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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
all’opposto, universalizzab<strong>il</strong>e. Il poeta si ubriaca di vita, prende su di sé <strong>il</strong> peso e l’angoscia<br />
della carne (la poesia è «vivere secondo la carne» 280 ), non cerca l’unità astratta, ma dà<br />
voce al labirinto infernale delle viscere, discende fin nella carne e nel sangue, perfino nei<br />
sogni. L’unità poetica è una terapia antischizzofrenica proprio per questo suo unirsi alla<br />
vita ed è così lontana da quella cui tende <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo che vuole l’Uno assolutamente e lo<br />
vuole al di là e al di sopra di ogni cosa.<br />
Successivamente al testo del 1939 che separava in modo così radicale l’àmbito del poetico<br />
e quello della f<strong>il</strong>osofia Zambrano andrà progressivamente maturando una modalità in cui<br />
«poesia e f<strong>il</strong>osofia devono essere abbracciate di nuovo da uno sguardo unitario in cui<br />
siano scomparsi i rancori» 281 . Se la f<strong>il</strong>osofia è troppa luce, la poesia è troppa oscurità.<br />
Obiettivo, per Zambrano, è allora quello di riconiugare poesia e f<strong>il</strong>osofia con la sua<br />
proposta della ragione poetica e del sapere materno in cui convergono f<strong>il</strong>osofia e poesia,<br />
in cui si può vivere senza rinunciare a comprendere e in cui si può comprendere senza<br />
rinunciare a vivere. Zambrano è convinta che vi è stato un momento iniziale in cui ancora<br />
vita e pensiero, sentire e capire, non erano separati e <strong>il</strong> suo sforzo maggiore sarà proprio<br />
quello di tornare a un tale stato originario, di riuscire a riconiugare pensiero e vita,<br />
f<strong>il</strong>osofia e poesia. A superare quella cesura che ha caratterizzato e segnato in modo<br />
indeleb<strong>il</strong>e la storia della f<strong>il</strong>osofia occidentale.<br />
Con queste fondamentali premesse di carattere generale, quale relazione hanno allora<br />
poesia e f<strong>il</strong>osofia con <strong>il</strong> sacro, <strong>il</strong> divino e, in ultimo, con <strong>il</strong> loro rapporto?<br />
Da sempre nella poesia si è manifestato <strong>il</strong> sacro, l’arcano. Tale funzione è inscritta nella<br />
sua più intima natura, soprattutto in quella che Zambrano chiama poesia originaria: «La<br />
poesia originaria che ci è dato conoscere è <strong>il</strong> linguaggio sacro, o meglio <strong>il</strong> linguaggio<br />
proprio di un periodo sacro antecedente alla storia, vera preistoria. Parole sacre che oggi<br />
sentiamo ancora nelle formule della Religione, anche se per <strong>il</strong> credente non sono poesia<br />
ma verità misteriosa. La parola sacra è operante, attiva anzitutto; realizza un’azione<br />
indefinib<strong>il</strong>e perché non è un atto determinato e concreto, ma qualcosa di più, qualcosa di<br />
infinitamente più prezioso e importante: un’azione pura, liberatrice e creatrice, con cui la<br />
poesia conserverà sempre una certa parentela. Ogni poesia manterrà sempre molto di<br />
questo linguaggio sacro originario; realizzerà qualcosa di antecendente al pensiero [...].<br />
Nel linguaggio sacro la parola è azione» 282 . La poesia propriamente detta, non più<br />
originaria, nasce quando essa si separa dal linguaggio sacro per essere linguaggio umano,<br />
per entrare con l’epica nel territorio del divino. Anche se di un divino ancora connesso con<br />
<strong>il</strong> sacro.<br />
L’opposizione dialettica tra f<strong>il</strong>osofia e poesia, così come viene puntualmente esposta ne<br />
L’uomo e <strong>il</strong> divino, nasce dunque sullo sfondo della problematica relativa al rapporto con <strong>il</strong><br />
280 Ibid., p. 67. Così recita <strong>il</strong> passaggio <strong>completo</strong>: «La poesia continua ad essere <strong>il</strong> vivere secondo la carne nel<br />
modo più pericoloso per l’ascetismo f<strong>il</strong>osofico: vivere secondo la carne, non in virtù di quel primo movimento<br />
spontaneo di ogni essere vivente che si affeziona alla propria carne. No, poesia è vivere nella carne,<br />
addentrandosi in essa, conoscendone l’angoscia e la morte» (Id.).<br />
281 M. Zambrano, Hacia un saber sobre el alma, Losada, Buenos Aires 1950 1 (Alianza Editorial, S.A., Madrid<br />
1987 2 ), trad. di E. Nob<strong>il</strong>i, Verso un sapere dell’anima, Raffaello Cortina Editore, M<strong>il</strong>ano 1996, p. 41.<br />
282 M. Zambrano, Verso un sapere dell’anima cit., pp. 34-35. Il corsivo è nostro.<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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