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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

difficoltà di escludere <strong>il</strong> principio senza cadere nello scetticismo riguardo ad ogni tipo di<br />

esperienza. D’altronde, se è corretto usare <strong>il</strong> principio per altre esperienze, occorre un<br />

buon argomento per mostrare che non è applicab<strong>il</strong>e alle esperienze religiose (un<br />

argomento che, come mostra Swinburne, non è fac<strong>il</strong>e proporre: la giustificazione induttiva<br />

del principio sulla base delle esperienze passate, in particolare, può darsi solo se queste<br />

ultime sono considerate attendib<strong>il</strong>i in virtù del principio stesso 22 ).<br />

L’accento sulle differenze di per sé non costituisce un problema, perché l’analogia,<br />

ovviamente, insieme con le somiglianze, sottolinea anche le differenze. Il problema, come<br />

al solito, è fino a che punto l’analogia regge (lo scettico potrà sempre chiedere entro quali<br />

limiti la pratica doxastica dell’esperienza religiosa può differire da altri tipi di percezione<br />

senza smettere di valere come fonte di percezioni di una realtà indipendente dalla<br />

mente 23 ). Si riproduce quindi anche in questo campo la perenne discussione tra chi vede<br />

nell’analogia una risorsa inevitab<strong>il</strong>e per rispettare in modo appropriato la diversità degli<br />

oggetti di indagine e chi vede in essa l’elusione indebita di criteri generali di validità 24 . Mi<br />

sembra importante r<strong>il</strong>evare che <strong>il</strong> ricorso all’analogia non è necessariamente un<br />

espediente apologetico né costituisce necessariamente una “strategia protettiva” 25 , perché<br />

è analiticamente richiesto dall’esigenza di rispettare, insieme alle somiglianze, le<br />

differenze corrispondenti ai diversi contenuti dell’esperienza e alle relative pratiche<br />

doxastiche (e certamente ci sono ragioni, attinenti alla radicale alterità divina, che<br />

suggeriscono l’accentuazione delle differenze – in ogni caso l’analogia non implica la<br />

riduzione della cognizione sperimentale del divino a qualsiasi banale conoscenza<br />

empirica). Nel caso di Alston, tuttavia, la questione è più complessa: non si tratta di<br />

formulare un semplice argomento dall’analogia, perché è possib<strong>il</strong>e nella sua sott<strong>il</strong>e analisi<br />

mostrare che la «pratica doxastica della mistica cristiana» è libera da contraddizioni<br />

interne ed esterne ed è dotata inoltre di un grado significativo di sostegno interno, un tipo<br />

di sostegno r<strong>il</strong>evante, che non tutte le pratiche doxastiche esibiscono (non ci sono, anche<br />

in questo senso, ragioni sufficienti per considerare inattendib<strong>il</strong>e la «pratica doxastica della<br />

mistica cristiana» o irrazionale la partecipazione ad essa).<br />

Fra le obiezioni più significative mosse all’una o all’altra prospettiva f<strong>il</strong>osofica riguardo<br />

all’esperienza religiosa o, più frequentemente, a entrambe, vorrei mettere in evidenza<br />

quelle che sono suscitate 1) dalla difficoltà di separare la descrizione dell’esperienza dal<br />

contesto concettuale e interpretativo in cui è inserita, 2) dalla pluralità religiosa e dalla<br />

molteplicità di fedi diverse e talora contrastanti fra loro, nonché 3) dalla preferib<strong>il</strong>ità di<br />

spiegazioni naturalistiche.<br />

Una critica frequente è che le esperienze religiose sono fortemente, se non interamente,<br />

plasmate dallo schema concettuale degli esperienti e pertanto non costituiscono un’ut<strong>il</strong>e<br />

22<br />

R. Swinburne, The Existence of God cit., pp. 304 sgg.<br />

23<br />

Cfr. i r<strong>il</strong>ievi di N. Everitt, The Non-Existence of God, Routledge, London and New York 2004, p. 170.<br />

24<br />

Questa problematica era presente anche nella prima fase della discussione nella f<strong>il</strong>osofia analitica della<br />

religione sull’esperienza religiosa. Cfr. M. Micheletti, “Criteri di adeguatezza e problemi di validità nella<br />

giustificazione dell’esperienza religiosa”, in Prospettive sul Sacro, a cura di E. Castelli, Istituto di Studi<br />

F<strong>il</strong>osofici, Roma 1974, pp. 115-132.<br />

25<br />

Cfr. le osservazioni di M.C. Bagger, Religious Experience, Justification, and History, Cambridge University<br />

Press, Cambridge 1999, pp. 113, 121.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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