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Vol. 1 ‐ Anno 2012 ‐ Numero 1 Quale esperienza per la f<strong>il</strong>osofia della religione? <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
passo, esso raggiunge un punto dopo l’altro e anima <strong>il</strong> Tutto». Si può anche dire che la<br />
rivelazione è <strong>il</strong> luogo in cui l’io fa esperienza di una realtà alla quale l’io è essenzialmente<br />
orientato appunto in quanto eccede la libertà e le offre <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e di un’altra misura. Una<br />
misura che non è «orpello accessorio, bensì essenza». Non semplicemente una parola che<br />
significa che qualcosa di sensib<strong>il</strong>e è “trasportato” nell’ordine spirituale, ma natura sensib<strong>il</strong>e<br />
«piena fino all’orlo del suo sovrasenso divino» 372 .<br />
La Stella della redenzione appare nel 1921 e i tre volumi della Disputation di Hans<br />
Ehrenberg escono fra <strong>il</strong> 1923 e <strong>il</strong> 1925. Un anno più tardi Jean Héring pubblica a Parigi<br />
Phénoménologie et ph<strong>il</strong>osophie religieuse. Etude sur la théorie de la Connaisance<br />
religieuse, appunto con l’esplicito obiettivo di «studiare i contributi che <strong>il</strong> movimento<br />
fenomenologico ha dato allo sv<strong>il</strong>uppo della f<strong>il</strong>osofia religiosa» 373 . Lo spazio di una f<strong>il</strong>osofia<br />
della rivelazione, pur nella evidente differenza di approccio e prospettive, è delineato in<br />
modo convergente rispetto alla conclusione di Rosenzweig. Il punto di partenza è sempre<br />
Kant e proprio in considerazione del suo ruolo cruciale nel passaggio dalla teologia<br />
naturale del diciottesimo secolo, ancora impegnata nello studio della divinità attraverso la<br />
contemplazione estetica e lo studio teleologico della natura, alla «nuova teologia<br />
naturale» che trova nella ragione pratica e dunque in una f<strong>il</strong>osofia dell’universalità del<br />
relegere-religare la traduzione dell’antica idea di lumen naturale coerente con la centralità<br />
della libertà dell’uomo 374 . Si riconoscono, a partire da Kant, una distinzione feconda e un<br />
rischio. La prima coincide con l’intuizione che Max Scheler affida al suo saggio su L’eterno<br />
nell’uomo, anch’esso pubblicato nel 1921. L’intenzione essenziale della religione e della<br />
metafisica è diversa, perché la prima si orienta al problema del senso e del valore, della<br />
redenzione, per dirla in termini rosenzweighiani, mentre la seconda rimane concentrata<br />
sulla questione del fondamento della realtà 375 . Il rischio è che proprio «<strong>il</strong> timore di attirare<br />
sulla religione i fulmini dello stesso criticismo che aveva appena ridotto in cenere<br />
cosmologia, psicologia e teologia razionali» possa sfociare nella rinuncia appunto alla<br />
f<strong>il</strong>osofia della religione come rinuncia ad ogni riflessione su di essa. Schleiermacher è<br />
l’autore nel quale si può ritrovare con tutta evidenza questa difficoltà: la fenomenologia<br />
«si colloca senza esitazioni dalla parte dei teologi che proclamano l’autonomia della<br />
religione rispetto al pensiero scientifico» e, poiché questa è la preoccupazione che domina<br />
la f<strong>il</strong>osofia di Schleiermacher, si può senza dubbio dire che <strong>il</strong> movimento fenomenologico è<br />
«<strong>il</strong> difensore e l’erede di tale indipendenza». D’altra parte, questo movimento non userà lo<br />
stesso mezzo brutale, cioè «la negazione dogmatica o almeno <strong>il</strong> sospetto nei confronti<br />
degli elementi intellettuali o teorici della religione» 376 . Si tratta allora di pensare un<br />
372 Ibid,. pp. 175-176 e 215.<br />
373 J. Héring, Phénoménologie et ph<strong>il</strong>osophie religieuse. Etude sur la théorie de la Connaisance religieuse,<br />
Imprimerie Alsacienne, Strasbourg 1925; Alcan, Paris 1926; trad. di G. Di Salvatore, Fenomenologia e<br />
religione. Studio sulla teoria della conoscenza religiosa, Edizioni <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong>, Verona<br />
2010, p. 75.<br />
374 Ibid., pp. 84-85.<br />
375 M. Scheler, Vom Ewigen im Menschen, Der neue Geist, Leipzig 1921; trad. di P. Premoli De Marchi,<br />
L’eterno nell’uomo, Bompiani, M<strong>il</strong>ano 2009.<br />
376 J. Héring, Fenomenologia e religione cit., pp. 85 e 175.<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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