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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

appare essere <strong>il</strong> segno di un amore ci siano secondi fini o altre ragioni, è comunque<br />

soltanto la fede che prestiamo all’altro e al suo amore a poterci far vivere la nostra<br />

esperienza come quella di un amore ricevuto. L’esperienza di essere amati, dunque, è<br />

sempre l’esperienza di credere di essere amati, di prestare fede all’amore dell’altro;<br />

certamente anche nel caso dell’amore tra esseri umani, come nel caso dell’amore di Dio<br />

per noi, credere nell’amore dell’altro non è semplicemente opinare che l’altro ci ami, ma è<br />

piuttosto con-fidare in lui, af-fidarsi a lui, affidargli la nostra stessa vita e sperare in lui.<br />

Al tempo stesso questa esperienza di credere nell’amore dell’altro rimane in qualche modo<br />

incompleta o, forse meglio, non raggiunge la sua piena maturità se essa non si unisce<br />

all’esperienza dell’amare l’altro. Certamente si può insistere sul disinteresse dell’amore,<br />

che ama senza porre come condizione neppure l’essere ricambiato, e in molti casi è<br />

certamente giusto mettere in piena luce questo disinteresse 199 ; eppure, anche se l’amore<br />

di una persona per un’altra è perfettamente disinteressato e non pone condizione alcuna<br />

né pretende di essere ricambiato, anche se cioè la perfezione dell’amore vissuto dal<br />

singolo non è minimamente intaccata dal fatto che tale amore non sia ricambiato, tuttavia<br />

non si può relegare la formazione di una comunità d’amore nell’ambito dei semplici<br />

adiaphora. Ciò naturalmente vale nel modo più perfetto per l’amore che Dio ha per noi;<br />

l’amore di Dio non è infatti meno perfetto se noi non lo ricambiamo, eppure non si può<br />

dire che non sia un peccato (in tutti i sensi della parola) la mancata formazione (dovuta al<br />

fatto che noi non ricambiamo questo amore) della comunità d’amore tra noi e Lui.<br />

L’esperienza che facciamo dell’amore dell’altro (e che non può essere che un credere<br />

nell’amore dell’altro) raggiunge dunque la sua maturità solo nel riamare l’altro a nostra<br />

volta.<br />

All’esperienza dell’amore ricevuto, del resto, si ricollega anche l’esperienza del dono<br />

ricevuto; se si accetta che <strong>il</strong> dono si faccia per amore, e non ci si lascia fuorviare da<br />

capziose discussioni riguardo all’ipotesi che <strong>il</strong> dono fatto per amore non sia veramente un<br />

dono (cioè non sia realmente gratuito) in quanto genera una certa felicità nel donatore,<br />

occorre ammettere che la stessa possib<strong>il</strong>ità di considerare come un dono elargitoci per<br />

amore qualcosa che riceviamo dipende solamente dal nostro confidare nell’altro, dal<br />

credere che l’altro ci ama e che perciò tutto ciò che egli ci dà è un dono. Per quante cose<br />

l’altro ci dia senza chiedere esplicitamente nulla in cambio, infatti, esse non ci potranno<br />

mai garantire di esserci davvero donate; ciò che vale dell’amore, che non è mai un<br />

oggetto percepito dai sensi né un enunciato dimostrato dall’intelletto, vale anche per <strong>il</strong><br />

dono; non ci sono prove empiriche né logiche che <strong>il</strong> dono sia effettivamente tale, ma<br />

possiamo considerarlo tale solo perché crediamo nell’amore di chi ce lo dona.<br />

Occorre ora chiarire due aspetti rispetto alla considerazione del credere e dell’amare come<br />

modalità dell’esperienza: in primo luogo occorre infatti rispondere a una possib<strong>il</strong>e<br />

obiezione secondo cui credere e forse soprattutto amare non sarebbero esperienze; infatti<br />

si potrebbe forse amare senza rendersene conto, mentre al contrario <strong>il</strong> concetto di<br />

esperienza implicherebbe necessariamente <strong>il</strong> rendersi conto o l’aver coscienza di qualcosa.<br />

199 Certamente ognuna delle questioni qui trattate a proposito dell’amore dovrebbe essere approfondita alla<br />

luce di una distinzione tra un amore-agape del tutto disinteressato e un amore-eros che anela ad essere<br />

ricambiato; tuttavia in questa sede non c’è certamente spazio per una sim<strong>il</strong>e analisi.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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