antica metafisica. Questa f<strong>il</strong>osofia rimane costantemente intrecciata<br />

all’epifania di un mistero: la natura, grazie alla creazione, è autonoma, ma questa<br />

autonomia le è data, donata. Questa è la dialettica del mondo: <strong>il</strong> suo incessante avere «a<br />

che fare con la lontananza» 370 . Relazione e lontananza. In Rosenzweig è la tesi che è <strong>il</strong><br />

mondo a contenere <strong>il</strong> logos e non viceversa a permettere di reinterpretare <strong>il</strong> significato<br />

manifestativo del fenomeno, la «spumeggiante ricchezza» irrigidita dall’idealismo nel<br />

«morto caos del dato» affinché <strong>il</strong> pensiero potesse confondersi con la divinità 371 . Non può<br />

sfuggire, in un’opera così architettonicamente strutturata come la Stella, <strong>il</strong> fatto che la<br />

rivelazione sia collocata al centro della seconda delle tre parti, là dove viene pronunciata<br />

la parola che consente di dare una risposta all’esperienza della morte con la quale <strong>il</strong> libro<br />

si apre – «forte come la morte è l’amore» – e l’incontro-dialogo fra Dio e uomo diventa <strong>il</strong><br />

modello di tutte le altre relazioni. La rivelazione fonda nella creazione lo spazio e <strong>il</strong> tempo<br />

dell’esperienza vissuta soggettiva e assicura loro in questo modo un centro, ma ciò che si<br />

comunica è soltanto <strong>il</strong> «nome» divino, invocando <strong>il</strong> quale l’uomo abita, appunto<br />

invocandola, la terra. Sapendo bene che non è concesso dare un nome al futuro. La<br />

rivelazione è allora orientamento e mai compimento, perché l’amore di Dio è «sempre<br />

tutto nell’istante e nel punto in cui egli ama», ma «solo nell’infinità del tempo, passo<br />

368<br />

Cfr. H. Ehrenberg, Disputation. Drei Bücher vom deutschen Idealismus. Te<strong>il</strong> 3: Hegel, Drei Masken,<br />

München 1925, pp. 99 sgg.<br />

369<br />

Cfr. Ibid., vol. I: Fichte, p. 18, e vol. II: Schelling, p. 27.<br />

370 Ibid., vol. III, pp. 118 e 147.<br />

371 F. Rosenzweig, La stella della redenzione cit., pp. 46-47.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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