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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
ciò di cui hanno esperienza per poter compiere questa impresa. Ne segue che oggi<br />
l’esperienza imprescindib<strong>il</strong>e per una f<strong>il</strong>osofia della religione è l’esperienza religiosa stessa,<br />
così come connotata e declinata nelle singole religioni storiche. In questa seconda<br />
accezione, la possib<strong>il</strong>ità stessa di fare esperienze religiose, compresa la capacità di<br />
accogliere la rivelazione, va riconosciuta e difesa, ma non dimostrata. Questo tipo di<br />
esperienze deve avere le stesse caratteristiche di quelle sopra indicate, poiché, pur<br />
ammettendo che solo un credente possa parlare delle sue esperienze religiose, questa sua<br />
pretesa ha un senso solo se è disposto a condividerla linguisticamente all’interno della<br />
comunità umana e ad affrontare le critiche che gli vengono rivolte. Non è pertanto più<br />
opportuno che l’esperienza religiosa venga considerata un a priori universalistico o<br />
atematico, un’esperienza tanto pura da rischiare di essere vuota o saturata da contenuti<br />
tanto diversi da risultare equivoci o, per contro, gestib<strong>il</strong>e con i soli strumenti<br />
dell’antropologia culturale in chiave comparativista 62 .<br />
Citando Alston, non ho nascosto l’origine della nozione di pratica doxastica, tutta interna<br />
al paradigma analitico, ma mettendone in luce la flessib<strong>il</strong>ità e la possib<strong>il</strong>e, addirittura<br />
necessaria, relazione con diverse discipline, ho posto la questione della sua fecondità oltre<br />
tale paradigma. L’esperienza come pratica doxastica per la f<strong>il</strong>osofia della religione è<br />
conflittuale, alternativa o convergente con altre sollecitazioni, ad esempio quelle tipiche<br />
della fenomenologia? La risposta a questo interrogativo sarebbe complessa e qui voglio<br />
limitarmi a poche considerazioni. Innanzitutto i livelli di indagine sono due, uno più<br />
storico, l’altro più teoretico. Il primo muove dalla considerazione che Alston si richiama<br />
spesso a Wittgenstein e che <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo austriaco non era del tutto estraneo al movimento<br />
fenomenologico, anche se i suoi rapporti con esso non sono ancora stati chiariti in modo<br />
soddisfacente. A livello teoretico è senz’altro possib<strong>il</strong>e trovare convergenze e divergenze.<br />
Le prime consistono nello sforzo di superare l’alternativa tra un approccio positivista e uno<br />
spiritualista alla religione; nell’impegno a restituire f<strong>il</strong>osoficamente la specificità propria<br />
che spetta al religioso; nell’insistere sul vissuto religioso e sulla sua pregnanza<br />
antropologica; nel valore cognitivo riconosciuto all’esperienza religiosa; nel considerare<br />
l’esperienza religiosa sia un’esperienza a sé, sia un’esperienza che permette di cambiare <strong>il</strong><br />
modo di vedere la realtà; nell’ammettere che le regole e i criteri di analisi del fenomeno<br />
religioso non sono dettati esclusivamente da chi lo analizza come oggetto di studio, ma<br />
sono dettati anche dal fenomeno religioso stesso. Queste istanze, emerse nel corso della<br />
presente proposta, sono urgenze avvertite dal fenomenologo Jean Héring 63 . La pratica<br />
doxastica propone un equ<strong>il</strong>ibrio tra la dimensione attiva e quella passiva di esperienza e<br />
tra la dimensione esistenziale e quella proposizionale, contribuendo così in modo<br />
determinante a disegnare un territorio intermedio tra quello meramente doxastico,<br />
sempre esposto alla critica di individualismo, e quello pienamente conoscitivo, degradato<br />
62<br />
Cfr. M. Mauss M., La preghiera e i riti orali, Morcelliana, Brescia 1997 (trad. di La prière et les rites oraux,<br />
1909).<br />
63<br />
Cfr. J. Héring, Fenomenologia e religione, Edizioni <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong>, Verona 2010.<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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