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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

Il sacro come Caos, come Notte, come Indistinzione, come pienezza satura ed ubiqua,<br />

presenta nella narrazione (fenomenologia narrativa) zambraniana un’insopprimb<strong>il</strong>e<br />

ambiguità. Esso appare come una potenza inquietante oltre che con-formante la vita. La<br />

pienezza onnicomprensiva del sacro abbandonava l’umano in una condizione marcata da<br />

un’estraneità insieme oscura e desolante. L’essere umano, fin dalle origini, si sentiva<br />

perseguitato, guardato ovunque, avvertiva la presenza di Qualcosa che si nascondeva,<br />

pativa <strong>il</strong> “delirio” che una tale realtà procurava. Infatti <strong>il</strong> sacro è quanto vi è di più<br />

profondo, passionale, oscuro, desideroso di essere salvato e “detto” nella luce, senza che<br />

mai questa luce si <strong>il</strong>luda però di abbagliarlo e di sconfiggerlo eradicandolo. Il sacro è,<br />

come afferma Rudolf Otto, tremendo oltre che fascinoso, è ciò che attrae e a cui si può<br />

rimanere attaccati ma è anche un’attività segnata da singolare potenza distruttiva.<br />

Un’incessante anche se paradossale attività distruttiva, paradossale perché mentre<br />

distrugge non si auto-distrugge, ma piuttosto incessantemente si autoalimenta: «Segnali<br />

del sacro: la distruzione. Attività incessante nel suo fuoco ultimo, contagio a contatto con<br />

noi, tale sembra essere la prima manifestazione del sacro. [...] La distruzione che ha un<br />

carattere <strong>il</strong>limitato, capace di alimentare se stessa, è un processo interminab<strong>il</strong>e del quale<br />

non si scorge la fine. Distruzione che si alimenta di sé, come se fosse la liberazione di una<br />

occulta fonte di energia che imita in tal modo <strong>il</strong> suo contrario, la purezza attiva e<br />

creatrice. Tale è l’ambivalenza del sacro. Distinguiamo, dunque, dalla semplice<br />

distruzione, che ha un limite fissato in anticipo – cosa sommamente tranqu<strong>il</strong>lizzante –,<br />

quest’altra distruzione propriamente sacra, senza limite e senza fine. Distruzione pura che<br />

trova alimento in se stessa. [...] Ambivalenza del sacro; da ciò la sua manifestazione in<br />

segni, in stigmi, la sua capacità di contagio. Da ciò, inoltre, la distruzione» 218 . Distruzione<br />

che può esplodere nell’uomo. Ad esempio in una passione travolgente come l’invidia che<br />

è, per Zambrano, un vero e proprio «male sacro» 219 , un inferno terrestre, giacché chi è<br />

roso dall’invidia trova proprio in essa <strong>il</strong> suo alimento, appunto una carica distruttiva che, di<br />

continuo, si alimenta da se stessa. Prima dell’alba del divino, della nascita degli dèi,<br />

annota Vitiello commentando Zambrano, «non v’è stata l’età dell’oro, ma <strong>il</strong> delirio<br />

dell’animo oppresso, incapace di vedere, e oppresso dall’esser-visto. [...] La Notte del<br />

Sacro, <strong>il</strong> Caos, <strong>il</strong> Pieno senza vuoto, senza spazio, che è “prima” della nascita degli dèi, la<br />

notte come angoscia e fa delirare» 220 . Se c’è un’angoscia come tonalità affettiva radicale<br />

in senso heideggeriano questa attiene, per Zambrano, <strong>il</strong> legame tra l’uomo e “<strong>il</strong> sacro<br />

prima del divino”.<br />

Come tutto ciò che è placentare e germinale <strong>il</strong> Caos e la Notte del sacro contengono una<br />

duplice possib<strong>il</strong>ità. L’avvento fecondo del divino come luce non abbagliante nella Notte del<br />

sacro. Come metamorfosi feconda del sacro nel divino, metamorfosi che connette sacro e<br />

divino e comunque non li separa mai: essa è la trasformazione di quanto è «viscerale,<br />

oscuro, passionale [...ma che] aspira ad essere salvato nella luce» 221 . Lo porta alla luce<br />

218<br />

Ibid., pp. 255-256. Il corsivo è nostro.<br />

219<br />

Ibid., p. 253.<br />

220<br />

V. Vitiello, “Per una introduzione al pensiero di María Zambrano: <strong>il</strong> Sacro e la storia”, in L’uomo e <strong>il</strong> divino<br />

cit., pp. VII-XXXV, qui pp. XV-XVI.<br />

221 M. Zambrano, “Quasi un’autobiografia cit.”, p. 131.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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