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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

alla base di episodi di conversione 201 ) esperienza religiosa per <strong>il</strong> non credente, che anzi<br />

semmai può pensare che l’invenzione di una divinità sia dovuta proprio all’esigenza di<br />

rendere sopportab<strong>il</strong>e questa esperienza di infondatezza, che altrimenti sarebbe<br />

disperante. Al contrario questa esperienza è esperienza religiosa per <strong>il</strong> credente, che la<br />

vive alla luce della fede e dell’amore; solo se interpretata alla luce della fede e dell’amore,<br />

infatti, l’esperienza di non essere fondamento di se stessi diviene quella di esperire la vita<br />

e tutto quanto abbiamo in essa non come <strong>il</strong> risultato di un caso, bensì come un dono (che<br />

non ci è in alcun modo dovuto).<br />

Come si vede, non si vuole affermare qui che l’esperienza del credere e dell’amare sia<br />

l’unica forma di esperienza religiosa, bensì solamente proporre che l’esperienza del<br />

credere e dell’amare sia l’esperienza religiosa fondamentale da cui deriva <strong>il</strong> valore di<br />

esperienza religiosa che viene attribuito ad altre esperienze. Altri esempi di questo tipo<br />

possono essere l’esperienza della consapevolezza del peccato o quella del pentimento;<br />

solo alla luce della fede in Dio e di quella di essere con lui in una comunità d’amore tutti<br />

gli atti ingiusti, egoisti o meschini che compiamo possono essere considerati peccati; al<br />

tempo stesso, solo alla luce della fede in un Dio misericordioso <strong>il</strong> pentimento per <strong>il</strong><br />

peccato commesso può essere un’autentica esperienza religiosa.<br />

Ancora un chiarimento è necessario: in queste pagine, finora, si è parlato dell’esperienza<br />

religiosa facendo riferimento soltanto all’individuo, all’esperienza affettiva interiore e<br />

individuale, senza tener conto dell’appartenenza del singolo credente a una comunità, a<br />

una tradizione, a un contesto storico. Certamente quello dell’esperienza del singolo è un<br />

aspetto importantissimo della religione, ma sarebbe certamente riduttiva una<br />

considerazione della religione che la riduca alla sua dimensione individuale escludendo<br />

invece <strong>il</strong> riferimento dell’esperienza del singolo a una tradizione e a una comunità.<br />

L’esperienza individuale del credente, infatti, ha sempre luogo nel contesto di una<br />

tradizione, alla luce di una storia e in rapporto con altre persone, credenti e anche non<br />

credenti, che condividono con lui la stessa eredità storica; gli stessi brani evangelici che<br />

sono stati riportati nel corso di questo breve testo sono per l’appunto i documenti di una<br />

tradizione e si presentano come l’opera di un’iniziativa attribuita a Dio stesso e volta a<br />

suscitare propriamente <strong>il</strong> credere e l’amare. L’esperienza religiosa intima e individuale non<br />

può dunque essere separata dall’incontro con questa tradizione, con i suoi documenti, con<br />

gli eventi narrati in questi documenti e con le persone che di questi avvenimenti sono<br />

protagonisti; del resto qualsiasi esperienza d’amore è inseparab<strong>il</strong>e dall’incontro con le<br />

persone amate (un incontro anche indiretto, come è <strong>il</strong> caso dell’incontro con Gesù<br />

attraverso le pagine dei Vangeli). L’incontro con la tradizione, inoltre, non può avvenire al<br />

di fuori del confrontarsi con persone che la trasmettono, siano esse parte di<br />

un’organizzazione come la Chiesa, volta appunto alla trasmissione di questa tradizione,<br />

201 Questo dell’esperienza della finitezza che porta <strong>il</strong> non credente alla conversione è chiaramente un caso<br />

limite, che non è possib<strong>il</strong>e analizzare qui in dettaglio, per quanto forse sia proprio nella considerazione dei casi<br />

limite che una tesi f<strong>il</strong>osofica ha <strong>il</strong> proprio banco di prova più autentico. Si può tuttavia dire che, anche in<br />

questi casi di conversioni dovute a un’esperienza esistenziale drammatica, l’esperienza in questione può<br />

essere interpretata come esperienza religiosa solamente a posteriori, cioè alla luce della fede generatasi in<br />

essa.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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