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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

senza negarlo. Mantenendo sempre tra sacro e divino una polarità feconda. Oppure,<br />

all’opposto, avremo l’avvento di una luce solarmente superba, fatua quanto <strong>il</strong>lusoria, di<br />

un’esperienza del divino che ambisca a separarsi compiutamente dal sacro. A insediarsi in<br />

una presunta e presuntuosa autonomia dal sacro. Un divino antropo-morfico nel senso<br />

assoluto del termine. Così come avvenne «molti secoli fa [quando] <strong>il</strong> pensiero trasformò <strong>il</strong><br />

sacro del mondo fisico in divino: <strong>il</strong> sacro delle montagne, di fiumi e vulcani, di fenomeni<br />

spaventosi, nella divina physis, alla quale corrisponde la tranqu<strong>il</strong>lizzante nozione di<br />

“natura”. [Per Zambrano] si fa riferimento qui, naturalmente, al pensiero di Aristotele» 222 .<br />

La f<strong>il</strong>osofia (anche la f<strong>il</strong>osofia della religione talora) ha cercato di ster<strong>il</strong>izzare l’ambivalenza<br />

del sacro e <strong>il</strong> suo distruttivo potere, trasformandone progressivamente la forza oscura in<br />

divino. Con <strong>il</strong> suo interrogare essa realizza un movimento di progressivo distacco dal<br />

sacro. Con questa trasformazione del sacro in divino, la f<strong>il</strong>osofia ha inteso trasformare<br />

quanto è viscerale, passionale, perennemente oscuro in ciò che cerca la luce, aspira ad<br />

una soteriologia della luce. Un processo rischioso e tipicamente androcentrico perché solo<br />

<strong>il</strong> masch<strong>il</strong>e riesce ad estirpare (meglio presume di estirpare) da sé ciò che è viscerale,<br />

oscuro e passionale. La donna non riesce mai a sradicarlo 223 . Essa sperimenta soprattutto<br />

nella maternità <strong>il</strong> portare alla luce un mistero sacro. Non riesce invece a realizzare in<br />

forma pura la f<strong>il</strong>osofia della metamorfosi dell’oscuro sacro nella trasparenza cristallina del<br />

concetto e dell’idea, nella presunzione ontologica del definire ciò che è, nell’afferramento<br />

del divino come nominazione e idealizzazione del sacro oltre che definizione d’esso.<br />

Ambizione che accomuna, indifferentemente, f<strong>il</strong>osofie deiste e atee. Ciò non significa che<br />

<strong>il</strong> sacro vada lasciato nella sua oscurità, passionalità, visceralità. Che si debba rimanere<br />

prigionieri della sua ambivalenza. Il sacro nella sua dimensione totalmente oscura<br />

(lasciato in essa o ricollocato in essa) è devastante per l’uomo. La strada da percorrere è<br />

invece e piuttosto quella di un’<strong>il</strong>luminazione diversa. Una luce della ratio non abbagliante,<br />

luce aurorale, delicata, mai accecante che deve sempre poter offrire al nostro occhio<br />

ancora molte ombre, segno e cifra della notte, che è <strong>il</strong> “sacramento” del sacro.<br />

La f<strong>il</strong>osofia occidentale androcentrica, con poche eccezioni, per Zambrano, è di per sé<br />

violenta e violentatrice. Essa fa sì che <strong>il</strong> sacro si scatenti nel suo aspetto distruttivo e<br />

violento. Il dramma politico europeo del secolo scorso, letto in profondità, vede proprio<br />

questo scatenarsi del sacro perché ogniqualvolta <strong>il</strong> sacro viene obbligato all’oscurità<br />

assoluta (per la pretesa di troppa luce che lo perde) erompe, tracima, si ribella, si fa<br />

strada ed emerge da sé. Allora però non c’è più capacità di resistenza ad una tale<br />

irruzione. Il sonno della ragione genera mostri ma, per Zambrano, è l’eccesso accecante<br />

della ragione troppo pretenziosa e invadente che genera mostri (come lo saranno i<br />

totalitarismi che hanno sempre radici religiose-sacrali deliranti) 224 . Il pensiero unico,<br />

onnirazionale, simboleggiato dal sole accecante del mezzodì, ha certo <strong>il</strong> fascino del potere,<br />

ma non crea penombra e ombra, in cui <strong>il</strong> sacro possa tralucere annidandosi. Solo la<br />

ragione um<strong>il</strong>mente aurorale che ha dismesso la sua attitudine “imperialistica e violenta”<br />

222 M. Zambrano, L’uomo e <strong>il</strong> divino cit., p. 256.<br />

223 Cfr. M. Zambrano, Donne, trad. e cura di I. Ribaga, intr. di S. Zucal, Morcelliana, Brescia 2006.<br />

224 Cfr. M. Zambrano, La agonía de Europa, Sudamericana, Buenos Aires 1945, trad. di C. Razza, L’agonia<br />

dell’Europa, Mars<strong>il</strong>io, Venezia 1999.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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