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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
aprire <strong>il</strong> buio totale del caos e dell’insignificanza per farvi entrare scint<strong>il</strong>le di luce che<br />
aiutino a non gettare però via nulla di ciò che esiste (che <strong>il</strong> sacro veicola), scint<strong>il</strong>le di luce<br />
che portino un principio d’ordine. La metamorfosi incessante del sacro in divino: questo è<br />
<strong>il</strong> fulcro essenziale della sua tesi, più volte riaffermata. Il sacro è <strong>il</strong> “senza nome”,<br />
l’indefinib<strong>il</strong>e-indicib<strong>il</strong>e. La metamorfosi del sacro in divino sarà quindi – come vedremo – <strong>il</strong><br />
tentativo di dar nome al sacro poiché nulla più di ciò che è innominato inquieta l’uomo.<br />
Zambrano afferma d’esser stata particolarmente colpita dal classico libro di Rudolf Otto, Il<br />
sacro del 1917 204 , anche se – e ancor più – <strong>il</strong> suo avvicinamento al tema del sacro avverrà<br />
attraverso l’àmbito visivo-estetico: la pittura di Luis Fernández da lei definito «pittore<br />
straordinario e perennemente sconosciuto» 205 e, soprattutto, la scrittura di Federico<br />
García Lorca, <strong>il</strong> famoso poeta e drammaturgo spagnolo appartenente alla cosiddetta<br />
generazione del ’27. Tutta l’opera di García Lorca si qualifica, afferma Zambrano, con «un<br />
carattere sostanzialmente sacro [...] che si mostra in tutto ciò che Federico ha toccato.<br />
Forse dove appare di meno, senza con questo dire che esso smetta di trasparire, è nella<br />
sua poesia drammatica e dal grande st<strong>il</strong>e. Il sacro appare in ciò che egli tocca perché egli<br />
era un essere toccato dal sacro [...]. Questa traccia del sacro io l’ho vista solamente,<br />
continuo e continuerò sempre a vederla, in Federico García Lorca, che portò per tutta la<br />
vita, persino nelle fotografie più occasionali, lo stigma, la forza del sacrificato» 206 al potere<br />
onnipervasivo del sacro.<br />
Zambrano non ascrive la realtà, l’esperienza e la dimensione del sacro – come pensava<br />
Rudolf Otto – soltanto a ciò che rappresenta l’intima essenza di ogni religione. Per la<br />
nostra f<strong>il</strong>osofa alla sfera del sacro appartiene l’intera realtà da cui tutto si origina (e<br />
questa è già una prima stimolante-provocante tesi che merita d’essere discussa nel<br />
contesto di questo seminario). Se vogliamo tradurre la sua tesi sul piano antropologico ciò<br />
significa che nessun uomo potrà mai dirsi – in origine e sempre – un animale non<br />
immerso nel sacro, presuntuosamente liberato da esso (= de-sacralizzazione impossib<strong>il</strong>e).<br />
Ovunque erompe, riemerge o si nasconde furtivamente <strong>il</strong> sacro. In tal senso la posizione<br />
di Rudolf Otto è fortemente radicalizzata: non c’è solo una dimensione dell’essere umano<br />
toccata dal sacro, ma è la totalità dell’uomo ad essere toccata, anzi investita dal sacro. Il<br />
sacro, in altri termini, va ad intridere la persona nel suo assetto globale, non ha una<br />
valenza monodimensionale. Esso è una realtà da cui non si può (o comunque è <strong>il</strong>lusorio)<br />
prescindere. Investe tutte le dimensioni dell’umano poiché si rapporta essenzialmente alle<br />
nostre viscere, ovvero alla nostra immediatezza carnale mai superab<strong>il</strong>e oltre che originaria<br />
e assoluta (in ciò sta <strong>il</strong> peso anche di un orientamento di genere tipico di Zambrano). Il<br />
sacro si lega agli «inferi, [alle] viscere. Poiché “le viscere” sono la metafora che capta –<br />
204 Cfr. R. Otto, Das He<strong>il</strong>ige: über das Irrationale in der Idee des Göttlichen und sein Verhältnis zum<br />
Rationalen, Trewendt & Granier, Breslau 1917, trad. di C. Broseghini, R. Nannini & A.N. Terrin, Il Sacro.<br />
Sull’irrazionale nell’idea del divino e <strong>il</strong> suo rapporto con <strong>il</strong> razionale, Morcelliana, Brescia 2011.<br />
205 M. Zambrano, “A modo de autobiografía”, intervista del 1987, apparsa in Anthropos. Revista de<br />
documentación científica de la cultura, 70-71, Barcelona 1987, trad. di E. Laurenzi, “Quasi un’autobiografia”,<br />
Aut aut, 279, 1997, maggio-giugno, 1997, pp. 125-134, qui p. 130.<br />
206 M. Zambrano, “Il sacro in Federico García Lorca”, in Id., Algunos lugares de la pintura, Espasa-Calpe,<br />
Colección Acanto, Madrid 1989, trad. di R. Prezzo, Luoghi della pittura, a cura di R. Prezzo, Medusa, M<strong>il</strong>ano<br />
2002, pp. 115-118, qui p. 115.<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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