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La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet

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Approfondimento 4.1<br />

LE POLITICHE PER I GIOVANI DURANTE LA CRISI: UN CONFRONTO<br />

INTERNAZIONALE<br />

Le difficoltà lavorative incontrate d<strong>ai</strong> giovani hanno sollecitato in molti Paesi l’implementazione<br />

di politiche volte a migliorare l’occupabilità dei nuovi entranti nel mercato del<br />

lavoro o a fornire garanzie <strong>ai</strong> giovani disoccupati. <strong>La</strong> stessa Unione Europea attribuisce alla<br />

questione <strong>giovanile</strong> un ruolo di primaria importanza all’interno <strong>della</strong> strategia “Europa 2020”,<br />

che vede tra le sue iniziative FARO “Youth on the move”, un programma volto a ridurre la<br />

disoccupazione <strong>giovanile</strong> e a migliorare le prospettive lavorative dei giovani.<br />

Politiche di questo tipo, attivate già prima <strong>della</strong> <strong>crisi</strong> economica, sono state rafforzate negli<br />

ultimi anni, quando le conseguenze <strong>della</strong> recessione si sono riversate in modo sproporzionato<br />

sulla componente più giovane <strong>della</strong> forza lavoro.<br />

Alcuni Paesi hanno attivato iniziative e programmi specificatamente rivolti <strong>ai</strong> giovani, mentre<br />

in altri questi figurano come gruppo obiettivo all’interno di politiche di più ampio respiro. Una<br />

parte considerevole delle iniziative relative <strong>ai</strong> giovani riguardano il sistema di istruzione e<br />

formazione e sono volte a migliorare la transizione scuola-lavoro (favorendo l’apprendistato<br />

e i tirocini), mentre altre rientrano nell’ambito <strong>della</strong> politiche attive e si rivolgono a specifiche<br />

categorie di giovani (es. disoccupati da oltre un anno, neodiplomati/laureati, ecc.) o alla loro<br />

totalità. <strong>La</strong> maggior parte dei Paesi dispone di misure di sostegno all’imprenditoria <strong>giovanile</strong>,<br />

che prevedono sussidi, finanziamenti agevolati e attività di formazione; lo stesso vale per i<br />

sussidi e/o gli sgravi contributivi per l’assunzione di (alcune categorie di) giovani, che riguardano<br />

quasi tutti i Paesi europei.<br />

Per chiarezza espositiva, si raggruppano di seguito le politiche per l’occupazione <strong>giovanile</strong><br />

in 4 macro-ambiti, all’interno dei quali sono citate le politiche nazionali più interessanti a<br />

livello internazionale.<br />

Misure per favorire la transizione scuola-lavoro<br />

<strong>La</strong> transizione scuola-lavoro è problematica in numerosi Paesi, ma assume caratteri preoccupanti<br />

soprattutto nei contesti in cui vige il modello sequenziale (ovvero “study first, then<br />

work”), che garantisce performance occupazionali peggiori rispetto <strong>ai</strong> modelli “study while<br />

working”, tipici dei Paesi anglosassoni, e di quelli basati sull’apprendistato professionalizzante<br />

presenti in Germania, Austria e Svizzera. <strong>La</strong> maggior parte delle iniziative nazionali<br />

volte ad affrontare la questione <strong>della</strong> transizione verso il mondo del lavoro ha l’obiettivo di<br />

migliorare l’occupabilità dei giovani, fornendo loro le skills concretamente richieste dal<br />

mondo produttivo. Rientrano, quindi, in questo ambito sia le politiche di potenziamento<br />

dell’apprendistato che quelle di stimolo alle esperienze di tirocinio.<br />

Tra le prime, sono molto frequenti quelle volte a stimolare l’assunzione di giovani con contratto<br />

di apprendistato, al fine di contrastare la tendenza alla riduzione del numero di apprendisti<br />

registrata di recente in alcuni Paesi. In Francia ad esempio, il “Piano di emergenza<br />

per l’occupazione” prevede sia incentivi attivi che passivi all’assunzione di apprendisti, che<br />

si concretizzano da un lato in un’esenzione contributiva annuale per le aziende che assumono<br />

apprendisti (misura “zero contribuzione”), dall’altro in una penalizzazione monetaria<br />

per le imprese oltre i 250 addetti che non assumono una quota sufficiente di apprendisti.<br />

Negli anni di <strong>crisi</strong> economica altri Paesi sono intervenuti introducendo misure per la riallocazione<br />

degli apprendisti già avviati, ma rimasti senza un posto di lavoro. È questo il caso<br />

dell’Irlanda, che fornisce loro la possibilità di frequentare un programma di formazione certificata<br />

presso un istituto di tecnologia e di completare il percorso di apprendistato in azienda<br />

in un secondo momento; <strong>della</strong> Germania, che ha introdotto un bonus per la ri-assunzione di<br />

apprendisti il cui periodo di formazione è stato interrotto a causa <strong>della</strong> cessazione<br />

dell’attività dell’azienda; dell’Austria, promotrice del programma di formazione sovra-aziendale<br />

(supra-company tr<strong>ai</strong>ning programme), legalmente riconosciuto come equivalente al re-<br />

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