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La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet

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orare e poi attuare strategie di livello all’altezza dei <strong>tempi</strong>. <strong>La</strong> Regione Toscana da<br />

questo punto di vista ha l’occasione di divenire il pivot del cambiamento anche attraverso<br />

l’adozione di una logica sistemica top-down <strong>della</strong> programmazione e distribuzione<br />

dei fattori produttivi, possibile solo a patto di dotarsi delle capacità<br />

programmatorie necessarie a gestire il processo di trasferimento di risorse, strumenti e<br />

personale, previsto dalla bozza di Accordo tra Stato e Regioni e dalla Legge 42/2009.<br />

Nell’ambito del ragionamento complessivo che sottolinea il ruolo strategico di<br />

una governance regionale forte, dal Focus Group emerge una proposta concreta per<br />

far fronte alla necessità di investire in capitale umano e istruzione in presenza di<br />

una drammatica scarsità di risorse. Si tratta di meccanismi di welfare-mix con incentivi<br />

fiscali per le imprese che investano sulle scuole. Alcuni imprenditori, anche<br />

in coordinamento con altri attori locali pubblici e privati, potrebbero prendersi in<br />

carico l’istituto tecnico locale, il liceo scientifico o l’istituto d’arte e investirvi per<br />

migliorare le strutture, per assistere gli allievi, e al tempo stesso per influenzare il<br />

profilo <strong>della</strong> didattica, in una logica di coordinamento regionale ma anche di attenzione<br />

alle esigenze locali.<br />

All’interno di questo quadro, che coinvolge la capacità di interagire, il coordinamento<br />

e la visione strategica dei principali attori istituzionali (il sistema<br />

dell’istruzione, l’Università, il governo regionale, le rappresentanze delle imprese e<br />

dei lavoratori) è dunque auspicabile affrontare il tema <strong>della</strong> costruzione di un curriculum<br />

locale principalmente, ma non solo, a carattere vocazionale o tecnico-professionale,<br />

da declinare in tutti i canali di insegnamento secondari. In questo, il ruolo<br />

dell’Università, delle agenzie di sviluppo, delle regioni e degli enti locali è molto<br />

importante. Ciò che serve insegnare e apprendere in Toscana non può ragionevolmente<br />

essere deciso al livello <strong>della</strong> Conferenza Stato-Regioni o del MIUR. Occorre<br />

una governance regionale che “si sporchi le mani sul livello locale”, che sia capace<br />

di dialogare con gli operatori, che possa intervenire nel meccanismo di produzione<br />

degli apprendimenti. Le norme attualmente vigenti danno la possibilità alle regioni<br />

di impartire indicazioni curriculari sul 20% del tempo scuola finanziato dallo Stato.<br />

Sino ad oggi la Regione Toscana ha lasciato <strong>ai</strong> singoli istituti l’autonomia di decidere<br />

sulla destinazione di questo tempo scuola. Tuttavia la logica dei “100 fiori<br />

fioriranno” non ha dato i risultati sperati ma ha molto spesso confermato punti di<br />

forza e debolezza dei singoli istituti, fallendo nel qualificare il rapporto tra scuola e<br />

territorio. È dunque opportuno che le regioni assumano la governance rispetto a<br />

questo 20% del tempo scuola che può essere oggetto di un call for proposal che<br />

pieghi in un qualche modo i meccanismi di insegnamento-apprendimento coniugandoli<br />

con le esigenze dello sviluppo a scala regionale e locale. Questo potrebbe<br />

essere un modo molto concreto di riattivare il collegamento tra la scuola e il territorio,<br />

tra la scuola e il mondo del lavoro, tra la scuola e l’impresa.<br />

Tra le competenze “chiave” appare particolarmente suggestivo, per una regione<br />

come la Toscana (caratterizzata da un declino progressivo <strong>della</strong> propensione a fare<br />

impresa, in particolare tra le giovani generazioni), il richiamo all’educazione<br />

all’imprenditorialità. Da questo punto di vista emerge la necessità di studiare a fondo<br />

la letteratura e le policy dell’ambito nordeuropeo, in particolare le riflessioni e le<br />

esperienze danese e olandese 57 .<br />

Finanziare l’istruzione<br />

con meccanismi di<br />

welfare mix<br />

Il “curriculum locale”<br />

per riattivare il<br />

collegamento tra la<br />

scuola e il territorio<br />

L’educazione<br />

all’imprenditorialità<br />

è essenziale per le<br />

nuove generazioni<br />

57 Dalle esperienze nordeuropee emergono chiaramente alcune evidenze:<br />

1. la qualità dell’educazione all’imprenditorialità dipende dall’individuazione e distinzione corretta tra le competenze<br />

specifiche e quelle “trasversali”;<br />

2. sulle competenze specifiche poco si riesce a fare, a ameno che non si riesca a costruire stage e inserimenti in<br />

azienda che supportino l’educazione all’imprenditorialità;<br />

3. sulle competenze trasversali, che sono comunque utili all’imprenditorialità, si riesce a fare molto, ma esse non<br />

danno luogo ad un vantaggio immediato, e non hanno un grande peso se l’educazione all’imprenditorialità<br />

inizia tardi, durante i percorsi di istruzione del ciclo secondario e sugli studenti universitari. I risultati sono invece<br />

eccellenti se l’educazione comincia d<strong>ai</strong> cicli inferiori.<br />

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