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La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet

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<strong>La</strong> stabilità<br />

lavorativa è<br />

sempre più un<br />

miraggio<br />

vati. Infatti, sono aumentate le probabilità di sottoinquadramento per i possessori di<br />

titolo secondario, cui sono cominciate a mancare le posizioni intermedie cui tradizionalmente<br />

facevano riferimento, e sono al contrario diminuite le situazioni di<br />

overeducation per i laureati, per i quali si sono aperte posizioni lavorative inesistenti<br />

fino a vent’anni fa. Negli ultimi due decenni, il sottoinquadramento ha inoltre<br />

coinvolto in misura crescente anche gli over 30, sia con titolo secondario che terziario,<br />

così che il gap tra giovani e adulti è rimasto sostanzialmente stabile per i diplomati<br />

e si è drasticamente ridotto per i laureati che, oggi più che in passato,<br />

faticano a raggiungere una posizione coerente con il proprio titolo di studio anche<br />

dopo i 30 anni.<br />

Se dal punto di vista <strong>della</strong> coerenza tra titolo di studio e attività professionale i<br />

destini di giovani e adulti si sono avvicinati negli ultimi vent’anni, l’esatto opposto<br />

può essere detto per la stabilità lavorativa, che oggi appare un miraggio per gran<br />

parte degli under 30. Considerando la sola occupazione dipendente 8 , appare evidente<br />

come, rispetto <strong>ai</strong> primi anni Novanta, la distribuzione dei giovani di oggi sia<br />

più sbilanciata verso i contratti a termine, per effetto di una serie di riforme che<br />

hanno stravolto le condizioni di accesso al mercato del lavoro e scaricato quasi<br />

esclusivamente sulle nuove generazioni i costi <strong>della</strong> flessibilità (Graf. 1.13). Infatti,<br />

gli interventi di liberalizzazione dei contratti atipici, aumentando le tipologie contrattuali<br />

flessibili e ampliandone le possibilità di utilizzo, hanno reso pressoché generalizzato<br />

l’ingresso nel mercato del lavoro attraverso contratti atipici, favorendo<br />

al tempo stesso un aumento <strong>della</strong> permanenza nell’instabilità lavorativa 9 .<br />

Grafico 1.13<br />

GIOVANI (15-29) OCCUPATI DIPENDENTI PER TIPO DI CONTRATTO, TOSCANA. 1993-2011<br />

300.000<br />

250.000<br />

200.000<br />

150.000<br />

100.000<br />

50.000<br />

0<br />

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011<br />

Dipendenti a tempo determinato<br />

Dipendenti a tempo indeterminato<br />

Nota: I Co.Co.Co. e Co.Co.Pro. sono esclusi dall’analisi perché non rilevati prima del 2004.<br />

Fonte: elaborazioni IRPET su dati ISTAT, Forze di <strong>La</strong>voro<br />

In questo modo è aumentato esponenzialmente il gap di stabilità lavorativa tra<br />

giovani e adulti poiché, a fronte di un aumento vertiginoso <strong>della</strong> quota di lavoratori<br />

dipendenti under 30 impiegati con contratti a termine (+29,2 p.p. dal 1993 al 2011),<br />

non si è registrato un incremento altrettanto sostanzioso dell’incidenza del lavoro a<br />

tempo determinato tra gli adulti (+7,1 p.p. dal 1993 al 2011) (Graf. 1.14).<br />

8 Poiché il dato sui Co.Co.Co. e Co.Co.Pro. è disponibile sull’Indagine ISTAT-RCFL solo a partire dal 2004, non<br />

è stato possibile inserire l’informazione in un’analisi di lungo periodo.<br />

9 <strong>La</strong> costruzione di matrici di transizione tra stati occupazionali, resa possibile grazie al quesito retrospettivo relativo<br />

alla <strong>condizione</strong> dell’intervistato l’anno precedente presente nella Rilevazione ISTAT sulle forze lavoro a partire<br />

dal 2004, conferma l’aumento <strong>della</strong> permanenza media in rapporti di lavoro atipici: dal 2004 al 2011 la quota<br />

di lavoratori con contratto non standard che sono rimasti tali a distanza di un anno è passata dal 66% al 79%.<br />

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