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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

prospettiva, l’esperienza religiosa svolge <strong>il</strong> ruolo di fornire i fondamenti immediati della<br />

credenza in Dio, nel senso di condizioni e circostanze che suscitano e garantiscono quella<br />

credenza; nella seconda, essa offre piuttosto le evidenze, nel senso di credenziali<br />

proposizionali, per la credenza religiosa come base per un argomento teistico, nel senso<br />

che l’occorrenza di esperienze religiose costituisce un’evidenza della realtà divina. Nella<br />

prima prospettiva l’esperienza religiosa può essere una fonte di credenze su Dio<br />

immediatamente garantite, mentre nella seconda <strong>il</strong> fatto che si diano esperienze religiose<br />

può costituire almeno un’evidenza prima facie per certe credenze teistiche 5 .<br />

Nella prima direzione l’interesse per l’esperienza religiosa nasce dalla considerazione che<br />

la fede può disporre di garanzia epistemica non tramite un argomento, compreso quindi <strong>il</strong><br />

cosiddetto argomento dall’esperienza religiosa, ma in virtù dell’esperienza religiosa stessa.<br />

In questo senso, per Plantinga, ad esempio, le esperienze coinvolte nelle operazioni del<br />

sensus divinitatis non servono come premesse per un’inferenza argomentativa, ma come<br />

occasioni per la credenza teistica 6 . L’esperienza religiosa può essere <strong>il</strong> fondamento non<br />

inferenziale per la credenza in Dio. Le credenze formate sulla base dell’esperienza<br />

posseggono una credib<strong>il</strong>ità prima facie in virtù della loro origine, quel tipo di credib<strong>il</strong>ità<br />

senza la quale non avremmo alcuna ragione sufficiente di affidarci ad alcuna fonte<br />

esperienziale di credenza. In particolare, l’esperienza mistica autentica può essere una<br />

fonte della conoscenza di Dio 7 . In Perceiving God (1991), che Wolterstorff considera lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo più profondo, rigoroso ed elaborato dell’epistemologia religiosa all’interno della<br />

tradizione antievidenzialistica 8 , W<strong>il</strong>liam P. Alston non solo esplora la tesi secondo cui<br />

l’esperienza, o la percezione, di Dio svolge un ruolo epistemico analogo a quello svolto<br />

dalla percezione sensib<strong>il</strong>e riguardo alle credenze sul mondo fisico, ma la difende contro<br />

tutte le principali obiezioni (osservando che queste sottopongono l’esperienza religiosa a<br />

criteri non appropriati, specialmente in quanto dipendono dall’uso ingiustificato di un<br />

doppio criterio di valutazione o riflettono un arbitrario «sciovinismo epistemologico»).<br />

Questo modo di affrontare <strong>il</strong> tema esperienziale si discosta dalle tradizionali formulazioni<br />

dell’argomento dall’esperienza religiosa (la prova che l’esistenza di Dio offre la migliore<br />

spiegazione dei fatti concernenti l’esperienza religiosa o che è possib<strong>il</strong>e da questi inferire<br />

la realtà divina). Il suo scopo è di mostrare che la pratica dell’esperienza religiosa, e<br />

cristiana in particolare, è attendib<strong>il</strong>e ed è quindi di per sé fonte di giustificazione per le<br />

credenze che produce 9 .<br />

5<br />

M. Sudduth, “The Contribution of Religious Experience to Dogmatic Theology”, in Analytic Theology. New<br />

Essays in the Ph<strong>il</strong>osophy of Theology, a cura di O. Crisp & M. Rea, Oxford University Press, Oxford 2009, pp.<br />

214-232 (in particolare pp. 225-226).<br />

6<br />

A. Plantinga, Warranted Christian Belief, Oxford University Press, Oxford 2000, pp. 136, 328, 330.<br />

7<br />

W.P. Alston, “God and Religious Experience”, in Ph<strong>il</strong>osophy of Religion. A Guide to the Subject, a cura di B.<br />

Davies, Cassell, London 1998, pp. 65-69.<br />

8<br />

N. Wolterstorff, Divine Discourse, Cambridge University Press, Cambridge 1995, pp. 13-14.<br />

9<br />

W.P. Alston, Perceiving God cit., pp. 1 sgg., 14 sgg., 54, 67 sgg., 82 sgg., 144 sgg., 153 sgg., 165, 184,<br />

194-195, 199, 211, 218 sgg., 223, 234-235, 289. Cfr. anche W.P. Alston, “The Autonomy of Religious<br />

Experience”, International Journal for Ph<strong>il</strong>osophy of Religion, XXXI, 1992, pp. 67-87; W.P. Alston, “Taking the<br />

Curse Off Language-Games: A Realistic Account of Doxastic Practices”, in Ph<strong>il</strong>osophy and the Grammar of<br />

Religious Belief, a cura di T. Tessin & M. Von der Ruhr, Macm<strong>il</strong>lan, London-New York 1995, pp. 16-47; W.P.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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