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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

– sottolinea Zambrano – i suoi obiettori o i suoi replicanti come Marx e come Comte «si<br />

vivevano i momenti sacri di una rivelazione. Per quanto fosse la rivelazione [paradossale]<br />

dell’emancipazione dal sacro, quei momenti non perciò cessarono di essere sacri. [...] In<br />

Hegel la storia – fatta dagli uomini, non lo dimentichiamo – rappresenta lo sv<strong>il</strong>uppo stesso<br />

dello spirito, del divino Lógos – motore mob<strong>il</strong>e – che agisce e patisce allo stesso tempo,<br />

rimanendo sempre lo stesso. In Hegel l’uomo cristiano portava a termine <strong>il</strong> processo per <strong>il</strong><br />

quale <strong>il</strong> suo Dio gli si era dato in pasto: l’uomo cristiano si era ormai alimentato<br />

completamente di Lui; lo portava dentro di sé. E per questo motivo la sua intimità si era<br />

svuotata. “L’uomo interiore” di san Paolo e di sant’Agostino, <strong>il</strong> protagonista del<br />

cristianesimo, avendo assorbito <strong>il</strong> suo Dio, era diventato inesorab<strong>il</strong>mente esterno a se<br />

stesso, era uscito fuori di sé» 266 . Parabola diametralmente opposta a quella che aveva<br />

caratterizzato <strong>il</strong> cristianesimo originario che aveva invece interiorizzato l’uomo volgendolo<br />

verso l’interno giacché, si diceva, che “nell’intimo, solo nell’intimo dell’uomo abita <strong>il</strong> Vero”.<br />

Ora l’esteriorizzazione fa sì che l’interiorità si sia completamente trasferita alla storia e che<br />

l’individuo umano sia diventato totalmente esterno a se stesso: «la sua identità personale<br />

fondata sulla verità che abitava in lui, veniva ora trasferita a questo semidio: la storia.<br />

Divinità intera in quanto depositaria dello spirito assoluto, divinità a metà perché, come gli<br />

dèi pagani, era stata creata, configurata dall’uomo» 267 .<br />

Il processo che era intervenuto in questa annessione della rivelazione da parte dell’uomo,<br />

in questo appropriarsi <strong>il</strong>lusoriamente del divino autodeificandosi, in questa divinizzazione<br />

della storia, era <strong>il</strong> venir meno del rapporto dell’uomo con l’autenticamente divino. Era la<br />

crisi del cristianesimo come storia autenticamente divina e la genesi di una inedita realtà<br />

centaurica umano-divina: «Ciò che è accaduto in Hegel, e attraverso <strong>il</strong> suo pensiero nella<br />

nostra anima, è uno scambio nella relazione tra <strong>il</strong> divino e l’umano. Un curioso e<br />

stranissimo scambio che affligge gravemente l’uomo, la sua relazione con la divinità. Era<br />

la rivelazione dell’uomo. E con l’avverarsi di questa rivelazione dell’uomo nell’orizzonte<br />

della divinità, l’individuo che aveva assorbito <strong>il</strong> divino pensava di essere – anche senza<br />

volerlo – divino. Si deificava. Ma deificandosi perdeva di vista la sua condizione di<br />

individuo. Non era più quell’“essere unico” che <strong>il</strong> cristianesimo aveva rivelato come sede<br />

della verità, ma l’uomo nella sua storia, e, più che l’uomo, l’umano. Emerse in tal modo<br />

questa strana divinità, umana e divina allo stesso tempo: una storia [sì] divina, ma<br />

realizzata, alla fine, dall’uomo con le sue azioni e sofferenze» 268 . L’emancipazione dal<br />

divino che appare nel “f<strong>il</strong>osofo del cristianesimo” Hegel conduce l’essere umano, secondo<br />

Zambrano, a una strana situazione: si è emancipato dal divino assumendosene l’eredità e<br />

divenendo però – effetto finale (cosa intuita da Marx) - un semplice «operaio della storia,<br />

dinanzi alla quale, alla maniera del servo antico, non può alzare la fronte. [...] Qui l’uomo<br />

– l’umano – attraverso la storia o nella storia, finiva per servire da cibo al divino. Come se<br />

l’antico sacrificio umano di certe religioni – come quella atzeca – riapparisse sotto un’altra<br />

forma; l’azione era la stessa: offrire <strong>il</strong> cuore e <strong>il</strong> sangue a un dio adesso chiamato<br />

266<br />

Id. Il corsivo è nostro.<br />

267<br />

Ibid., p. 13.<br />

268<br />

Id. Il corsivo è nostro.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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