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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

L’ESPERIENZA RELIGIOSA, FRA TRASCENDENTALITÀ E STORICITÀ<br />

(FRA PRESENZA E CONTENUTO)<br />

Francesco Ferrari<br />

L’espressione “esperienza religiosa” suona immediatamente schleiermacheriana. Il<br />

paradosso, pare quasi superfluo ricordarlo, è che essa non compaia nelle Reden, dove<br />

però quella “intuizione e sentimento dell'infinito”, quella Frömmigkeit, incarnano qualcosa<br />

di profondamente consonante con l’Erlebnis propria del Religiöse: ovvero, l’affermazione<br />

che, ad un secolo di distanza dal pensatore di Breslavia, prima ancora che religione si<br />

abbia religiosità, e la religiosità (o meglio, <strong>il</strong> religioso) appartenga ad ogni uomo in<br />

quanto, nel sintagma del f<strong>il</strong>osofo genovese Alberto Caracciolo, «struttura e modo<br />

autonomo della coscienza».<br />

La religiosità – sarà tesi centrale anche in diversi saggi di Georg Simmel – procede<br />

indissociab<strong>il</strong>mente con la religione; è propria dell’uomo in quanto tale, qualità inalienab<strong>il</strong>e<br />

del soggetto, <strong>il</strong> che non implica, si badi bene, veloci soggettivismi e relativismi, bensì <strong>il</strong><br />

primato della coscienza individuale su ogni forma di autorità e di eterodirezione. In questo<br />

senso, proprio gli allievi del succitato Caracciolo hanno rinvenuto un paradigma<br />

ermeneutico capace di innervare l’età moderna e di giungere fino alla nostra tarda<br />

modernità: è quello che esprime la possib<strong>il</strong>ità di un pensiero religioso liberale.<br />

È un equ<strong>il</strong>ibrio sott<strong>il</strong>e quello che traccia una sim<strong>il</strong>e posizione dell’esperienza religiosa:<br />

come può infatti Schleiermacher non aprire le porte a Feuerbach? In altre parole: come<br />

può un tale primato della coscienza non rovesciarsi in un “rappresentazionismo” dalle<br />

tonalità psicologistiche? Occorre ripensare luoghi quali <strong>il</strong> congedo del Viandante cherubico<br />

di Angelo S<strong>il</strong>esio: «Amico, basta oramai. Se vuoi leggere ancora, va’ e diventa tu stesso la<br />

Scrittura e l’Essenza!», piuttosto che l’affermazione schleiermacheriana: «non è chi crede<br />

a una Scrittura sacra che ha religione, ma chi non ne ha bisogno e potrebbe farne una lui<br />

stesso», per intuire (per una comprensione articolata, non basterebbero di certo questi<br />

rapsodici cenni) la portata di tale discorso.<br />

Certamente una posizione di questo tipo non può essere indulgente nei confronti di una<br />

passiva adesione ad un confessionalismo, ad una fruizione non critica della tradizione,<br />

soprattutto in un’epoca come la nostra dove, se ci atteniamo alla distinzione di Weber e di<br />

Troeltsch, potremmo dire che – ci sia lecito <strong>il</strong> paradosso – piuttosto che nascere in una<br />

chiesa si sceglie di entrare in essa, sicché la chiesa si è fatta setta, poiché non si nasce<br />

più già inseriti nel communis di valori di una communitas, ma occorre attuarne una ricostruzione,<br />

un recupero. Il nich<strong>il</strong>ismo può significare forse anche questo: dissolvimento<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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