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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

nell’esperienza religiosa si esperisce. Infatti, <strong>il</strong> religioso stesso è ambivalente in quanto<br />

estraneo e tremendo da una parte, seducente e affascinante dall’altra – per riprendere i<br />

termini ormai classici della definizione di Rudolf Otto: questa attrazione-repulsione del<br />

religioso mette colui che esperisce nella condizione di muoversi tra <strong>il</strong> fare l’esperienza del<br />

religioso e nello stesso tempo l’esserne costituito. Tanto per l’esperienza in generale<br />

quanto per l’esperienza religiosa, in maniera particolarmente esemplare in quest’ultima,<br />

constatiamo insomma la stessa convivenza di attività e di passività in chi esperisce. Più<br />

precisamente, si potrebbe dire che chi esperisce è “attivamente passivo” e/o<br />

“passivamente attivo”.<br />

Questo rapporto di solidarietà e di esemplarità tra esperienza in generale ed esperienza<br />

religiosa sembra possa essere ritrovato su un terreno specificamente fenomenologico, tra<br />

fenomeno in generale e fenomeno religioso. Infatti, entrambi mostrano lo stesso carattere<br />

di irriducib<strong>il</strong>ità: irriducib<strong>il</strong>ità a spiegazioni appunto riduttive, che snaturerebbero in senso<br />

naturalistico, oppure concettuale-razionale, la specificità del fenomeno religioso come<br />

esperienza della religione e del religioso.<br />

Che questo carattere di irriducib<strong>il</strong>ità sia proprio del fenomeno (in fenomenologia) e<br />

insieme del fenomeno propriamente religioso indica qualcosa di molto diverso da quanto<br />

si può dedurre dall’irriducib<strong>il</strong>ità del solo fenomeno religioso, sulla falsariga del processo<br />

storico di autonomizzazione della religione (e della f<strong>il</strong>osofia) tipico della secolarizzazione.<br />

In questo senso la specificità della Religionsph<strong>il</strong>osophie non coincide con la suddetta<br />

autonomizzazione, ma piuttosto con una fenomenologia dell’esperienza religiosa che<br />

travalica i paletti che quell’autonomizzazione sembra naturalmente implicare.<br />

L’irriducib<strong>il</strong>ità fenomenologica dell’esperienza religiosa, allora, dice in maniera esemplare<br />

la specificità problematica di una f<strong>il</strong>osofia della religione (Religionsph<strong>il</strong>osophie) che non<br />

riduce la religione alla f<strong>il</strong>osofia “generale” ma fa della religione <strong>il</strong> problema della f<strong>il</strong>osofia,<br />

la quale a causa della f<strong>il</strong>osofia della religione è chiamata a diventare “speciale”.<br />

7. La lettura problematica della f<strong>il</strong>osofia della religione come f<strong>il</strong>osofia speciale, ovvero la<br />

specificità della Religionsph<strong>il</strong>osophie come fenomenologia dell’esperienza religiosa, può<br />

trovare un’ottima espressione nella questione della positività dell’esperienza religiosa.<br />

L’interesse di tale questione della positività sta tutta nella virtù ambivalente del positivum<br />

storico della religione esperita, ovvero nel positivum come ciò che è posto dalla storia e<br />

nello stesso tempo ciò che pone e r<strong>il</strong>ancia la storia. Il positivum è prodotto della storia,<br />

dunque ancorato alla vicenda complessa della secolarizzazione, ma anche motore della<br />

storia, dunque potenzialmente orientato a quanto sfugge alle dinamiche proprie del<br />

processo storico della modernità.<br />

In questo secondo senso <strong>il</strong> positivum è fatto contingente la cui evenienza scardina ogni<br />

tentativo di oggettivazione dal momento che esso stesso presenta un’oggettività che si<br />

impone come fatto primitivo incommensurab<strong>il</strong>e – tipicamente la rivelazione. La peculiarità<br />

di quest’ultimo senso di positività dell’esperienza religiosa è quella di descrivere<br />

un’esperienza i cui criteri di discernimento sono necessariamente successivi all’esperienza<br />

stessa, così prof<strong>il</strong>ando lo scenario di un’esperienza su cui la f<strong>il</strong>osofia sembra costruirsi in<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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