Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong> spesso in senso razionalistico e di possesso esclusivo e assoluto della verità tutta intera 64 . Proprio questa posizione intermedia è <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e terreno di incontro tra la proposta qui abbozzata e prospettive diverse, quali quella della fenomenologia, dell’ermeneutica, della metafisica dal volto umano 65 e, in senso più lato, di quella di genere emersa dal contributo di S<strong>il</strong>vano Zucal a proposito di Maria Zambrano 66 . Anche le divergenze sono notevoli e riguardano soprattutto la questione della commensurab<strong>il</strong>ità, <strong>il</strong> modo di intendere <strong>il</strong> soggetto e <strong>il</strong> richiamo al realismo moderato, comunque presente nella fenomenologia di Edith Stein, allieva di Husserl e vicina a Héring, come testimonia la sua biografia 67 . Non si tratta di cercare convergenze estemporanee, ma piuttosto di far emergere da tradizioni distinte una serie di criticità con cui la f<strong>il</strong>osofia della religione contemporanea deve confrontarsi se non vuole perdere la sua identità. Il suo compito è estremamente delicato, in quanto non è più sufficiente rispondere a degli interrogativi ad essa posti a partire da premesse mutuate da altri settori f<strong>il</strong>osofici, ma si tratta di porre nuovi interrogativi con i quali essa sarà capace di contribuire alla mutazione delle forme dialettiche della f<strong>il</strong>osofia stessa. Il primo confronto è quello con l’epistemologia antropologicamente connotata, come ho mostrato parlando della pratica doxastica e come riconobbe circa un secolo fa lo stesso Héring: «è proprio qui che la fenomenologia [religiosa] è destinata ad operare un salutare capovolgimento all’interno dell’epistemologia corrente. Infatti, se la sua teoria dell’evidenza, così come l’abbiamo esposta, non ci impedisce di pensare che ogni mente può sbagliarsi [come anche secondo l’epistemologia corrente], essa ci impedisce tuttavia di credere che una mente non controllata da altre menti sia condannata a sbagliarsi o a non poter mai distinguere tra le sue opinioni vere e false – come invece sarebbe <strong>il</strong> caso se i soli giudici possib<strong>il</strong>i fossero le forme razionali comuni a tutti o l’opinione della società 68 ». Questa sollecitazione di Héring e l’approfondimento di quello spazio tra soggettivismo e razionalismo dovrebbero essere oggetto di uno studio, <strong>il</strong> cui punto di partenza priv<strong>il</strong>egiato potrebbe essere la riflessione sull’esperienza religiosa per eccellenza: la preghiera 69 . Potrebbe così emergere <strong>il</strong> contributo della f<strong>il</strong>osofia della religione non solo alla f<strong>il</strong>osofia, ma anche alla cultura 64 Cfr. G. Di Salvatore, “Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? Due giornate seminariali al <strong>Centro</strong> Studi del Fenoimeno Religioso di Verona”, Ph<strong>il</strong>osophical News, 2, 2011, pp. 164-172. 65 Cfr. Cfr. E. Berti, “Ontologia analitica e metafisica classica”, Giornale di metafisica, 29, 2007, p. 312. 66 Vedi saggio in questo <strong>volume</strong>. 67 Cfr. E. Stein, Dalla vita di una famiglia ebrea e altri scritti autobiografici, Città Nuova-OCD, Roma 2007, pp. 297, 299, 329-330, 344, 362-364 e 476 (trad. di Aus dem Leben einer jüdische Beiträge, Band I, Herder, Freiburg im Breisgau-Basel-Roma-Wien 2002), e Id., Lettere a Roman Ingarden 1917-1938, LEV, Città del Vaticano 2001 (trad. di Briefe an Roman Ingarden 1917-1938, Herder, Freiburg im Breisgau-Basel-Roma-Wien 1991). 68 J. Héring, Fenomenologia e religione cit., p. 180. 69 Si tratterebbe di recuperare e approfondire la prospettiva di Henri Bremond. Cfr. A. Savignano, Henri Bremond. Preghiera – poesia e f<strong>il</strong>osofia della religione, Benucci, Perugia 1980, p. 132: «l’originalità della ricerca di Bremond è tutta incentrata nell’intimo nesso tra attitudini dottrinali ed esperienza religiosa vissuta, che ha <strong>il</strong> suo luogo priv<strong>il</strong>egiato nella pratica della preghiera. È l’orazione che, in definitiva, scandisce le varie modalità di attitudini spirituali e quindi le varie forme di esperienza religiosa». Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy 28
Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong> contemporanea 70 sempre più incantata dalla religione, nella duplice accezione di attratta da essa, ma anche pericolosamente sospettosa nei suoi confronti. Se l’esperienza religiosa è possib<strong>il</strong>e, allora, come tutte le esperienze, deve essere oggetto di educazione senza cui l’aspetto fascinoso cade nel tremendum dell’inaudita violenza, purtroppo tristemente nota nell’Europa dei totalitarismi 71 . 70 Cfr. A. Ales Bello, Cultura e religioni. Una lettura fenomenologica, Città Nuova, Roma 1997, e A. Guzzo, La religione. Fenomenologia e f<strong>il</strong>osofia dell’esperienza religiosa, Accademia delle Scienze, Torino 1963. 71 Cfr. M. Zambrano, L’uomo e <strong>il</strong> divino, Edizioni Lavoro, Roma 2001. Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy 29