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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
l’esperienza religiosa come <strong>il</strong> suo prender forma. È <strong>il</strong> rapporto che si pone tra ph<strong>il</strong>osophia<br />
generalis, o metaphysica, e ph<strong>il</strong>osophia specialis appunto nel sistema wolffiano criticato<br />
da Kant, ma ripreso architettonicamente dallo stesso Kant per organizzare la disciplina del<br />
suo sistema trascendentale. Tale connessione è tipica più in generale della forma<br />
argomentativa dei trattati di f<strong>il</strong>osofia da Aristotele in poi, cui rimandano anche le<br />
denominazioni di materia e forma come coppia di complementarietà opposte.<br />
Nella modernità sorge <strong>il</strong> conflitto dirompente dopo <strong>il</strong> tentativo tomista e poi francescano di<br />
conc<strong>il</strong>iazione tra f<strong>il</strong>osofia e teologia, tra scienza f<strong>il</strong>osofica pratica e metafisica degli<br />
universali. Tali scienze f<strong>il</strong>osofiche si mostrano insufficienti a contenere le forme molteplici<br />
di esperienza del divino167 e le nuove sensib<strong>il</strong>ità che da queste si irradiano sull’arte e sulla<br />
forma mentis stessa dell’uomo moderno: <strong>il</strong> conflitto nasce dalla pretesa della f<strong>il</strong>osofia, in<br />
diverse forme, di essere l’unica via per <strong>il</strong> possesso della verità. Tale pretesa raggiunge <strong>il</strong><br />
suo culmine nella f<strong>il</strong>osofia che si comprende come metafisica nei sistemi del razionalismo<br />
metafisico moderno, più ancora che nella religione. Diversi autori continuano a voler<br />
intendere <strong>il</strong> depositum rivelato come dogmatica, e quindi a considerare la definizione<br />
dogmatica di questo deposito come una determinazione escludente.<br />
Mi sembra un problema analogo alla contemporanea discussione sul contenuto non<br />
concettuale, discussione ancora in corso tra i f<strong>il</strong>osofi di lingua inglese. La capacità<br />
concettuale è infatti equivalente alla capacità di determinare un contenuto, e per questo<br />
motivo senza la capacità di determinare (o la capacità concettuale) non si avrebbe una<br />
percezione interna dello scorrere delle unità del tempo. Si avrebbe la percezione più volte<br />
discussa dai f<strong>il</strong>osofi dello “scorrere” del tempo in generale, che si può anche attribuire a<br />
chi non è dotato di spontaneità. Tuttavia la percezione di unità determinate di tempo è la<br />
prima applicazione della concettualità determinante alla forme pure a priori<br />
dell’esperienza. È quindi <strong>il</strong> primo contatto tra lo spazio delle ragioni e la descrizione<br />
trascendentale della forma del contenuto soprasensib<strong>il</strong>e. È <strong>il</strong> primo contatto nel senso che<br />
non vi è alcuna temporalità senza presupporre questo primo contatto. Il mondo empirico<br />
è indipendente dal soggetto cosciente, ma non dal fatto del suo operare determinante.<br />
Per <strong>il</strong> soggetto determinante <strong>il</strong> mondo empirico è indipendente dal suo operare, per <strong>il</strong><br />
soggetto che si riflette nella sua attività determinante <strong>il</strong> mondo empirico non è più<br />
indipendente in quanto non vi è nulla di percepib<strong>il</strong>e che non sia discreto, cioè<br />
determinab<strong>il</strong>e, e solo la capacità spontanea di determinare/concettualizzare rende capace<br />
<strong>il</strong> soggetto di far sussistere per sé qualcosa di determinato 168 .<br />
167 Sulla tematica della pluralità delle forme dell’esperienza religiosa rimandiamo al numero della rivista<br />
F<strong>il</strong>osofia e Teologia, 1, 1994 dal titolo Esperienza religiosa. Forme e figure.<br />
168 Per questo motivo sembra anche discutib<strong>il</strong>e affermare, come fa John McDowell, che «Kant comes within a<br />
whisker of a satisfactory escape from the osc<strong>il</strong>lation. He points the way to undermining the central confusion<br />
in the Myth of the Given. According to the Myth of the Given, the obligation to be responsibly alive to the<br />
dictates of reason lapses when we come to the ultimate points of contact between thinking and reality; the<br />
Given is a brute effect of the world, not something justified by it. But in fact the obligation must be in force all<br />
the wayout to reality», in Mind and World, Harvard University Press, Cambridge (Mass.)-London 1994, p 42.<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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