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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

sorprendentemente inosservata anche dalle chiese protestanti. Ma neppure fu veramente<br />

assim<strong>il</strong>ata dalla cultura f<strong>il</strong>osofica europea, affascinata da altre avventure per tutto <strong>il</strong> secolo<br />

scorso. Chi conosce le splendide pagine di questi autori su questi argomenti? Non è un<br />

caso che ricompaiano così tardivamente in traduzioni italiane complete e affidab<strong>il</strong>i. Oggi<br />

assistiamo da un lato al processo di “secolarizzazione”, <strong>il</strong> progressivo crescere della nostra<br />

ignoranza della trama simbolica e iconologica in altri tempi sottesa ai gesti e ai riti<br />

quotidiani, dall’altro ad una “ripoliticizzazione del religioso”. In che modo possono venire<br />

ut<strong>il</strong>i, alla nostra intelligenza di questo stato di cose, i nostri fenomenologi?<br />

La risposta che suggerisco è: in quanto ci portano ciò che ci manca: una consapevolezza<br />

dell’essenziale, senza la quale siamo relativamente incapaci di leggere e afferrare i<br />

mutamenti in atto. Con questa espressione intendo una capacità di cogliere in un<br />

fenomeno ciò che gli conferisce definitezza e identità, profondità e ricchezza: la sua<br />

essenza reale, <strong>il</strong> pezzo di realtà che manifesta. La religione, ad esempio, è un fenomeno,<br />

o m<strong>il</strong>le e diversi? Manifesta forse una regione del mondo della vita, che non varia in alcuni<br />

suoi tratti definitori, anche se l’esperienza che possiamo farne e la coscienza che<br />

possiamo prenderne mutano e si approfondiscono con noi, con la nostra memoria e la<br />

nostra maturità intellettuale e morale? Oppure non è che un coacervo di tradizioni, di<br />

forze sociali ed economiche, di contingenze storiche e di pulsioni psichiche?<br />

3. Fenomenologia della religione: lasciar parlare e salvare i fenomeni<br />

Nulla appare invano: salvare l’essenziale che nei fenomeni appare è la vocazione stessa<br />

della fenomenologia. Leggiamo un passo di Max Scheler: «Il fenomenologo è convinto che<br />

una fam<strong>il</strong>iarità profonda e vivente con <strong>il</strong> contenuto e <strong>il</strong> senso dei fatti in questione debba<br />

precedere ogni domanda di criteri relativi a un determinato campo. […] Una f<strong>il</strong>osofia<br />

basata sulla fenomenologia deve essere caratterizzata prima di tutto dal contatto più<br />

intensamente vitale e più immediato con <strong>il</strong> mondo stesso, vale a dire, con quelle cose nel<br />

mondo di cui vuole occuparsi, e con queste cose come sono date immediatamente<br />

nell’esperienza […] e sono “là in se stesse”» 294 . La fenomenologia della religione è<br />

senz’altro <strong>il</strong> miglior modo di esemplificare la natura di una f<strong>il</strong>osofia dell’attenzione<br />

specifica, “accogliente”. Che è <strong>il</strong> contrario di una f<strong>il</strong>osofia totalizzante, di un sistema. Una<br />

f<strong>il</strong>osofia accogliente è una f<strong>il</strong>osofia che accompagna ciascuno sulla soglia di uno specifico<br />

tipo di esperienza, e per parlare degli oggetti di quell’esperienza vi si immerge<br />

riflessivamente: scoprendo la norma propria dell’oggetto, <strong>il</strong> modo in cui esso vuol essere<br />

esperito. E quindi parla di ogni cosa iuxta propria principia di quella cosa: per parlare della<br />

religione ascolta <strong>il</strong> religioso, per parlare dell’arte esperisce l’opera e così via, e tuttavia non<br />

si sostituisce né al religioso né all’artista, ma indica cosa fare per ricevere nel modo<br />

corretto. È davvero una disciplina del ricevere, e quindi del sentire, del leggere,<br />

dell’ascoltare.<br />

294 M. Scheler, Phänomenologie und Erkenntnistheorie, in Schriften aus dem Nachlass, I: Zur Ethik und<br />

Erkenntnislehre, Francke, Bern 1957, traduzione mia; cfr. Fenomenologia e teoria della conoscenza, in Scritti<br />

sulla fenomenologia e l’amore, a cura di V. d’Anna, Franco Angeli, M<strong>il</strong>ano 2008, pp. 56-57.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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