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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
con più fedeltà e ampiezza del moderno termine psicologico “subcoscienza” – l’originario,<br />
<strong>il</strong> sentire irriducib<strong>il</strong>e, primario, dell’uomo nella sua vita, la sua condizione di vivente» 207 . Il<br />
sacro si situa dunque all’origine della vita, è <strong>il</strong> “luogo non luogo” 208 in cui noi affondiamo<br />
le nostre radici. È dunque impossib<strong>il</strong>e sganciarsi dal sacro perché, per quanto nella lunga<br />
storia del pensiero, ci sia sempre stato <strong>il</strong> tentativo di secolarizzare e profanare <strong>il</strong> sacro, di<br />
liberarsi totalmente da esso, esso sempre si ribella, riemergendo in forme sempre nuove e<br />
diverse. La dimensione del sacro è onnicontenente, è quest’indefinito e indefinib<strong>il</strong>e fondo<br />
ultimo placentare da cui ogni cosa si origina. In tal senso esso precede le cose stesse, è la<br />
vita con <strong>il</strong> suo carico di mistero che si irradia a partire da questo fondo tenebroso.<br />
Non è sempre fac<strong>il</strong>e afferrare in tutta la sua portata cosa possa significare <strong>il</strong> sacro per<br />
María Zambrano. Per coglierne tutta la valenza, la potenza e la polisemanticità occorre un<br />
atto previo: non divorziare dalla vita con interstizi difensivi d’astrazione. Con fughe nella<br />
presuntosa razionalità autoreferenziale. Infatti <strong>il</strong> sacro è ciò in cui la vita si radica, si<br />
immette, anzi, esso, ancor più precisamente, è addirittura “consustanziale” con la vita<br />
umana. Ogni vita sarà sempre attaccata a quella «oscura placenta» 209 che è <strong>il</strong> sacro nella<br />
sua dimensione insopprimib<strong>il</strong>mente umbrat<strong>il</strong>e, mai totalmente rischiarab<strong>il</strong>e. Il sacro «non<br />
si manifesta quindi da un giorno all’altro. [...] È <strong>il</strong> fondo oscuro: segreto e inaccessib<strong>il</strong>e. È<br />
l’arcano» 210 . Esso è la realtà originaria, primigenia, precedente ad ogni forma di<br />
<strong>il</strong>luminazione teo-logica da parte dell’uomo od anche ad ogni suo dubbio a-teo. Teologie e<br />
ateismi si giocano infatti sempre al di fuori del territorio del sacro o meglio non possono<br />
né completamente appropriarsene (le teologie con le loro teogonie) né eradicarlo e<br />
distruggerlo (gli a-teismi). Scrive infatti Zambrano: «La realtà, così come si presenta<br />
nell’uomo che non ha dubitato [nell’uomo che non è a-theós], nell’uomo che non ha<br />
ancora preso coscienza e, prima ancora, nell’uomo più prossimo alla condizione originaria,<br />
nella quale crea e inventa gli dèi [nell’uomo non ancora compiutamente theólogos e<br />
dunque in prossimità dell’originario], quella realtà non è un attributo né una qualità<br />
pertinente solo a certe cose: quella realtà è qualcosa di anteriore alle cose, è una<br />
irradiazione della vita emanata da un fondo di mistero; è la realtà occulta, nascosta;<br />
corrisponde, insomma, a quel che oggi chiamiamo “sacro”. La realtà è <strong>il</strong> sacro e soltanto <strong>il</strong><br />
sacro la possiede e la concede. Il resto le appartiene 211 ». Il sacro appare quindi con la<br />
qualità di un qualcosa che è «padrone e possessore» 212 insieme. L’esperienza originaria<br />
del sacro si qualifica entro questa logica d’umana e radicale espropriazione: in principio<br />
l’uomo sperimenta <strong>il</strong> sacro assoluto: un’entità che è tutto e ha tutto. L’unica anomalia è<br />
proprio l’uomo, che sente, al tempo stesso, di appartenere al sacro e di esserne estraneo.<br />
La percezione della propria estraneità lo fa sentire destinato alla persecuzione,<br />
“meritevole” di sventura. Invece <strong>il</strong> sacro, l’Origine, è <strong>il</strong> proprietario unico della realtà. Il<br />
207<br />
M. Zambrano, L’uomo e <strong>il</strong> divino cit., p. 159.<br />
208<br />
Cfr. M. Zambrano, “Quasi un’autobiografia cit.”, p. 131: «Il sacro non si manifesta mai interamente, e<br />
soprattutto in relazione a un luogo».<br />
209<br />
M. Zambrano, L’uomo e <strong>il</strong> divino cit., p. 49.<br />
210<br />
Ibid, p. 215.<br />
211<br />
Ibid, p. 28. Il corsivo è nostro.<br />
212 Ibid., p. 29.<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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