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La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet

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donne nei livelli di studio più elevati 19 e con il rafforzamento <strong>della</strong> partecipazione<br />

femminile al mercato del lavoro, che si fonda sempre più spesso su modelli di inserimento<br />

svincolati d<strong>ai</strong> tradizionali profili di genere 20 .<br />

Tabella 2.23<br />

INCIDENZA DEGLI WORKING POORS TRA I DIPENDENTI FULL-TIME PER GENERE E FASCIA D’ETÀ. TOSCANA. 2011<br />

Valori %<br />

Under 34 Over 35<br />

Maschi Femmine Maschi Femmine<br />

Reddito inferiore al 60% mediana 6,1 8,7 2,3 5,6<br />

Reddito inferiore a 1.000 euro 22,0 29,1 7,0 18,4<br />

Fonte: elaborazioni IRPET su dati ISTAT, Forze di <strong>La</strong>voro<br />

… ma la laurea non<br />

riassorbe più lo<br />

svantaggio di genere<br />

Il titolo di studio, soprattutto quello terziario, costituisce un buon predittore<br />

delle prospettive di carriera, e quindi anche di reddito, degli individui. L’analisi dei<br />

redditi dei dipendenti con più di 35 anni, infatti, dimostra che esiste una relazione<br />

inversa tra il titolo di studio e la probabilità di avere un reddito inferiore al 60%<br />

<strong>della</strong> mediana, anche negli anni di <strong>crisi</strong>; la relazione assume forza soprattutto tra le<br />

lavoratrici, riducendo il gap di genere fino ad annullarlo nella classe delle dipendenti<br />

laureate (la probabilità di appartenere alla classe degli working poors è infatti<br />

del 3% tra gli uomini e tra le donne). Anche nella coorte dei dipendenti giovani la<br />

relazione tra il titolo di studio e il reddito assume segno positivo, senza tuttavia abbattere<br />

lo squilibrio di genere che grava sulle giovani donne: la probabilità di essere<br />

un lavoratore “povero” è per le donne circa il doppio degli uomini, a prescindere<br />

dal titolo di studio posseduto. Il fatto che le giovani donne siano più istruite,<br />

quindi, riduce complessivamente la probabilità di essere una working poor, ma non<br />

lo svantaggio retributivo che le separa d<strong>ai</strong> colleghi maschi con lo stesso livello di<br />

istruzione.<br />

Tabella 2.24<br />

INCIDENZA DEGLI WORKING POORS TRA I DIPENDENTI FULL-TIME PER FASCIA D’ETÀ, GENERE E TITOLO DI<br />

STUDIO. CENTRO ITALIA. 2011<br />

Valori %<br />

Obbligo Diploma <strong>La</strong>urea<br />

Under 34, di cui:<br />

Maschi 9,9 6,9 4,8<br />

Femmine 19,8 12,8 9,7<br />

Over 35, di cui:<br />

Maschi 4,3 2,8 2,6<br />

Femmine 15,2 6,8 2,9<br />

Fonte: elaborazioni IRPET su dati ISTAT, Forze di <strong>La</strong>voro<br />

19 Nel 2011 in Toscana l’incidenza delle giovani donne con titolo di studio terziario (dalla laurea triennale fino al<br />

dottorato di ricerca) è del 13% contro il 6% tra gli uomini <strong>della</strong> stessa fascia di età; nel sottoinsieme dei soli occupati<br />

la sproporzione a vantaggio delle giovani donne si amplifica: sono laureate il 21% delle lavoratrici contro il<br />

7% dei lavoratori. Nelle classi di età più adulte, che comprendono tutti coloro che hanno più di 30 anni, le differenze<br />

si stemperano e l’incidenza dei laureati sulla popolazione scende al 12% sia per gli uomini che per le donne,<br />

mentre tra gli occupati permane il noto scollamento di genere per cui l’incidenza delle laureate è del 23% contro il<br />

15% dei laureati; tale evidenza è spiegata dall’effetto esercitato dal titolo di studio sulla propensione delle al lavoro<br />

donne, che spinge le più istruite a misurarsi sul mercato in misura nettamente superiore rispetto a quanto non<br />

avvenga per le coetanee con un livello di istruzione inferiore.<br />

20 Il sorpasso delle giovani donne sul versante dell’istruzione terziaria è una prova dell’emancipazione d<strong>ai</strong> modelli<br />

culturali tradizionali, che relegavano le donne in professioni poco premianti in termini retributivi e ne ostacolavano<br />

la carriera. Va detto, comunque, che quello che si sta compiendo è un confronto di statica comparata: si paragona<br />

la situazione reddituale a due stadi diversi <strong>della</strong> carriera, senza tenere conto delle differenze di composizione<br />

delle due coorti, ma soprattutto senza considerare gli eventi che potrebbero condurre da uno stadio all’altro. Più<br />

concretamente, questi dati non consentono di escludere che la generazione delle giovani donne possa incontrare<br />

ostacoli più penalizzanti nel corso <strong>della</strong> carriera, penalità che potrebbero riportare allo stesso squilibrio rilevato<br />

oggi tra le lavoratrici con più di 35 anni.<br />

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