ase <strong>della</strong> prassi internazionale dovrebbero invece essere il perno del collocamento e dell’erogazione delle prestazioni. L’ultimo aspetto su cui è necessario compiere degli sforzi riguarda, infine, il potenziamento <strong>della</strong> cultura <strong>della</strong> valutazione per elevare l’efficacia degli intervanti messi in campo. <strong>La</strong> debole tradizione di valutazione d’impatto degli interventi di politica del lavoro rende infatti difficile valutare l’operato dei sistemi decentrati per allocare in modo più efficiente ed efficace le risorse. Il sistema italiano presenta quindi alcune criticità di fondo che ne minano l’efficacia di implementazione e che difficilmente possono essere colmate con interventi al margine. Ma al di là dei singoli aspetti di sostanza, descritti nei particolari all’interno del rapporto, ciò che più penalizza il nostro sistema sembra essere la mancata capacità di rendere efficace un modello di gestione delle politiche del lavoro sulla carta non troppo dissimile a quello dei paesi europei più virtuosi. Più che pensare ad una nuova riforma delle politiche del lavoro, quindi, sembrerebbe opportuno investire innanzitutto sugli strumenti esistenti, superando la frammentarietà degli interventi e delle responsabilità predisposte. 124
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