La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet
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spesso ricondotto questa espansione alla domanda proveniente dal sistema occupazionale:<br />
la diffusione di occupazioni impiegatizie, associata alla nascita di grandi imprese burocratiche<br />
e all’espansione delle amministrazioni pubbliche, avrebbe richiesto lavoratori dotati di<br />
un’istruzione generale avanzata, ma orientata in modo diverso dalla tradizionale preparazione<br />
di élite, finalizzata all’accesso all’università. In realtà, l’espansione <strong>della</strong> scuola secondaria<br />
ha preceduto di almeno un p<strong>ai</strong>o di decenni l’espansione delle occupazioni<br />
impiegatizie. Negli Stati Uniti non sono m<strong>ai</strong> esistiti rapporti sistematici tra scuola e mercato<br />
del lavoro, né del tipo tedesco né del tipo giapponese. Il rapporto tra scuole e aziende è un<br />
rapporto di mercato, dove ciascuno dei due attori fa il proprio interesse a breve, senza alcun<br />
vincolo istituzionale. Nelle aziende manifatturiere americane la formazione avviene tradizionalmente<br />
on the job, e le modalità con cui è nata la moderna classe lavoratrice americana,<br />
costituita da successive ondate di immigrati, hanno reso impossibile il mantenimento delle<br />
tradizioni artigianali e corporative, come invece accaduto in Germania. Il sistema scolastico<br />
si è sviluppato in modo decentrato, spinto dalla competizione di status tra famiglie, comunità<br />
e gruppi etnici. Questo decentramento avrebbe potuto favorire rapporti locali sul modello<br />
giapponese, ma questo non è accaduto: per le aziende è stato più conveniente cercare di<br />
minimizzare la loro dipendenza dal lavoro, investendo in tecnologia e lasciando che <strong>della</strong><br />
formazione, anche tecnico-professionale, si occupasse la scuola (Culpepper e Thelen,<br />
2008). L’alta flessibilità del mercato del lavoro ha disincentivato l’investimento in formazione<br />
specifica, per cui il sistema scolastico ha in generale privilegiato i curricula generalistici e<br />
accademici, anche nei percorsi meno prestigiosi quali i community colleges (scuole post-secondarie<br />
di durata solitamente biennale, di norma pubbliche, che si rivolgono <strong>ai</strong> meno bravi<br />
e motivati tra gli studenti del liceo). L’orientamento accademico <strong>della</strong> scuola superiore favorisce<br />
le università, che in questo modo dispongono di un bacino di reclutamento molto più<br />
ampio di quanto accade in presenza di nessi istituzionali tra scuola e aziende. Oltre a questo,<br />
altre caratteristiche del sistema scolastico americano favoriscono la strategia di gestione<br />
aziendale orientata all’”innovazione radicale” grazie alla quale l’industria degli Stati<br />
Uniti, orm<strong>ai</strong> interamente delocalizzata nelle sue componenti mature, continua a essere altamente<br />
competitiva in alcuni settori ad alta tecnologia come l’informatica, i sistemi d’arma,<br />
il trasporto aereo, le biotecnologie (Soskice, 1999; Estevez-Abe, Iversen e Soskice, 2001).<br />
Diversamente da quanto accade in Europa, dove fino all’università gli studenti vengono inseriti<br />
in percorsi scolastici molto poco o per niente flessibili, le scuole superiori americane<br />
presentano curricula molto flessibili, dove agli studenti è lasciata ampia libertà di costruire il<br />
proprio percorso. Questo favorisce la capacità di prendere decisioni strategiche, e costringe<br />
anche a fare i conti con le complicazioni burocratiche del sistema: tutte qualità che <strong>ai</strong>utano<br />
gli studenti, una volta diplomati, a muoversi in un mercato del lavoro volatile ed esigente. Le<br />
scuole hanno inoltre ampia autonomia nella costruzione del curriculum, cosa che facilita<br />
l’innovazione: in questo modo le scuole secondarie americane hanno potuto introdurre lo<br />
studio e l’applicazione delle tecnologie informatiche molto più velocemente di quanto sia accaduto<br />
in Europa, dove le innovazioni curriculari vengono decise al centro del sistema e<br />
coinvolgono molti più attori, con l’ovvio rallentamento del processo decisionale che ne consegue<br />
(Soskice, 1993). Anche la presenza di università di élite, che attraggono dall’estero<br />
tanto quanto dall’interno, favorisce l’accumulazione di capitale umano di alto livello necessaria<br />
per strategie produttive di innovazione radicale. Rispetto alla tipologia proposta in apertura<br />
di sezione, la formazione di competenze negli Stati Uniti è orientata alla ridondanza nei<br />
segmenti alti del sistema formativo e, corrispondentemente, del mercato del lavoro. A questi<br />
livelli, in effetti, non solo vengono prodotte più competenze di quelle immediatamente necessarie<br />
al sistema delle imprese, ma sono anche presenti rapporti istituzionali tra scuole e<br />
mercato del lavoro: le reti che collegano le più importanti business schools con il vertice<br />
delle maggiori aziende sono l’esempio più classico di quello che negli Stati Uniti viene<br />
chiamato old boys network (Simon e Warner, 1992), la “rete dei ragazzi” attraverso la quale<br />
vengono allocati i migliori posti di lavoro disponibili sul mercato. Ai livelli più bassi, invece, la<br />
formazione di competenze è orientata all’appropriatezza. Di qui la forte segmentazione<br />
dell’industria americana e la sua tendenza a concentrarsi sui settori ad alta tecnologia,<br />
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